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I professionisti del potere. Nell’Italia dei conflitti di interesse e delle oligarchie
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di Nello Trocchia

I professionisti del potere. Nell’Italia dei conflitti di interesse e delle oligarchie

Elio Rossi, nome di fantasia, ha dato alle stampe ‘I professionisti del potere’, ecco come gli italiani sono comandati e da chi, edizioni Chiarelettere. La prima parte è dedicata  alla natura intrinseca di quelli che l’autore definisce il popolo delle scimmie e cita, per spiegare la sua speculazione, Antonio Gramsci. “ Come la piccola borghesia descritta da Gramsci, i professionisti del potere credono ‘di essere superiori a tutti gli altri popoli della giungla, di possedere tutta l’intelligenza, tutta l’intuizione storica, tutto lo spirito rivoluzionario, tutta la sapienza di governo, ecc, ecc’. Seguono regole molto precise, brutali e inequivocabili, le scimmie. Ma vediamole nel loro regno”. Rossi carica di attese l’avvio, ma solo in parte esplora questa giungla, incasellando esempi di scimmie ubbidienti e retroscena di incontri tra casi di studio, elevati a scimmie troppo rapidamente. Meritorio il tentativo, attraverso un racconto dall’interno, di denunciare uno dei mali atavici e strutturali del nostro paese: i conflitti di interesse e lo scacchiere incrociato degli incarichi nei grandi gruppi bancari e industriali. Dai patti di sindacato con il controllo serrato dei cordoni della finanza, dalle banche alle imprese industriali legate a doppio filo da nomi che ritornano. Da Mediobanca ad Unicredit, da Mediolanum ai gruppi assicurativi come Fondiaria e Generali. Da Rcs a Mediaset fino alla Cir di De Benedetti e alla Fiat per non dimenticare i gruppi che si fronteggiano nel mercato editoriale. Senza escludere le fondazioni, le ingerenze del potere politico e l’assenza di misure di controllo in un deserto dove le autorità rispondono tardi e male. Ne esce un quadro di un paese governato da un’oligarchia, dove poco famiglie tengono in scacco le sorti e il destino dell’Italia, dove la politica alimenta questo sistema di scatole cinesi, mantiene quote azionarie nelle grandi corporation( Eni ed Enel) per avere potere di nomina e di decisione. Gustoso il ricordo della tavola rotonda in memoria di Lorenzo Necci, ex amministrato delegato delle Fs ‘ più volte al centro di indagini da parte della magistratura, scomparso nel 2006’. Un passaggio del libro. “ Ricordo l’alternarsi al microfono, per minuti incessanti, del presidente dell’Anas Pietro Ciucci ( nonché amministratore delegato della società Stretto di Messina, ex presidente di Cofiri, ex vicepresidente di Banca di Roma, ex consigliere di amministrazione di Alitalia, Banca commerciale italia, credito italiano, Stet, Aeroporti di Roma, Autostrade, Finmeccanica e Sme), del presidente dell’autorità portuale di Venezia, Paolo Costa (…), del presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, del presidente di Impregilo, Massimo Ponzellini(…). Al fianco di ogni personaggio citato nel libro una sfilza infinita di incarichi, incroci in una trama di potere e assenza di controlli, curriculum accompagnati di tanto in tanto anche da beghe giudiziarie. Rossi passa in rassegna buona parte dell’imprenditoria ‘arraffona’ e del management che si specchia in successi ‘presunti’. Politica e potere economico a braccetto, manca l’informazione, controllata e supina secondo l’autore. Il quadro di un’Italia assente, mediocre ed eterodiretta per scelta e pigrizia. Un modello fondato su rendite di posizione consolidate, guidato da una cabina di comando che ha contagiato il quarto potere riducendolo ad ufficio stampa del cavaliere di turno. Il libro di Rossi non piace a chi del potere prova ad essere, se non cane da guardia, quando meno irrequieto Rottweiler. Il vero j’accuse è rivolto al mondo dell’informazione, Rossi recupera la teoria dell’agenda setting, la politica usando i mezzi di informazione impone l’agenda, crea eventi notiziabili, ribalta il bisogno di informazione dei cittadini come ha già fatto con quelli vitali. Di tanto in tanto propina falsi ‘casi’, dibattiti stucchevoli, priorità farlocche, nascondendo fatti e questioni vitali per una democrazia. La politica impone i temi ai cancelli dell’informazione, dove svogliati custodi sono pronti a raccogliere ogni sollecitazione, sospiro o indirizzo. L’episodio dei collaboratori di Silvio Berlusconi che si preoccupano, nel sopralluogo per l’ennesima inaugurazione, delle luci, del possibile vento, delle posizioni rispetto alla tv è l’esempio plastico di questo castello di finzione e infotainment continuo. E nell’attacco mosso alla stampa c’è l’altro grande problema italiano: l’editore impuro. Il proprio padrone portatore di interessi e giornalisti attenti a non colpire interessi di bottega. Ad avviso di chi scrive la pluralità è comunque garantita e se l’editore resta impuro è anche colpa del numero di lettori, del mercato pubblicitario sbilanciato sulla televisione e di un modello infognato dal conflitto di interessi del cavaliere di Arcore. Un mercato senza regole e limiti.  Ma chi è Elio Rossi? “ Appartengo ai forti, eppure provo una sensazione di disagio. Dopo aver trascorso gli ultimi vent’anni nelle redazioni e negli uffici dei potenti, voglio raccontare come funziona il sistema del potere che in Italia controlla la finanza e i mezzi di informazione. Per farlo, voglio stringere un patto con i miei lettori: io non vi dico quale mestiere faccio, ma in cambio vi dico tutto quello che vedo”. Si scorge un uomo tra le scimmie.

 


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