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Sansonetti disegna i "cerchi" per capire le opposizioni. Napolitano "superstar"
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di REPORTER SENZA RETE

Sansonetti disegna i "cerchi" per capire le opposizioni. Napolitano "superstar"
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  • I TITOLI DEI TG DEL 14 SETTEMBRE 2010 - Sansonetti, che parla sul Tg5 di cerchi per raccontare la costellazione del centrosinistra allargata all’eventualità casiniana, e delle variabili indipendenti di Grillo e Di Pietro, fa davvero venire un cerchio alla testa. Ma ben spiega il quadro dei Tg di questa sera, alla ricerca di una spiegazione su un bipolarismo che, a quanto pare, resta solo negli articoli di una legge elettorale che ha prodotto più gruppi e partiti del proporzionale. Non nel Parlamento, certamente, ma certamente negli “agglomerati” che si stanno formando per  le possibili elezioni anticipate. Non a dicembre, sicuramente, ma forse con l’arrivo della primavera.

    Le aperture, così, sono tutte dedicate alla politica. Tg1 (con Bersani ospite), Tg5 (con Sansonetti cerchionatore), con Tg La7 (con la “chimera” del neogruppo a sostegno del Pdl), con il Tg4 e Tg2 (con il Presidente della Repubblica che guarda con soddisfazione ai pompieri delle elezioni anticipate). E nei titoli di apertura di politica la presenza del discorso di Napolitano a Salerno trova spazio in tutti i tg, eccezion fatta per studio Aperto e per il Tg3.

    Il giornale diretto da Bianca Berlinguer sceglie di mettere come terza notizia la politica e aprire con il mitragliamento del peschereccio italiano ad opera della Corvetta libica. Due i titoli. Nel primo la posizione del Vescovo di Mazara, nel secondo il lavoro di ricucitura di Maroni. Di questa notizia, che è una notizia, non c’è traccia nel Tg4 mentre è nei titoli di Tg2 e Tg La 7 e servizi in tutti gli altri Tg. Tg4 glissa anche sul gruppo fatiscente di Nucara a sostegno della maggioranza Berlusconi. Va segnalato che i Tg ammiragli (Tg1 e Tg5) cominciano sempre 3 minuti prima delle 20, proseguendo l’operazione che tenta di bloccare l’emorragia di ascolti che valorizza la platea del Tg di Mentana. Sul tema prosegue il “giro dei pareri politici” sul binomio Tg1 e Tgla7 tra i politici italiani. Oggi l’Osservatorio ha sentito Giorgio Lainati, vice presidente Pdl della Commissione di Vigilanza Rai. Uno strenuo difensore di Minzolini anche se riconosce l’unicità di Mentana.

    Gli attacchi alle chiese cristiane nel Kashmir sono solo fra i titoli del Tg5
    Da segnalare, sempre sul Tg5, il secondo titolo dedicato al sequestro di beni per 1,5 miliardi di euro ad un imprenditore vicino a Matteo Messina Denaro. Al di là dei cerchi di Sansonetti, la speranza è che sia il cerchio intorno a Messina Denaro a chiudersi con il suo arresto.

    Il Tg3 mette fra i titoli anche l’allarme di Bankitalia per il nuovo record del debito pubblico a Luglio e l’abbassamento delle entrate del fisco nei primi sette mesi dell’anno.  Ma anche la decisione della commissione europea che apre una procedura d’infrazione nei confronti della Francia per l’espulsione dei Rom (titolo anche per La7).

    Buono il servizio del Tg2 sulla vicenda del peschereccio siciliano che riporta il parere della Cei e quello dell’armatore della nave. La vicenda dell’imprenditore di Nola e del suo sequestro lampo è titolo di apertura del Tg di Italia Uno e compare nel sommario di La7 Tg5 e Tg1.  Studio aperto chiude facendo gli interessi di casa. Una foto in copertina ed una lunga intervista a tutto campo a Silvia Toffanin, neo mamma felice ( e moglie di Piersilvio), si prepara a tornare la settimana prossima in TV con il suo Verissimo; in splendida forma parla di maternità, d’amore e di progetti.

    Da  segnalare il nuovo avvio del tg in 60 secondi di mezza sera di Minzolini. Un servizio per lanciarlo, il comunicato del Cdr per stigmatizzarlo, il comunicato dell’azienda per difenderlo. Non sono certo le premesse per un buon inizio.


