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Nei Tg i riflessi di una pessima giornata, dentro e fuori il Parlamento
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di Reporter senza rete

Nei Tg i riflessi di una pessima giornata, dentro e fuori il Parlamento

Una giornata dominata dalla tensione nelle aule parlamentari, e da quella drammatica  nel centro di Roma. Giustamente il TG 5 decide di titolare solo su questi due temi. Gli altri alternano primo secondo titolo; Il TG  La 7 dedica alla guerriglia a Roma uno speciale che precede l’edizione delle 20. Per Emilio Fede, fin dai titoli, i disordini a Roma solo l’alibi per scatenarsi contro chi contesta, a prescindere dalle modalità utilizzate. Le altre testate  sono più equilibrate e fanno prevalere gli oggettivi elementi di preoccupazione. Sono  soprattutto il TG 2,  Il Tg 3 ed il Tg La 7  a dedicare ampio spazio, con toni non sciacalleschi alle contraddizioni in un movimento di massa e di protesta che,  fino ad  ora, aveva dato centinaia di prove di correttezza democratica.  Roma, oggi ha ricordato a molti le scene degli anni 70, con una vera e propria guerriglia che ha interessato le strade del centro, ma che poi si è allargata a diverse aree della città.  Le critiche alla “blindatura” dei Palazzi della politica non possono giustificare a nessun titolo una violenza minoritaria, sì,  ma diffusa; neanche l’esasperazione delle tensioni nel mondo studentesco possono essere un alibi.  Anche eventuali infiltrati e provocatori non devono portare ad una deresponsabilizzazione di chi scende  in piazza.  Nel commento abbiamo chiamato in causa Sofia Sabatino, portavoce della Rete degli Studenti. Senza fare di ogni erba un fascio, ci è sembrato opportuno  mettere a fuoco elementi preoccupanti, che rischiano  di agire come un boomerang sulla efficacia e la  capacità di mobilitazione del movimento.

La giornata della vittoria di Berlusconi, di Pirro per Bersani, solo aritmetica e non politica per Fini, non in grado di farlo governare per Casini, campeggia nei titoli, nelle interviste e nei commenti in tutti i TG. Tra i più “corteggiati”, quei deputati che, colti da crisi di coscienza, da “senso di responsabilità”, o da altro, hanno determinato quei tre voti di scarto a favore del Governo alla Camera.

Assange, la richiesta di condanna per i vertici della Thyssen, compaiono negli spazi ristretti delle scalette dei Tg; Il Tg 2 ed il Tg3  sono quelli che riescono ad articolare un notiziario più completo ed equilibrato.

Infine, i complimenti a Bruno Vespa, che riesce a promuovere ulteriormente il suo ultimo libro organizzandone la presentazione proprio questo pomeriggio;  special guest, ovviamente il Cavaliere di nuovo rampante. Citazione in tutti i TG.


Il commento affidato a Sofia Sabatino, portavoce della Rete degli Studenti
(Intervista di Alberto Baldazzi) 

Sofia Sabatino, portavoce della Rete degli studenti. Ma che cosa è successo  nella città ? Come avete visto voi, che da giorni, settimane e mesi protestate civilmente nelle strade di tutta Italia ed anche a Roma ,questa giornata che, dobbiamo dirlo, è stata drammatica.


“Quello che ci teniamo a dire è che le mobilitazioni oggi non ci sono state solo a Roma, ma anche in moltissime città d’Italia, dove sono state delle mobilitazioni pacifiche, senza nessun inconveniente. A Roma la situazione era invece molto tesa fin dall’inizio del corteo, perché  la città era stata blindata. Non è stato permesso agli studenti di accedere alle parti centrali della città, dove tutti volevamo andare perché è lì che c’è il simbolo del potere, ed e dove volevamo manifestare il nostro dissenso a questo governo. Questo però non c’è stato permesso, e poi si sono verificati gli atti che si sono verificati. Ci teniamo ovviamente a dire che questa è una parte del movimento che è stata estranea al movimento fino ad oggi. È stata (sempre) tenuta fuori da un movimento pacifico di studenti e studentesse, che si è mobilitato dal primo giorno di scuola e che occupa ormai da tre mesi scuole ed università; che fa continuamente e pubblicamente cortei e manifestazioni pacifiche. Per altro, nel momento in cui si sono verificati questi scontri a Roma, una sostanziosa parte della manifestazione, quasi tutta – appunto – la massa degli studenti, si è spostata da Piazza del Popolo e si è avviati in corteo pacifico verso la sapienza, dove appunto ora siamo a fare una grande assemblea. Per cui, seppure sicuramente c’è stata una grande attenzione mediatica su quello che è successo ( e questo è anche normale), è anche vero che non bisogna assolutamente fraintendere il messaggio che noi volevamo mandare, e che in questi mesi abbiamo mandato a questo Governo (soprattutto al Ministro Gelmini). Non scordiamoci che oggi noi siamo scesi in piazza per sfiduciare questo Governo perché a sbagliato tutto sugli studenti; perché in questo momento c’è in discussione, e sarà calendarizzato al Senato il Ddl Gelmini, che distrugge l’università pubblica. Noi non potevamo non mobilitarci in una giornata importante come oggi. È ovvio però che, essendo un momento particolare, in piazza non c’erano solo gli studenti, per cui non è (nemmeno giusto) che tutte le colpe possano essere addossate al nostro movimento”.


Tra i tanti avversari, tra i tanti interlocutori negativi del vostro movimento, in qualche misura, da oggi potrebbe essercene uno  - tu dici esterno, e sono d’accordo – ma che comunque si aggiunge lo stesso: l’infiltrazione violenta.


“Certo, ma questo c’è sempre stato nei movimenti. È ovvio che nel momento in cui si alza lo scontro ci sia quella frangia di movimento – che tentiamo d’isolare - che poi si alza e prende il sopravvento. Non è una cosa nuova. Ci siamo spesso interrogati sulle formule migliori per portare in piazza il nostro intento pacifico. È ovvio che sia così, com’è vero anche che sono tre mesi che noi facciamo delle mobilitazioni e quello che è successo oggi non è mai successo prima, per cui  io non stigmatizzerei neanche la giornata. Non credo che sia quello il contenuto di questa giornata, deve essere un altro. Nemici del movimento? Direi di no, visto che col movimento questa frangia di persone non c’entrano proprio nulla. Non fanno neanche parte delle nostre scuole o delle nostre università, e quindi è difficile che siano scesi in piazza assieme a noi”.


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