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Il caso Lo Zito e "l'anomalia" Italia
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di Debora Aru
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Così il maresciallo denunciato anche per diserzione aggravata va a lavorare in un ufficio di Assisi. L’ufficio per la raccolta di eventuali domande di arruolamento nella croce rossa. Sono in tre dentro una stanza di 2 metri per 1,7 e un quarto in un’altra stanza identica. Ovviamente dentro ci stanno a turno perché ci sono una sedia, una scrivania e un computer. Il loro lavoro consiste nel raccogliere la documentazione di eventuali arruolamenti da imbustare e inviare alla sede centrale a Roma. Cosa che può fare gratuitamente un volontario del posto una volta al mese senza bisogno di pagare con soldi pubblici lo stipendio di quattro persone.
E di pubblica pecunia sono fatti anche i 22 mila euro che Lo Zito ha percepito, secondo la CRI, indebitamente perché non ha lavorato a causa dell’infarto avuto tempo prima. Patologia che lo ha colpito a causa dello stress: nell’ambito delle sue mansioni lavorative e per la nota diatriba con la presidente Letta, il maresciallo ha iniziato a riscontrare illeciti amministrativi attribuibili a Mariateresa Letta, allora presidente della CRI Abruzzo e viene trasferito per la seconda volta sempre d’autorità per incompatibilità ambientale.
La vicenda si potrebbe anche concludere qui. Invece no. A seguito delle denunce, Lo Zito ha ricevuto una querela per calunnia dai revisori dei conti giunti a verificare, quanto denunciato e una querela per diffamazione dal vertice della Croce Rossa Avv. Francesco Rocca per aver reso pubbliche le anomalie . Inoltre a luglio è stata decisa dalla Croce Rossa la sospensione dello stipendio e la restituzione dei 22 mila euro. La prossima udienza è fissata per il 13 ottobre. L’avvocato che segue il caso, va pagato ma il maresciallo non ha più i soldi per farlo. I grilli romani quindi hanno pensato di promuovere una raccolta fondi per sostenere le spese legali del maresciallo.
Ed è di questi ultimi giorni la notizia che una parte dei 500 mila dollari donati dalla Ciccone, alias la cantante Madonna ai terremotati d’Abruzzo, siano, come dire? Spariti. Il comune di Pacentro, paese d’origine della famiglia Ciccone, avrebbe dovuto riceverne 100 mila, ma questi non sono mai arrivati. A sollevare il caso tre consiglieri comunali del gruppo “Rinnovamento-il coraggio delle idee”, Guido Angelilli, Francesco Terraciano e Sonia Guarino, che in un’interrogazione hanno chiamato in causa il sindaco Salvatore Fiadini, successore di Fernando Caparso.
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