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Il tradimento di Montalbano
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di Ennio Remondino

Il tradimento di Montalbano
Che anche l'eroico commissario di Vigata non fosse sentimentalmente uno stinco di santo, ce lo aveva concesso persino Camilleri. Molte tentazioni, qualche cedimento e mille rimpianti. Che Montalbano potesse diventare complice delle paranoie burocratiche dello stupido questore Bonetti-Alderighi, proprio non me lo aspettavo. Mi sento tradito personalmente. Resta il fatto che lunedì sera la sfida televisiva non sarà quella tradizionale tra “sbirri” e “caramba”, ma tra i troppi “Usi obbedir tacendo” proliferati in Rai e la incontrollabile Rete Tre modello Siulp, il sindacato della polizia smilitarizzata e persino sinistra. Con Montalbano che salta il fosso. Lui, innocente strumento usato per fare concorrenze di ascolti, sia pure proponendo la sua undecima replica, contro i sovversivi Fazio e Saviano. Con l'aggiunta di Bersani e Fini che ci proporranno la loro versione drammaturgica di Destra e di Sinistra. Speriamo abbiano il coraggio e la stessa chiarezza che ha avuto Vendola nell'elencare i modi per definire, nella prevenzione comune, i gay. Chiarito che a tradimento corrisponde tradimento e mezzo (come si dice a Vigata) e che questa volta Montalbano, suo malgrado, dovrà registrare la prima cantonata della sua vita di sbirro controcorrente, io cittadino chiedo giustizia. 
Rivoglio il Montalbano buono. Quello delle cause giuste anche se perse. Un Salvo che ci salva. Un Commissario che somiglia, per alcuni tratti ad un certo Direttore di Rete, capello più capello meno. Se non fosse per questa forzatura, tutti gli altri personaggi in commedia sarebbero al loro posto. Il parallelo Rai con lo stolido questore di Montelusa è sin troppo evidente. Ma si, ma no, lì siamo. Pateticamente. Come è trasparente il parallelo tra l'ispettore Fazio (lo sbirro) e il responsabile del programma e pluribastonato Loris Mazzetti. Fazio (Fabio) lo vedo nel vice commissario Mimì Augello. Sta piacendosi troppo e si riserva soltanto alle più belle fighe dello spettacolo e della cultura. La Litizzetto è certamente Adelina, la tuttofare di casa Montalbano a Marinella: mamma di carcerati e cuoca di piatti sempre saporiti e qualche volta indigesti. Più compromettente individuare il Catarella Rai. Un po' per la sua simpatia assoluta, un po' per le sue intuizioni geniali oltre l'apparenza stolida. Per trovarlo forse occorrerebbe scendere in fureria. Al centralino delle richieste e smistamento di prebende, con “Signorsì” finale d'ordinanza. L'iracondo e siculissimo dottor Pasquano è stato certamente ispirato a Camilleri dal consigliere d'amministrazione Rai Nino Rizzo Nervo che come ti viviseziona lui, da vivo o da morto, non c'è d'eguale.
Torniamo a Montalbano. Redento, ovviamente. Montalbano che la sua Vigata oscura la conosce meglio di Livia, fidanzata decisamente antipatica, anche se di Boccadasse (Genova), da dove Paoli cantava la gatta sul tetto che aveva una macchia nera sul muso. Nell'immaginaria Vigata di Saxa Rubra, le recenti rivelazioni di sprechi direttoriali e premi di clientela politica denunciate da Il Fatto, manco occupavano le chiacchiere da bar. Tanto erano note e conclamate. Semplice equazione matematica. Marchetta giornalistica=incasso da parte del cliente.  Che il direttore di grande testata televisiva sia obiettivo di attenzioni interessate da parte di molti, fa parte delle debolezze del mondo. Che si fosse giunti allo scambio di favori attraverso mediazione organizzata, fosse mai, persino allo smaliziato Montalbano apparirebbe troppo. Ieri era soprattutto la clientela politica a fare premio, oggi ci dicono si paghi  direttamente con carta di credito. In conto aziendale. Dignità a perdere, sembrerebbe la novità. Ma io, speranzoso, attendo smentite. O dimissioni per soprassalto di dignità di principe, vassalli e valvassini assieme. I semplici ruffiani li graziamo per pietas cristiana. 
Nel frattempo, recente orfano di antiche dignità Rai, recito i nomi di vecchi direttori del Tg1. Come giaculatorie. Emilio Rossi, tu che ora frequenti il Paradiso, mettici una parolina. E tu Albino Longhi, tridirettore e incorreggibile democristiano dal rude tratto, almeno una “santione” da rimediare in confessione. Nuccio Fava, articolato e complesso, dove mai siamo andati a finire? E anche tu Bruno Vespa, che pure evocavi l'Editore di riferimento. Tu almeno ci imponevi il Caf democristiano, e non Capezzone, Cichitto o Gasparri. E tu Demetrio Volcic, dai nobili tratti slavi, e lo sdoganato sinistro (ma non troppo) Giulio Borrelli. Che ne dite dell'oggi? E voi meteore esterne spesso maltrattate: Brancoli, Sorgi, Lerner. Un soldo per i vosytri pensieri. Su Riotta mi astengo. Il Tg1 forse non è mai stata l'accademia del giornalismo, come ammetterebbero  gli stessi Mimun e Carlo Rossella, precedenti ere berlusconiane Rai, ma è stato sempre e comunque altra cosa. In attesa di conoscere i numeri del referendum sindacale dei giornalisti Rai sul direttore generale Mauro Masi, al napoletano verace e segretario del sindacato Usigrai Carlo Verna segnalo la significativa cabala di Augusto Minzolini. Direttore Tg1 numero 17. Volesse mai predire qualche cosa?

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