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Francia: spot sulla tv pubblica? La riforma puo' attendere
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di Alberto Romagnoli

Francia: spot sulla tv pubblica? La riforma puo' attendere

La televisione pubblica francese manterra' la pubblicita' durante la giornata almeno fino al 2014: l'annuncio arriva dal ministro della cultura Frederic Mitterrand che conferma cosi' le voci - in circolazione da settimane - sul rinvio della riforma annunciata da Nicolas Sarkozy a gennaio del 2008. Riforma che ha iniziato ad essere applicata un anno dopo, con l'abolizione degli spot dalle 20 alle sei del mattino. France television avrebbe dovuto farne a meno anche nel resto della giornata dal novembre 2011. Invece potra' contare sulla pubblicita' (e le relative entrate) per ulteriori due anni. E forse pure oltre. E' probabile - infatti - che si arrivi almeno alla fine del mandato di Remy Pflimin, il presidente del network nominato - meno di due mesi fa - direttamente (e questo e' un altro aspetto della riforma)  dall'Eliseo. Il primo mandato di Sarkozy scadra' nel 2012, tutti (o quasi) sono convinti che si ricandidera', non altrettanti sono sicuri che verra' rieletto, quindi e' ragionevole pensare che la scelta definitiva vada per le lunghe.

    Piu' rapidamente invece dovra' essere definito il rapporto con le televisioni private che - nello spirito iniziale della legge - in cambio delle maggiori entrate pubblicitarie avrebbero dovuto pagare piu' tasse. Sarebbe toccato infatti allo stato colmare il buco di bilancio nelle casse di France television. La crisi economica - che ha costretto i maggiori inserzionisti a stringere i cordoni della borsa - ha evidentemente costretto tutti a rifare i conti. Sia quelli economici che quelli politici.  Non e' un mistero che Sarkozy avrebbe voluto mettere alle redini di France television un suo fedelissimo, proveniente dall'emittenza privata. Per evitare di aprire un altro fronte di polemica alla fine ha optato invece per un manager piu' tradizionale, dai modi piu' garbati anche nei rapporti con i dipendenti. Fra i piu' soddisfatti - dopo l'annuncio di Mitterand - ci sono appunto i sindacati  dell'emittenza pubblica, che temevano - evidentemente - un brusco ridimensionamento degli organici in considerazione delle minore entrate. "E' sempre un pericolo dipendere da un'unica fonte di sostentamento" ha dichiarato il loro portavoce, senza nascondere che l'obiettivo e' di conservare a tempo indeterminato - e non solo per qualche altro anno - la pubblicita'  durante la giornata. Che quest'anno dovrebbe far entrare nelle casse di France television 400 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i proventi del canone, che in Francia nessuno puo' evadere perche' si paga insieme all'equivalente della nostra ici (sullo stesso bollettino).

    Facendo a meno di tutta la pubblicita' - pensava Sarkozy - la tv pubblica sarebbe stata costretta a fare una televisione diversa. Sforzo che - in parte - e' gia' avvenuto, anche perche' il panorama televisivo francese sta attraversando un profonda mutazione, in conseguenza del grande successo delle reti trasmesse sulla Tnt (l'equivalente del nostro digitale terrestre), le quali continuano ad erodere audience (ed inserzionisti) ai canali tradizionali. Per accedere alla maggior parte di questi canali basta dotarsi di una scatoletta che - per trenta euro al mese - garantisce anche l'accesso ad internet e permette di telefonare - a tempo illimitato - in molti paesi.

    Insomma, sul fatto che la tv pubblica francese, come nel resto d'Europa, debba cambiare restano pochi dubbi. Ma la metamorfosi avverra' su tempi piu' lunghi, e con maggiori certezze nei bilanci.

 

 


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