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La fidanzata di Berlusconi
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di Ottavio Olita

La fidanzata di Berlusconi

Da cultore del ‘noir’ – ma a questa espressione un po’ snob io preferisco quella più plebea di appassionato cultore del giallo, senza per questo voler sminuire la dignità del genere letterario – sono rimasto spiazzato dal capovolgimento di schema narrativo operato da Silvio Berlusconi rispetto all’ultima vicenda giudiziaria.
 Un modello classico dei gialli, quando viene descritto un personaggio coinvolto in un qualunque tipo di delitto, è che se il sospettato ha un alibi costituito da un grande amore che vuol tener fuori da una sordida vicenda, ne tace fino all’ultimo l’esistenza pur di non coinvolgerlo.
 Cosa fa, invece il nostro premier? Sfodera subito, prima ancora d’essere interrogato dai magistrati, la sua arma segreta: una fidanzata, una persona alla quale è legato continuativamente da un certo periodo. Altro che Lancillotto! Come avrebbe potuto organizzare o prender parte a festini con minorenni in presenza di una relazione così significativa? Ora si scateneranno i giornali di pettegolezzi – o preferite gossip? – che, guarda caso, sono quasi tutti di sua proprietà, alla ricerca della misteriosa dama per documentarne fattezze, gusti, abiti, abitudini culinarie, sarto preferito, parrucchiere. E se sarà convocata come testimone dagli inquirenti, come si comporterà? Si avvarrà anche lei di qualche legittimo impedimento o racconterà un’altra verità rispetto a quella che è già venuta fuori da altre testimonianze?
 A metà degli anni ’60, con un colpo di genio, Adriano Celentano – o qualcuno del suo staff – si inventò la mitica “Ragazza del Clan”. Le venne dedicata una canzone, i giornali si scatenarono alla sua ricerca. E’ vero che c’è Apicella pronto, così come direttori di giornali compiacenti, ma quella vicenda era piena di ironia, autoironia, divertimento. Qui c’è solo una grande, profonda, sconfinata povertà umana, una tristezza infinita, un’esemplificazione di quel che Gramellini ha detto a “Che tempo che fa” sabato 15 gennaio: se non si fa educazione sessuale nelle scuole ai bambini poi vengono fuori adulti così. Non è più possibile continuare a dare significato politico a tanto squallore e si deve al più presto ricostruire una scala di valori etici che si è persa per strada. Moralismo? Ma per favore. Separiamo il grano dalla paglia, la politica da sconfinati appetiti senili, il Paese da un Presidente del Consiglio che non può più rappresentarlo. L’Italia non è questa cosa qui. Altrimenti avranno ragione quanti dicono che il problema vero non è Berlusconi, ma chi lo spalleggia e lo sostiene.

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