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Rai: Masi alle corde; qualcuno lanci la spugna
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di Reporter senza rete

Rai: Masi alle corde; qualcuno lanci la spugna
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    Anche oggi  primato per il lodo Alfano nelle aperture delTg3 e del Tg La7. Il  sì dei finiani – seguti a ruota dall’Mpa secondo il tg di Mentana- potrebbe giungere  solo senza la reiterabilità del provvedimento.  Dei venti  di  bufera  che soffiano sulla dirigenza della Rai -con richiesta fotocopia di dimissioni per il dg Masi  da parte dei segretari  di Pd ed Udc, Bersani, Casini e Bocchino di  Futuro e Libertà-,  si occupano ancora lo stesso  Tg la7, Tg3, Tg2 ed anche il Tg1. Soprattutto la mancata difesa  da parte di Minzolini,  lascia intravedere  possibili nuovi scenari ai vertici di viale Mazzini. Nel commento interviene Carlo Verna, segretario dell’Usigrai, che contro Masi ha lanciato addirittura un referendum.   Il telegiornale di Enrico Mentana,  resta  l’ unico anche oggi,  a parlare dell’inchiesta milanese che potrebbe riguardare il premier.  Una presunta  storia a sfondo sessuale con una minorenne marocchina, sulla quale il direttore ritorna. L’impressione, però,  è che lo faccia correggendo un po’  il tiro e parlando di un possibile ricatto ai danni di Berlusconi. Quasi tutti i Tg,  si accorgono oggi che lo tsunami in Indonesia è una tragedia. Spazio nei servizi di Studio Aperto, Tg4, Tg5, Tg2, è terzo titolo per il Tg3, è apertura per il  Tg1. Il telefonino di Sabrina Misseri, è ancora una volta  il protagonista  di titoli e servizi  per Tg1, Tg5  e Tg4.  Studio Aperto, ci dice in più  che zio Michele trascorre le giornate in carcere fischiettando e propone inoltre un’intervista in esclusiva alla mamma di Sarah Scazzi.  Le proteste di Terzigno escono dalle scalette dei Tg, che però all’unisono,  danno notizia della visita che il premier effettuerà domani ad Acerra in compagnia di Bertolaso. Segnaliamo che il Tg3, è l’unico da ieri, a ricordarci della protesta degli sfollati di Caronia nel messinese, vittime di una della tante italiche frane. Infine, evidenziamo che Emilio Fede deve aver letto il rapporto pubblicato ieri da Caritas Migrantes; quello che però ne ha ricavato è  che gli stranieri sono troppi e potrebbero diventare un problema. E per chi volesse fare buoni affari, il Tg5  con titolo e servizio, ci fa sapere che nei mercatini vanno a ruba giradischi e vecchi frigoriferi.

     

     


     

    Il commento di Carlo Verna, Segretario Usigrai.

    (Intervista di Alberto Baldazzi)

    Carlo Verna, la Fiom su altri piani è in questo periodo accusata di fare politica; rivolgiamo la stessa domanda  al sindacato dei giornalisti Rai: voi fate politica? Avete indetto addirittura un referendum contro il Direttore generale della Rai…
     “Noi facciamo politica sindacale: la questione sull’attuale gruppo dirigente, in particolare su Masi, non è politica ma funzionale. Ci sono una serie di risposte che sono state date sul piano industriale. Ci sono delle risposte incongrue sulla politica editoriale, e noi riteniamo che è politica invece  ad accusare il sindacato di fare il sindacato”.

    Per far breccia sui cittadini, e non soltanto nel folto gruppo dei giornalisti e dipendenti della Rai, qual è il messaggio che vuole uscire fuori da questa iniziativa? Voi parlate di “baratro della Rai”?
     “Anzitutto il fatto che la Rai è un’azienda che dovrebbe riuscire a garantire il pluralismo, e ci riuscirebbe se non ci fossero delle deviazioni da parte di chi la governa; in Italia, purtroppo, non esistono “editori puri”, ed il servizio pubblico è l’unico in grado di garantire, nell’attualità, questo pluralismo. I servizi pubblici esistono in tutta Europa e sono di grandissima rilevanza; si tratta di capire come farli funzionare. La Rai potrebbe essere un’azienda sana, ma ci sono alcuni fattori, quali l’evasione del canone e la sua natura giuridica ( l’azienda è stata equiparata ad una pubblica amministrazione) , che evidentemente non le consentono di fare quello che un’azienda deve fare su un mercato ormai concorrenziale”.

    Torniamo al dilemma  Rai: pubblica o privata? Sono moltissime le voci, soprattutto in queste ultime settimane, che si susseguono sulla privatizzazione. Il sindacato è contrario solo per un interesse “corporativo” o per che altro?
    “Io credo di aver risposto prima quando ho detto che in Italia non esistono editori puri. È evidente che una privatizzazione sarebbe un’ ulteriore forzatura  e menomerebbe l’interesse collettivo dei cittadini”.

    L’informazione, in queste ultime settimane e mesi, dedica una quota di attenzione sempre maggiore a se stessa. Oramai l’informazione è un soggetto della politica, è un soggetto della polemica con gli scambi ed i dossieraggi, col protagonismo politico di molti esponenti dell’informazione, direttori di giornali o direttori di telegiornali. Che momento è questo? Siamo in un’estrema situazione di crisi dalla quale, però, si può ricominciare per arrivare ad un modello più congruo, più decente, più ordinario tra media e società civile… oppure stiamo impazzendo e basta?
    “ No, non credo che stiamo impazzendo e basta: credo che si siano una serie di fattori che nascono proprio dall’estrema concorrenza e che vanno valutati. L’informazione finisce per essere sotto attacco, ed in una certa misura è anche giusto che l’informazione faccia capire ai cittadini quali sono le proprie ragioni, perché – obbiettivamente –  il  potere di controllo dell’informazione può essere oggetto di  attacchi. È giusto che si facciano  capire quali sono le ragioni dell’informazione. È chiaro che questa è però un’informazione anche in cerca di identità. Ormai la concorrenza è diventata molto diversa da quella del passato: è multi – piattaforma, ci sono una serie di mezzi che concorrono a formarla e non c’è ancora  una fisionomia netta per gli anni 2000. Di certo si colgono le distorsioni, e sono evidenti nel caso di Avetrana. Dopo tutta la concorrenza che c’era stata, si ha avuta l’ultima ciliegina sulla torta: il famoso plastico di Vespa.  La vicenda di Avetrana è un po’ la cartina tornasole delle difficoltà dell’informazione, perché si fanno concorrenza su una vicenda dove si è detto più di tutto, e sulla quale bisognerebbe assolutamente spegnere i riflettori”.

    Il direttore del Tg 1, Minzolini, è oggetto di critica anche da parte del sindacato: è l’unico problema in Rai oppure è la cuspide di una situazione  più generale?
    "La seconda che hai detto” .

     


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