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Lettera a Berlusconi sul Berlusconi del '94
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di Tommaso Fulfaro

Lettera a Berlusconi sul Berlusconi del '94

Alcuni giorni fa, un personaggio storico’ che le è stato per diverso tempo vicino è ritornato a proteggerla, ma secondo me più che proteggerla tenta di affondarla definitivamente. Prima di tutto ha organizzato una manifestazione che ha messo in evidenza il vostro lato ‘B’, perché tutte quelle mutande hanno richiamato l’attenzione sulle vostre note facce. La ragione del mio scritto è però un’altra: la preoccupazione per l’invito che il colto giornalista Ferrara le ha rivolto ‘di tornare ad essere il personaggio del 1994’. Si chiederà perché abbia scelto di scrivere direttamente a lei e non al ‘grande giornalista’. Semplicemente per rammentarle almeno un avvenimento di quell’anno che incoscientemente Ferrara ha dimenticato o,  data la sua impreparazione,  non ha mai voluto conoscere. Quanto segue potrebbe creare a lei  gravi danni non solo di natura morale. Dottor Berlusconi, in un Paese libero e democratico, dove l’informazione è pluralista, dove i partiti politici dovrebbero essere più attenti ai problemi reali, dove le persone che rappresentano lo Stato dovrebbero essere l’esempio naturale della correttezza e della trasparenza,  sono state nel ‘94, con i suoi comportamenti e quelle dei suoi sodali, completamente ribaltate. Ricostruisco brevemente i fatti. Nel 1994, vicino alla chiusura dell’anno finanziario, ci fu, presso alcune società del gruppo Mediaset, che lei dovrebbe conoscere,  una ispezione tributaria fatta dalla Guardia di Finanza. Le fiamme gialle scoprirono che alcune società  del gruppo, che avevano il bilancio attivo, pochi giorni prima della chiusura dell’anno medesimo, passarono una notevole quantità di titoli azionari alle società passive, (artatamente create), dello stesso gruppo. Il risultato fu che le società attive diventarono passive e che le passive rimasero tali. Pochi giorni dopo la chiusura (sempre dell’anno finanziario), naturalmente, i titoli tornarono nelle casse delle società d’appartenenza. Tutto sarebbe rientrato in una normale gestione, se la Guardia di Finanza non avesse scoperto ed evidenziato, nella sua verbalizzazione, che quella scorretta operazione aveva sottratto allo Stato (ufficio imposte) circa 560.000.000 di lire. Essendo stata l’ispezione attentamente curata nei particolari, come prassi costante, non fu possibile da parte sua denunciare la persecuzione da lei subita, tanto più che i finanzieri sottoposero subito il loro lavoro ai Superispettori del SECIT, allora presenti, che garantivano con la loro professionalità un contributo di assoluta trasparenza presso il Ministero delle Finanze. Questo gesto, ancora una volta molto corretto, preoccupò seriamente non solo lei ma anche il Ministro delle finanze e lo studio commerciale che aveva dato vita a quella squallida operazione.  I Superispettori, è opportuno ricordarlo, provenivano quasi tutti dalla Magistratura e dall’Ispettorato Vigilanza sulle Aziende di Credito, della Banca d’Italia. Erano persone di assoluta correttezza e con alte competenze professionali. Alcuni provenienti dall’Istituto di Emissione, avevano ispezionato, tra le altre, la Banca Privata di Sindona (centro mondiale della raccolta del denaro sporco da riciclare), ed il Banco Ambrosiano, persone quindi che avevano dimostrato pur correndo molti rischi, di tutelare fino in fondo gli interessi del Paese. Queste cose Dottor Berlusconi, lei e Tremonti le sapevate bene. Il peggio è venuto fuori quando un parlamentare, veramente degno di questo nome, l’On. Sergio Garavini operò, come sua consuetudine, ufficialmente, rendendo quel vergognoso operato, atto pubblico, tramite una Interrogazione parlamentare, verificabile: atto Camera n° 4/00910 presentata il 25/5/1994 indirizzata a lei e al Ministro delle finanze, che ha avuto una risposta, tutta da leggere attentamente, scritta dal Ministro in oggetto il 6/8/1994. Risposta che costrinse, sempre l’On. Sergio Garavini a presentare una nuova Interrogazione, atto Camera n° 4/07138 del 7.2.1995 alla quale più che una risposta, ancora non pervenuta, sarebbe stato più corretto, nel pieno rispetto della Costituzione, presentarvi dimissionari. Non scrivo altro sui testi, perché desidererei che quelle interrogazioni fossero riprese, attentamente lette ed esaminate e rese note, naturalmente con la risposta compresa. Il Popolo sovrano finalmente potrebbe, venendone a conoscenza, rendersi conto che non è lei il perseguitato dalla Magistratura, ma che è invece stato, fin dalle origini, un ‘sano portatore’ del ‘conflitto di interessi’. Per svolgere questa redditizia attività che non solo ha consentito nell’arco di poco tempo di risanare tutti i debiti suoi e delle sue aziende, lei ha agito nella mancanza totale del rispetto delle leggi, all’epoca ancora non manomesse e ‘personalizzate’. Chiudo, ringraziando il compianto Sergio Garavini, che pur non avendone nessun bisogno mi interpellò prima di presentare le Interrogazioni, in oggetto. Per me se le Interrogazioni avessero avuto l’attenzione non solo dell’informazione ma anche dei partiti di opposizione,  sarebbero state una vera base di onestà politica utile a rimandare a casa, e forse anche interdire politicamente, una persona come lei e qualche suo sodale. Per tranquillizzare, però anche il ‘grande giornalista’ dalla faccia coperta dalle mutande, e naturalmente lei, mi preme ricordare, che oggi non siamo più nell’anno ‘94 e  che le persone molto corrette  e trasparenti, veri Servitori dello Stato, componenti il SECIT, elementi pericolosamente onesti, sono stati, non a caso, da lei e da Tremonti, volutamente cancellati. Non vorrei che le spese che purtroppo ora è costretto a sostenere ‘money suasion’ per la campagna acquisti di parlamentari, utili a far sopravvivere il suo potere,  la costringeranno a ripetere gli errori (sic) del passato.             


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