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In principio fu il “metodo Indro”
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di Federico Orlando

In principio fu il “metodo Indro”

Sapremo mercoledì gli effetti del ”metodo Boffo” praticato a Fini. Ma vorrei ricordare, visto che non lo sappiamo più, che esso è figlio del “metodo Indro”, che l'anno prossimo diventa maggiorenne: fu messo a punto e applicato nel 1993, quando il conflitto con Berlusconi diventò irreversibile,  e fu praticato fino al maggio 2001, anno della seconda vittoria elettorale del cavaliere. Montanelli s'era battuto a difesa dell'Ulivo e contro la destra, “la peggiore che abbia mai visto, peggiore anche del fascismo”. Morì, dopo mesi di insulti e minacce, nel luglio 2001. Nessuno s'è ricordato. Voglio ricordarne la vicenda – dal linguaggio ai risultati – per i ragazzi riuniti da Grillo nella Woodstock adriatica.
Ieri  Gian Antonio Stella ha scritto l'intera pagina 25  del Corriere sulla vocazione stercoraria di Sgarbi. Ci racconta di una nuova querela al  “critico” da parte di Travaglio, a cui già deve pagare 30 mila euro per gli insulti rivoltigli in Annozero. Esibitosi a Canale 5 (del suo genio o sregolatezza ora parlerà Raitre, siamo tutti una grande famiglia, come a Corleone), ricadde nella vocazione e definì Travaglio “un pezzo di merda tutto intero”.  Ma Gian Antonio fa lo scoop – l'Italia vive di questo – rivelando la linea difensiva degli avvocati: lo sterco è materiale meraviglioso, origine della fertilità della terra. L'aveva cantato anche De André, “dal letame nascono i fior”. Perciò, non querelate ma ringraziate chi vi chiama “pezzi di m.”, perché vi fa il miglior complimento. Ne prenda atto anche Alberto Granese, che sulla scia di Claudio Magris intitola le sue requisitorie “Volgarità, 'neolingua' dei barbari”: arrogante, indisciplinata, ripetitiva. E richiama Nietzsche, filosofo e filologo, che esaltava  la creatività innovativa precisando: “l'autentica creatività ha come presupposto la disciplina”.
Ne era convinto anche Montanelli, come forse non sanno né Grillo né i giovani fin qui tenuti insieme dai suoi “vaffa”. Glielo raccontiamo noi. Quando, nelle ultime ore della sua direzione al Giornale (10 gennaio 1994),  anche Giorgio Bocca venne a intervistarlo, la prima domanda fu questa: “Hanno chiesto a Saverio Vertone come definirebbe l'informazione che ci ritroviamo. Lui ha risposto: 'malavita organizzata'. Secondo te, da dove è arrivata tutta la ribalderia che ci troviamo in giornali e televisioni?”  E Montanelli: “Fanno a chi urla più forte, a chi fora lo schermo. Noi non urliamo, noi abbiamo la debolezza di evitare la scostumatezza. Le provocazioni di questi signori non mi spaventano, mi spaventa la loro maleducazione. Chi li protegge o li usa per lo spettacolo sembra non aver capito che i buoni costumi sono tutto per una buona società, vengono prima dello Stato, prima delle leggi. Non sanno che senza un buon costume  consolidato e rispettato non si fabbrica socialmente niente”. Sembra un'eco di Nietzsche. Soprattutto, Montanelli sembra non rendersi conto  che  il buoncostume sarebbe stato per Berlusconi il vizio da estirpare negli italiani, perché solo così sarebbe sfuggito ai suoi rigori.
Che cosa aveva scosso il frigido Bocca?  La massa di insulti che, dalle pantomime di Fede alle isterie di Sgarbi, si rovesciava ogni giorno sul Vecchio giornalista: al punto che Lamberto Sechi, direttore dell'Europeo, intitolò la copertina del 22 dicembre 1993 “Un grido da Arcore: Fucilate Montanelli”. Non erano pallottole stercorarie, come per Travaglio, ma piombo: aveva comprato per 500 lire una ragazza in Abissinia, aveva due mogli una a Roma una a Milano, e via. Firmato  Sgarbi, “il re della tv spazzatura”, secondo il titolo a tutta pagina 5 del  Messaggero (19 ottobre). Era il “metodo Indro”, tre lustri prima del “metodo Boffo”(ma nessuno s'è ricordato, neanche Oltretevere). Qualcuno, che si picca da intellettuale, pensa che invece di stupri e bigamie il pugnale debba colpire le qualità intellettuali del giornalista-scrittore. E Marcello Veneziani dedica la copertina del suo L'Italia settimanale (numero 37) al quesito: “Un plagio firmato Montanelli?” La sua Storia di Roma (Rizzoli 1957) sarebbe stato copiato da Storia della civiltà: Cesare e Cristo di Will Durant, edito da Mondadori nel febbraio di quell'anno. E siccome gli intellettuali mettono la vela secondo come annusano il vento, perfino l'Istituto per la storia del movimento di Liberazione rinviene nella biblioteca del Congresso Usa lettere scritte dal Nostro all'ambasciatrice Clara Boothe Luce nel 1954, affinché consideri l'opportunità di creare in Italia una struttura clandestina di autodifesa. Montanelli anticipatore della Gladio di Cossiga.
Spero che i ragazzi della  Woodstock nostrana colgano le similitudini tra la “lingua barbara” dalla quale è nato il movimento di Berlusconi e quella del loro profeta, tra il movimentismo antipartitico fondato da Berlusconi e quello di Grillo, il “vaffa” per tutti (disonesti e onesti), il partito dei No:  giovani viola, No-tav, No Dal Molin, in una logica uguale e opposta a quella del regime berlusconiano Dal quale il socialista Martelli si ritrasse appena entrato: “Nella Casa delle libertà regna un aggressivo leninismo di destra”. Chissà se qualcuno ha mai detto ai giovani del “Movimento a cinque stelle”  che è proprio quello il punto d'arrivo di chi ha schifo di qualsiasi democrazia: di ritrovarsi leninisti, di  destra o di sinistra non fa differenza.


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