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‘Ndrangheta, furto in casa del giornalista Morrone
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di Danilo Sinibaldi

‘Ndrangheta, furto in casa del giornalista Morrone

Ancora una intimidazione, sotto forma di rapina, nei confronti del collega Emiliano Morrone: Tra le 22 e le 23 del 9 settembre sconosciuti si sono introdotti nella sua abitazione di Roma, attraverso una finestra blindata portandosi via un pc fisso, il suo “inseparabile” portatile e una borsa con documenti e appunti. L’episodio è stato prontamente denunciato alla polizia.  

Per chi non lo conoscesse, Emiliano Morrone è un giornalista da sempre impegnato contro la criminalità organizzata. Autore, insieme con Francesco Saverio Alessio, de “La società sparente”, un testo che analizza i rapporti tra ‘Ndrangheta e  politica in Calabria, ha promosso numerose azioni di denuncia in rete e in televisione, facendo nomi e cognomi di boss, ‘ndranghetisti, esponenti politici e imprenditori collusi con la malavita. Alle scorse amministrative, è stato candidato come indipendente, al Consiglio regionale della Calabria nella lista dell’Italia dei Valori.  

“Penso non si tratti di un normale furto - dice Morrone -, perché i ladri si sono impossessati di due computer che contenevano materiale per me importantissimo: file con interviste, testimonianze, ordinanze e vari capitoli di quello che doveva essere il mio prossimo libro di denuncia. Anni di lavoro vanificati in un attimo, con una gravissima violazione alle mie libertà personali; non mi sento più sicuro”.

Ciò che fa riflettere e che preoccupa, perché avvalora i timori di Morrone, è che i “ladri” hanno lasciato un  computer non ancora usato, del valore di oltre 2mila euro: quasi sapessero che non in quegli hard disk non avrebbero trovato nulla di interessante. Tutto fa pensare ad un gesto intimidatorio per tacitare una fonte che dà voce ai tanti, troppi episodi di illegalità che limitano la libertà e la democrazia in molte zone del nostro Mezzogiorno. Ricordiamo che già in passato Emiliano Morrone è stato vittima di minacce puntualmente denunciate alle forze dell’ordine. Evidentemente qualcuno vuole fermare una coscienza critica, una penna scomoda.


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