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Cronisti calabresi minacciati. La prima difesa è sottrarli al silenzio
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di Roberto Natale*

Cronisti calabresi minacciati. La prima difesa è sottrarli al silenzio

"Questi chi li difende?", chiede "Il Fatto quotidiano" dedicando la prima pagina ai cronisti calabresi minacciati. Una scelta professionale e civile cosi' significativa merita una risposta diretta e non esitante: li difendiamo noi, anche noi del sindacato dei giornalisti. Certo, c'e' un ruolo fondamentale che devono svolgere le forze di polizia e la magistratura; c'e' la societa' calabrese che deve fare i conti con le sue zone grigie. Ma una parte essenziale tocca a noi, loro colleghi: perche' la prima difesa e' sottrarli al silenzio, portare le loro vicende (che troppo spesso sono anche vicende di pesantissimo precariato) all'attenzione nazionale. Il lavoro di "Ossigeno", l'Osservatorio sui cronisti minacciati istituito dalla Fnsi e dall'Ordine, consente di misurare con precisione la drammatica e crescente pressione che deve subire l'informazione sulle mafie. E' una autentica emergenza che deve ottenere risalto senza attendere che le minacce producano sangue. Sono fatti di grande rilevanza pubblica, e dobbiamo riuscire a farli salire nell'attenzione di una cronaca nazionale che si scatena nel raccontare ogni piega di alcuni drammatici fatti privati (l'altroieri Cogne, ieri Garlasco, oggi Avetrana) ma fatica ad accorgersi di quei drammi che investono intere societa'; che rimuove in 24 ore l'orrore della fine di Lea Garofalo, la donna calabrese disciolta nell'acido per la scelta di collaborare con la giustizia. E' anche per questo che nelle prossime settimane il sindacato dei giornalisti si fara' promotore di una grande iniziativa pubblica di solidarieta' e di sensibilizzazione.

* Presidente Fnsi


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