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Abbiate pazienza: la crisi arriverà..... Intanto l'Agcom attacca la rete
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di Reporter senza rete

Abbiate pazienza: la crisi arriverà..... Intanto l'Agcom attacca la rete
Siamo un po’ stanchi. E temiamo anche di annoiarvi. Nella  Prima Repubblica le crisi di governo duravano settimane, ma almeno dopo  essere state a aperte  ufficialmente. Ora, invece, siamo in crisi da mesi  ma per la crisi si dovrà aspettare la Legge di Stabilità e, quindi, ancora qualche settimana. I Tg prendono atto e rimbalzano dichiarazioni già viste e sentite; la PDL che accusa di tradimento  i finiani, che oggi hanno ritirato la delegazione  al  Governo; l’immancabile presa di posizione di Italo Bocchino; la richiesta di fare presto da parte del Pd e dell’Italia dei Valori;  Capezzone che continua ad attaccare Fini in qualità di avversario e di Presidente della Camera.  Sembra una soap opera, alla ennesima puntata. Come abbiamo già notato  i Tg in questa ultima fase appaiono più corretti, perché il filo da loro  tessuto edizione dopo edizione, in questa fase non è decisivo: “relax”, dunque, per recuperare energie da scatenare , ne siamo certi, nella imminente campagna elettorale. 
Ancora una volta il ruolo di Napolitano svetta e viene ripreso; nel pieno rispetto delle procedure istituzionali, il Quirinale convoca Schifani e Fini perché venga assicurata l’approvazione della Finanziaria e perché non vengano commesse scorrettezze tra l’uno e l’altro ramo del Parlamento.
Mentre la politica langue, qualcosa si muove, ma i Tg non lo colgono. Oggi l’AGCOM avrebbe dovuto deliberare su vincoli e tasse per i video e gli audio in internet. Le decisioni sono state rinviate a fine mese, ma il pericolo di un ingessamento del web è reale quanto grave. Nel commento ce ne occupiamo ospitando il Professor  Guido Scorza, giurista ed esperto di new media.
Passando ad altro, le visioni del Tg 4 e del TG 3 sulla vicenda della protesta degli extracomunitari  in cima alla gru nel centro di Brescia, sono agli antipodi: assolutamente liquidatoria quella di Emilio Fede, attenta e problematica quella della testata diretta da Bianca Berlinguer.
Il Tg La 7 ci fa vedere come appaiono  le strade di Napoli  strapiene di rifiuti: questa volta il miracolo non c’è stato. Il Tg 5 dedica un titolo all’economia, ovviamente positivo: l’export italiano che vola.
Il Tg 2 in chiusura ci regala Riccardo Muti che  ci parla di Mozart, e di Donizetti.
Studio Aperto ama contraddirsi: questa sera ci dice: “Basta con le bombe sexy”. Ci sarebbe la rivincita della prima misura.


Professor Scorza, pericolo rinviato. Sono a fine mese l’Agcom prenderà i primi provvedimenti di tipo burocratico, ma anche in grado di imporre lacci e laccioli a un sistema che dovrebbe e potrebbe svilupparsi nel nostro paese in maniera più fluida. Cosa c’è nella filosofia di intervento sulla web tv, web radio e poi più in generale sulla rete?

Pericolo rinviato ma purtroppo pericolo non eliminato. Dietro c’è, se la guardiamo da un punto di vista normativo, il famigerato decreto Romani: ovvero l’idea dell’attuale Ministro dello Sviluppo Economico secondo il quale tutto quello che si guarda e si ascolta è televisione. E se è televisione non c’è spazio per modalità di comunicazione diversa da quella di un tempo ;  il risultato è quello che chiunque voglia esprimere liberamente il proprio punto di vista attraverso l’utilizzo di un contenuto audiovisivo, per il nostro ordinamento, ormai da qui a qualche settimana,  è uniformato ad un soggetto che ha scelto di fare della televisione attraverso il web la propria professione,  e ha scelto di farlo in maniera imprenditoriale;  dunque è normale e ragionevole che per farlo venga sottoposto a vincoli burocratici inesistenti nella maggior parte dei paesi al mondo. 

Ma uniformare il nostro web che è ancora scarsamente sviluppato,  a una televisione che è pletorica ma piena di problemi, significa fare un passo indietro…..

Significa fare un passo indietro e soprattutto significa, per quel che più mi sta a cuore, non permettere che tanti lo facciano in avanti. Va bene che lo Stato faccia le  proprio scelte per quanto riguarda l’amministrazione, ma qui c’era anche un universo di cittadini che attraverso il web aveva finalmente trovato un modo nuovo per farsi sentire, per esprimersi, per dar sfogo alla propria creatività e noi stiamo cercando con ogni mezzo di imbrigliarlo nelle regole di un tempo passato. Equivale  a pensare che in realtà, sotto al profilo della comunicazione, non vi sia spazio per soggetti non imprenditori che pure hanno voglia di farsi sentire.

Professore, facciamo un confronto, molti chilometri km lineari dei nostri arenili in concessione pubblica sono affittati per poche centinaia o migliaia di euro l’anno,  anche se magari si sa parlando del litorale di Rimini. Ma ha un senso imporre 750-1500 euro di tassa a chi vuole pubblicare qualcosa di audio o video sul proprio sito?

Non ha  assolutamente nessun senso,  se non  che in relazione ad  un clamoroso fraintendimento rispetto  ai destinatari di questa tassa, di questo importo che si chiede di versare, tra l’altro, come rimborso di un’attività istruttoria che si esaurisce in pochi istanti, in pochi passaggi di carte da parte dell’autorità garante per le telecomunicazioni. L’esempio dell’arenil  è calzante: lì si chiede di pagar poco per disporre di una cosa pubblica, qui si chiede di pagar tanto per disporre di una cosa che appartiene al privato cittadino, ovvero del proprio pensiero e della propria creatività che il privato cittadino decide di condividere con la collettività. Siamo davvero all’assurdo.     


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