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Berlusconi, un caso sottovalutato di bulimia televisiva
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di Roberto Zaccaria

Berlusconi, un caso sottovalutato di bulimia televisiva

Uno dei più robusti luoghi comuni della politica italiana è quello secondo il quale Berlusconi sarebbe un grande comunicatore. Travaglio correttamente dice che non è un grande comunicatore ma che è semplicemente padrone di larga parte dei “media” e questo non rappresenta un dettaglio, almeno rispetto ai suoi concorrenti politici. Il fatto decisamente più preoccupante è che nell’approssimarsi delle campagne elettorali il Premier inizia a scorazzare in misura imbarazzante nelle televisioni, di proprietà e non, determinando uno squilibrio enorme rispetto a tutti gli altri soggetti politici. Questa non è un’abitudine nuova, naturalmente.
Già nel 2000, senza essere premier, ma semplicemente leader dell’opposizione, aveva inondato tutti i mezzi di comunicazione in misura abnorme riuscendo ad acquisire un vantaggio tale nei consensi, certificati dai sondaggi, che fu poi impossibile durante la campagna elettorale del 2001 rimontare quel vantaggio.
Ricordo che, come Presidente della RAI, cominciai a fornire i dati di quella straordinaria presenza televisiva e ricordo anche che lo stesso Berlusconi, smascherato, si prese la briga di intervenire di persona dalla Spagna dove si trovava, (cosa insolita per un leader come lui) per contestare il diritto della RAI di fornire quei dati.
 Eppure quei dati sono interessanti. Teoricamente dovrebbe fornirli l’Autorità delle Comunicazioni e fornirli non in maniera criptica come ancora oggi avviene, ma in una maniera elementare e tempestiva, mettendo a confronto, settimana dopo settimana, i tempi di antenna utilizzati nei telegiornali pubblici e privati dai principali leader politici. Questa semplice fotografia consentirebbe ai comuni cittadini di capire tante cose. Consentirebbe ad esempio anche di leggere meglio i sondaggi che normalmente non tengono conto di questa presenza e che invece da questa sono sensibilmente influenzati.
In attesa che l’Autorità intervenga abbiamo messo al lavoro un piccolo gruppo di ascolto dei telegiornali e ne sono emerse notizie impressionanti che abbiamo fornito alla stampa nei giorni scorsi.
Questi dati che singolarmente coincidono con quanto emerge da un recente articolo di Repubblica, a firma di Giovanni Valentini, (Il video comizio a reti unificate) e da un altro di Alberto D’Argenio (L’invasione di Berlusconi nei TG)
Nel breve periodo di 20 giorni, tra il 16 gennaio e il 6 febbraio, attraverso 3 videomessaggi, un audiomessaggio ed una finta intervista al TG1, il Presidente del consiglio Berlusconi ha occupato 2 ore e 42 minuti di antenna nei telegiornali pubblici e privati, doppiando il tempo di tutti gli altri soggetti politici, opposizioni comprese. E questi dati non tengono conto naturalmente delle presenze, diciamo così ordinarie del Premier.
Aspettiamo con ansia una presa di posizione dell’AGCOM. Il rinvio della decisione dell’Authority su un tema così delicato sul quale sarebbe necessario un intervento d’ufficio con cadenza ravvicinata e costante, favorisce oggettivamente il ripetersi di questi comportamenti sicuramente lesivi del diritto costituzionale dei cittadini.  Se l’arbitro non fischia i falli o se la moviola non li rappresenta qualunque giocatore sarà indotto ad essere scorretto.
E’ soprattutto grave il fatto che l’Agcom rinunci almeno a qualificare la natura di questi interventi. Se, infatti, fossero, come sembra, puri messaggi pubblicitari, vista la mancanza assoluta di qualsiasi contraddittorio, sarebbero assolutamente vietati all’interno dei telegiornali. Se fossero ritenuti invece messaggi informativi – osserva Zaccaria – saremmo in presenza di una clamorosa violazione dei più elementari principi di equilibrio dell’informazione. Se venissero, invece, qualificati come comportamenti capaci di integrare il sostegno privilegiato di cui all’art.7 della legge Frattini, l’Autorità sarebbe tenuta a riferire al Parlamento.
Certo, se l’Authority pensasse che questo è un capriccio solitario di un isolato studioso farebbe bene a trascurarlo, ma ove si rendesse conto che la preoccupazione è diffusa allora dovrebbe attrezzarsi ad un diverso ritmo di reazione perché altrimenti rischierebbe di essere sopraffatta dalle cose.


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