    Il Commento di Giorgio Lainati, Vice Presidente Pdl Commissione di Vigilanza Rai
    (Intervista di Alberto Baldazzi)

    Onorevole Lainati nella doppia veste di Vice-presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza, ma anche di giornalista, lei come fase del conflitto/contrasto dell’informazione, questa ripresa settembrina che vede sui temi della comunicazione sciabole affilate non meno che sui temi della politica?
    “ La vedo come l’ho vista negli ultimi vent’anni: siamo alle solite, la guerra totale, termonucleare sul terreno dell’informazione è una ineluttabile situazione, inevitabile che sia così”.

    Senta, i fenomeni recenti, recentissimi di questa estate possiamo citarli? Il caso Mentana ed anche il nuovo gorgo di polemiche su Minzolini: come vede questi due elementi?
    “ Guardi, io tra il 91’ ed il 94’ ho lavorato con Enrico Mentana a Canale 5 quando lui era il mio direttore; ho seguito poi il suo lavoro fino al 2004, quando ha lasciato. È stato per più di 12 anni un ottimo direttore del TG 5. Sono sicuro che farà molto bene anche in questa nuova avventura giornalistica ed editoriale; è uno dei migliori giornalisti che abbiamo”.

    A suo giudizio è fisiologico che una casella rimanga semi-vuota, quella del TG LA 7, per parecchi anni, ed ad un certo momento si rianimi con questa forza. Anche questo è un elemento che ci dice che qualcosa che non va c’è nel sistema della comunicazione televisiva.
    “ Ci sono stati dei direttori che hanno preceduto Enrico Mentana a LA 7, solo che a differenza di Mentana, che  - ripeto – è stato giornalista televisivo in RAI al TG 2, è stato dodici anni Direttore del TG 5 che ha condotto per migliaia di edizioni, è stato per quattro anni il curatore di Matrix; cioè, l’immagine televisiva di Mentana è, ovviamente, stranota rispetto ad altri che, probabilmente, non erano mai apparsi in video. Questa notorietà, quindi, gioca un ruolo decisivo, è inutile che ce lo nascondiamo”.

    E nel caso di Minzolini può valere l’ipotesi contraria, cioè lo squalo, il bravissimo giornalista parlamentare che viene lanciato alla direzione della corazzata informativa della RAI e che porta molte critiche e scarsi risultati. Forse è la sua inesperienza televisiva?
    “ Guardi, ci sono molti giornalisti della carta stampata che passano poi ai vertici dei telegiornali con esiti positivi. Io non faccio parte del coro di critica, anche perché la qualità del telegiornale è abbastanza evidente, anche la nuova immagine, il nuovo look che è stato dato allo studio, un rinnovamento dei conduttori; questo è un paese –come vede – dove anche sui conduttori si fanno polemiche politiche: uno che conduce da moltissimi anni un telegiornale non è un senatore a vita. Ci deve pur essere un ricambio, e quello che appartiene ad un ricambio normale viene giocato come un atto di epurazione in alcuni casi. Purtroppo la politica è talmente invasiva che si arriva a questi punti”.

    Questa politica così invasiva è un sine qua non? Lei giustamente rispondeva rispondendo alla mia domanda che è da sempre così: ma sarà per sempre così, a prescindere da questa fase certamente molto agitata in termini politici. I cittadini italiani, specialmente nel segmento della comunicazione pubblica della RAI, non possono aspettarsi una normalità, che invece è assolutamente assente da decenni?
    “ Io non sarei così catastrofista. L’influenza della politica sul servizio pubblico è antica di molti decenni; dicendo questo non voglio dire che sia un qualcosa di salutare, però è inevitabile: in ogni epoca, in ogni stagione politica, c’è stata l’invasione di campo della politica stessa nei confronti dell’invasione delle linee editoriali di vari telegiornali. È purtroppo un po’una caratteristica del servizio pubblico ed è un qualcosa di estremamente difficile da contrastare, le dico con molta franchezza”.

    Tornando all’oggetto delle maggiori critiche, che lei giustamente valuta e giudica in maniera diversa, a Minzolini: la possibile perdita ulteriore degli ascolti del TG 1 potrebbe essere legata soltanto ad una fisiologia del mercato o lei intravede che c’è comunque una dinamica da interpretare su un tipo di giornalismo sempre meno istituzionale e più aggressivo, quello di Minzolini.
    “ Guardi, se un telegiornale deve essere istituzionale senza graffiare sarebbe assolutamente negativo. Ci deve essere, c’è ansi l’opportunità, la libertà del direttore di dare la sua linea editoriale, nei confronti alla quale c’è sempre un confronto con la governante dell’azienda”.


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