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Libia, presidio: "L'Italia e l'Europa non possono continuare a tacere!"
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di Bruna Iacopino

Libia, presidio: "L'Italia e l'Europa non possono continuare a tacere!"

“Sono 42 anni che sopportiamo un regime dittatoriale, 42 anni che la gente non è libera di agire, di parlare, di muoversi, di esprimersi. Vogliamo la democrazia e vogliamo liberarci di Gheddafi e della sua famiglia”. Non riesce a dare una motivazione più valida di questa Mossem, Massimo per gli amici italiani, lavoratore libico oggi in presidio di fronte all’ambasciata libica a Roma. Mossem ha lasciato la Libia appena due settimane fa per fare ritorno in Italia, dove vive da 10 anni, ma in Libia ha la sua famiglia, moglie e figli. E’ preoccupato Mossem e arrabbiato, con l’Italia e l’Europa che di fronte ai massacri che in questi giorni si stanno compiendo ai danni della popolazione scesa in strada, continuano a tacere. Ce l’ha con Berlusconi, che chiama l’amico di Gheddafi, e vorrebbe che la loro voce, la voce degli immigrati libici in Italia arrivasse lontano, al mondo intero che non può continuare a guardare e far finta di nulla. La scarsità di notizie che giungono da un paese ormai messo a ferro e fuoco e l’impossibilità di collegamenti internet  e cellulari amplifica la sensazione d’angoscia. Le poche notizie che giungono sono quelle che passa la Tv araba Al Jazeera, e insieme a qualche telefonata forniscono il quadro drammatico della carneficina che si sta consumando ad opera di mercenari assoldati dal regime e guardie fedeli al raiss.
Tuttavia, il popolo libico, come prima aveva fatto quello egiziano e prima ancora quello tunisino dimostra ancora una volta la determinazione data dall’esigenza, ormai ineliminabile, di un cambiamento e le parole di Mossem tornano a dimostrarlo: “ Non faremo nessun passo indietro, non importa quanti ancora moriranno, fossero anche 5 milioni di persone ma la Libia deve tornare ad essere libera, basta, ci siamo stancati!” dice senza tradire alcuna esitazione nella voce, e nonostante fra quei  5 milioni di libici ci sia anche la sua famiglia.
Certo, continua, in Libia non c’è una condizione di povertà estrema, ma è anche vero che alto è il tasso di disoccupazione soprattutto fra i giovani che ancora a quarant’anni non hanno la possibilità economica di farsi una famiglia, il tutto mentre le ricchezze del paese sono state dilapidate.
Intanto nel paese vanno avanti senza tregua feroci scontri tra i sostenitori del regime e la popolazione scesa in piazza, a Tripoli, oggi, come prima a Bengasi mentre, stando alle ultime notizie diffuse da Al Jazeera sarebbe imminente la possibilità di un colpo di stato militare.
In un quadro simile risulta dunque ancor più pesante il silenzio europeo di cui parlava Mossem, complice la strategia della “non interferenza” proclamata oggi al nostro ministro degli esteri Frattini, che paventa, altresì, il rischio “estremismo islamico”.
“Tutte bugie messe in giro da Gheddafi per spingere l’Europa a non interferire” commenta sicuro Mossem, che lancia già la prossima mobilitazione davanti all’ambasciata per mercoledì dalle 15 alle 18.

Ascolta l'intervista in audio

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