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di Cdr La7
Difendere la libertà di stampa non vuol dire solo respingere l’intervento censorio di un’autorità superiore, interna o esterna alle redazioni. Oggi significa soprattutto denunciare i numerosi di conflitti d’interesse che affliggono il sistema dell'informazione, di cui quello clamoroso del presidente del consiglio Berlusconi è solo il più manifestamente evidente. Oggi quasi l’intero sistema della comunicazione del Paese è proprietà di grandi gruppi industriali, bancari e finanziari, con interessi in tutti i setttori vitali del paese. Una situazione che non ha eguali nelle democrazie avanzate dell'occidente e che soffoca i liberi spazi d’espressione e d’informazione. Da tempo nel settore radiotelevisivo l’allarme ha superato il livello di guardia,a parlare dello squilibrio nella raccolta pubblicitaria, del peso dei partiti e del governo su Rai e Mediaset e della crescente insofferenza della politica verso i giornali fuori dal coro, sono i fatti. E poi c'è La7, è la tv del più grande gruppo industriale italiano, ufficialmente “ex” monopolista della telefonia ma, come dimostrano le recenti notizie sull’assetto azionario, ancora totalmente dipendente dalle decisioni della politica e del governo. Lasciamo perdere la lunga e travagliata storia del Terzo Polo tv e concentriamoci sugli ultimi fatti:
Perché Telecom Italia media con i due “concorrenti” Rai e Mediaset ha scelto di partecipare all’avvio della futura piattaforma tv destinata a contrastare il monopolio ( ! ) di Sky sul satellite ?
Perché La7 ha subito finora in silenzio la decisione dell’Agcom sulla assegnazione delle frequenze per il digitale terrestre che la penalizzano fortemente ? Cosa ne sarà de La 7 privata dei multiplex e delle frequenze moltiplicate dal Dtt?
Perché la nostra azienda ha tentato di licenziare con una procedura illegittima e immotivata 25 giornalisti, (solo loro su 400 dipendenti)... prende i fondi degli ammortizzatori sociali erogati dallo stato con il contratto di solidarietà eppure continua ad assumere e acquistare lavoro giornalistico all’esterno ?
Anche cosi’ si chiudono gli spazi d’informazione e di pluralismo e per questo le redazioni di La7 hanno rispettato due giorni di astensione audio video.
Mentre i giornalisti della tv di Telecom italia sono costretti alla riduzione di orario e stipendio prevista dal contratto di solidarietà sottoscritto al Ministero del Lavoro per evitare il licenziamento illegittimo e immotivato di 25 colleghi, Telecom Italia Media -la società editrice- continua ad acquistare quotidianamente servizi e prodotti giornalistici all’esterno.Con i soldi risparmiati tagliando lo stipendio ai suoi giornalisti, e grazie ai fondi pubblici degli ammortizzatori sociali e dell’ente previdenziale, La7 acquista sul mercato i servizi per il telegiornale e i programmi di approfondimento. Mercoledi 7 ottobre l’ultimo clamoroso episodio: il settimanale Exit prodotto da Magnolia e dedicato alla sentenza sul lodo Alfano e alla frana di Messina, è andato in onda in diretta senza alcun apporto dei giornalisti di La7 e utilizzando addirittura le immagini della testata giornalistica, che al contario non ha programmato alcuno speciale. Si tratta delle prove inoppugnabili che a La7 non ci sono giornalisti in esubero: anzi la riduzione di orario e d’organico ha provocato finora la chiusura della redazione economica, la sospensione del programma “A voi Milano”, il ricorso a lavoro di decine di giornalisti contrattualizzati in modo anomalo e ripetute violazioni del dettato del contratto di solidarietà.
I giornalisti de La 7 chiedono all’azienda di sospendere immediatamente tali comportamenti e di chiarire -alla luce delle insistenti voci di vendita di Telecom Italia media- quale sia il destino dell’emittente, che ha garantito in questi anni il pluralismo dell’informazione televisiva e la libertà di espressione prevista dall’articolo 21 della costituzione.
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