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Il giorno della "grande riabilitazione": Berlusconi, Gelmini, Lele Mora. Unica eccezione: i manifestanti violenti
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di Reporter senza rete

Il giorno della "grande riabilitazione": Berlusconi, Gelmini, Lele Mora. Unica eccezione: i manifestanti violenti

Approvato il decreto sulla riforma universitaria si passa ad altro. E’ netta la volontà per alcuni telegiornali di cancellare il problema. Che comunque resta, perché anche oggi sono proseguite le occupazioni negli atenei, come  all’accademia di Brera e all’università di Catania. Un ritorno sull’argomento comunque c’è stato, ma giusto per sottolineare, lo abbiamo notato in particolare nei telegiornali Mediaset, che quella di ieri non è stata una giornata di protesta, ma di guerriglia. Lo ha stigmatizzato Emilio Fede che ha riferito che “la gente è stufa e non ne può più dei disagi causati dalle manifestazioni”. Naturalmente, e ne conosciamo anche i motivi, il direttore del Tg4 non parla dei pendolari che ieri hanno simpatizzato con i manifestanti o  le situazioni di disagio che ogni giorno attraversano il Paese: i crolli a Pompei e la protesta di tutto il comparto del settore edile davanti a Montecitorio, dove operai ed imprenditori per la prima volta hanno manifestato insieme. Notizia quest’ultima che trova spazio invece nel Tg3, Tg2 e Tg La7.
Ma torniamo al decreto Gelmini. Delle nuove dimostrazioni hanno parlato tutti gli altri Tg, tuttavia solo i telegiornali diretti da Bianca Berlinguer ed Enrico Mentana  hanno  tentato di spiegare i termini della legge che, ricordiamo, per l’approvazione definitiva avrà bisogno di un nuovo passaggio al Senato.
 Nelle aperture dei Tg Mediaset e del Tg1 si è cercato di ristabilire “la verità” e il virgolettato è d’obbligo. E’ stata la serata delle riabilitazioni. Apertura per Studio Aperto, Tg4, Tg5, Tg1 e Tg2 con le dichiarazioni del Segretario di Stato americano Clinton che ha sottolineato come il Presidente del Consiglio sia il miglior amico degli Stati Uniti. Per il solito Fede è stata così ristabilita la verità e ancora una volta dimentica che dalle rivelazioni di Wikileaks emergono le preoccupazioni delle amministrazioni americane, comprese quelle dell’amico Bush, per i suoi rapporti con gli amici Putin e Gheddafi, in cui si lasciano intravedere anche interessi personali su questioni legate al commercio del gas. Il Tg5 riabilita anche la Ministra Gelmini, alla quale viene data la possibilità di dichiarare ancora una volta che la riforma è contro i baroni, gli sprechi e i concorsi truccati. Ma in tema di riabilitazioni su tutti spicca Studio Aperto, che con un lungo servizio riabilita la figura di Lele Mora, descritto come “uomo sobrio, cattolico, benefattore e rispettoso del prossimo”.
Vi segnaliamo, inoltre,  l’apertura del Tg3. Fuori dal coro parla della morte di Mario Monicelli e del dibattito che si è innescato sul fine vita oggi alla Camera, subito dopo la commemorazione del grande regista . Ne parlano anche gli altri Tg, ma a metà scaletta.
Intanto si è aperto ieri a Cancum in Messico il vertice Onu su clima ed energia. Ve lo diciamo noi perché i nostri Tg non se ne sono affatto occupati. Il motivo? Questa volta a differenza dell’ultimo vertice di Copenaghen non ci sono i big, con il consueto seguito di troupe televisive e mega uffici stampa. Nel commento parliamo delle prospettive di questo importante vertice con Domenico Belli, responsabile clima ed energia di Greenpeace Italia.


Il commento di Domenico Belli, responsabile clima e energia di Greenpeace Italia
(Intervista di Alberto Baldazzi)

Domenico Belli, responsabile energia e clima di Greenpeace Italia. A Cancun il vertice ONU su clima ed energia è iniziato, ma non c’è affatto attenzione e clamore come avvenne nel caso di Copenhagen. Come mai?
“Si, esatto. Forse c’è meno clamore perché i grandi della terra stanno disertando il vertice in Messico : Obama era a Copenhagen ma non sarà a Cancun. Forse si dà meno attenzione perché si pensa che grossi risultati, purtroppo, non verranno raggiunti come a Copenhagen”.

