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"Sarò alla manifestazione del 13 febbraio. Perché siamo vive"
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di Maria Luisa Busi

"Sarò alla manifestazione del 13  febbraio. Perché siamo vive"

Sarò alla manifestazione del 13  febbraio perché siamo vive. È viva Simona, una ragazza di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia. Non ha mai fatto politica è una che se la passa abbastanza bene. Ha trentadue anni e lavora in una concessionaria di auto a Messina. Una mattina parcheggia la macchina davanti all'ufficio e "lo" vede. È un gigantesco cartellone, sei metri per tre, domina il parcheggio, domina tutto, sospeso sulla testa di Simona, sulla testa dei passanti, come sospeso in modo felliniano sopra alla testa di un'Italia che la testa l'ha persa.
Il cartellone è la pubblicità di una ditta che produce pannelli fotovoltaici, si chiama Cauldron. L'immagine sul manifesto e' di una donna nuda, a parte un paio di decolleté rossi con tacco altissimo. È abbassata sopra al pannello solare in posizione, come definirla, prostrata? Potrebbe sembrare in preghiera, se non fosse per la sua nudità e il volto girato verso l'obiettivo; e' seria. Lo slogan a caratteri cubitali, in rosso come le scarpe recita: "montami, a costo zero". proprio così.
Simona mi ha raccontato che la sua prima reazione non e' stata di rabbia ma di stupore e che solo quando ha realizzato cosa quello slogan voleva dire, le è venuto da piangere.
Mi ha raccontato che se avesse potuto l'avrebbe tolto lei stessa quel cartellone, ma era troppo grande e troppo in alto, a campeggiare sopra l'indifferenza dei passanti.
Entrata in ufficio, Simona ha raccontato a colleghe e colleghi cosa aveva visto e il suo sgomento. Ha ricevuto qualche risata di commento e scarsi segnali di interesse anche da parte delle donne. Ma Simona non si è arresa. Il suo sgomento si è trasformato in rabbia e desiderio di giustizia, nel senso che la giustizia in quel momento era che quel cartellone venisse rimosso. Si è messa in rete, ha scritto prima a Lorella Zanardo, l'autrice de " il corpo delle donne ", poi all'unione donne italiane, e infine a tutte le associazioni femministe che ha trovato. Si è così creato un grande movimento di opinione, ignorato dai media, neanche a dirlo, raccolto solo dalle pagine de L'Unita'.
Foto da tutta Italia, di cartelloni pubblicitari come quello di Milazzo hanno allora iniziato a suscitare l’ indignazione delle donne, ma anche di molti uomini. Il sasso era stato lanciato: il cartellone della Cauldron è stato rimosso, e come quello, molti altri; una battaglia vinta. 
Ma non basta, è la sottocultura che sostiene cartelloni come quello, che deve essere rimossa.
Sarò in piazza il 13 perché ci sono tante Simona in Italia e poche Ruby. Sessismo e misoginia dilagano nel nostro paese e questa è una cattiva notizia, ma non e' nuova.
Da tempo cresce e dilaga nella società e nel mondo del lavoro, nelle università e negli ospedali,  nelle aziende grandi e piccole, nei telegiornali e nei quotidiani, un sottile disprezzo per le donne. Ed oggi che il re è nudo, che anzi è pornografico,  sotto gli occhi di tutti e al ludibrio del mondo, ci rendiamo conto che solo chi gira la testa dall'altra parte non può non sapere  e capire da dove viene la sottocultura che sostiene questo scempio del rispetto.
25 anni di televisione hanno nutrito questo terreno dove l'immagine deturpata, offensiva e grottesca delle donne italiane é solo un aspetto, il più appariscente, di una generale mancanza di uguaglianza e di rispetto, l'humus dove questa erbaccia ha potuto crescere, spesso nell'indifferenza della politica e, purtroppo,  delle donne stesse.
È però finito il tempo del così fan tutti; il tempo del “ma si sa che così va il mondo”. La brutta notizia è che troppi danni sono stati fatti, alla cultura, ai diritti. Troppi attacchi hanno subìto la costituzione, le istituzioni, la libertà di informazione, l'intelligenza, il civismo e perfino l'educazione. Ma c’è una buona notizia: sempre più donne in Italia reagiscono e vincono. Ripartiamo dalle donne, nessuna deve sentirsi sola. Perché siamo vive.

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