Vediamo allora quali sono le indicazioni che Greenpeace, che  - ricordiamo -  è un’organizzazione diffusa in tutti i continenti, ha dato e sta dando, come proprio contributo, al vertice di Cancun.
“Noi abbiamo delle richieste molto precise ai grandi della terra. La prima richiesta è sicuramente ottenere un impegno preciso da parte dei paesi ricchi del nostro pianeta per la riduzione delle emissioni al 2020 di una percentuale compresa tra il 25 ed il 40%. Un obbiettivo ambizioso, ma non troppo: è forse l’unica maniera  in grado di contenere l’aumento delle temperatura terrestre entro i 2 gradi. Chiediamo un accordo vincolante che vada a sostituire il protocollo di Kyoto, che scade ormai nel 2012 (ma su questo siamo però consapevoli che non sarà facile raggiungere Copenhagen nei risultati). Altro aspetto fondamentale è l’istituzione di un fondo per il clima. I paesi emergenti hanno bisogno di risorse per contenere gli effetti del cambiamento climatico e per raggiungere livelli di “importanti” di riduzione di emissioni. Quindi (richiediamo) un fondo per il clima finanziato prevalentemente dai paesi ricchi. Questa è una soluzione che possiamo discutere, magari tassando le emissioni di  aerei e delle navi per supportare questi paesi. L’ultima richiesta, che forse sarà uno dei pochi risultati che si raggiungeranno a Cancun, è la creazione di un sistema per valorizzare la mancata deforestazione degli ultimi polmoni verdi della terra. Noi chiediamo che questo sistema vada però anche a salvaguardare le persone e le popolazioni che vivono in queste foreste, e che hanno quindi il diritto ad utilizzare queste foreste in modo sostenibile così come hanno fatto negli ultimi millenni”.

 Venendo più vicini a noi, all’Italia ed all’Europa, paradossalmente la crisi sta aiutando il clima perché l’obbiettivo di riduzione delle emissioni, almeno nei paesi della vecchia Europa, ha fatto un salto in avanti proprio grazie alla de-industrializzazione …
“Esatto. Ma è proprio oggi è stato fornito un dato: l’agenzia europea per l’ambiente ci ha confermato che nel 2009 abbiamo raggiunto il – 17% delle emissioni rispetto al 1990; siamo quindi vicini all’obbiettivo del 20% previsto al 2020. Ecco perché i grandi paesi europei, Francia e Inghilterra in testa, stanno chiedendo l’innalzamento al 30% di questo obbiettivo. Purtroppo l’Italia si oppone: è l’unico grande paese europeo che si oppone a questo aumento degli obbiettivi di riduzione delle emissioni; e lo fa per tutelare e salvaguardare gli interessi di pochi gruppi industriali. Noi chiediamo al Governo di rivedere questa posizione ed accettare una riduzione che, in realtà, è già in atto. La commissione europea ci conferma che già ci siamo a questo traguardo del 20%, 10 anni prima del previsto”.

Questo dimostra che, quando si muove qualcosa nel mondo dell’economia, anche involontariamente (come nel caso del precipitarsi della crisi), si spostano  anche le dimensioni dei problemi;  e qualche volta, in parte, si risolvono. Questo significa che un governo politico del clima e dell’energia è necessario, anzi indispensabile …
“Un governo politico del clima è necessario ed è possibile. Gli ultimi risultati ce lo dimostrano e dimostrano che c’è un gran fermento, un gran movimento, non solo da parte di grandi gruppi industriali, ma anche dei singoli cittadini che hanno compreso l’importanza di modificare il loro comportamento quotidiano per ridurre l’impatto del nostro agire. È il momento giusto. Ci sono tutte le condizioni per poter costruire un sistema che consenta, dal grande gruppo industriale al privato cittadino di poter contribuire in maniera concreta alla riduzione delle emissioni, che deve essere un impegno di tutti”.


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