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12 marzo: l'intervento di Monica Guerritore
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di Redazione

12 marzo: l'intervento di Monica Guerritore

Art 4 della Costituzione

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Nelle opere poetiche, nei versi dei grandi del passato,nelle immagini dei nostri autori, nelle parole dei nostri scrittori, vive  quella parte di noi: spirituale. Ed è quella a cui  nel tempo  artisti di ogni tempo hanno parlato creando la nostra cultura, facendo di noi quello che siamo. Un insieme di cittadini. Un popolo.

Sofocle in Antigone racconta il conflitto tra il valore superiore della Costituzione che si identifica con i sommi principi   morali e il valore contingente della legge.

Al centro dello scontro tra Antigone, figlia di Edipo  e Creonte, il re che governa a Tebe, c’è un corpo, conteso tra pietà familiare e ragion di Stato. Antigone, sorella del morto, lo vuole sepolto; Creonte, re, insepolto. La prima fa valere il “diritto naturale” che lei sente nel proprio cuore .Il secondo, “la legge della città” che lui ha voluto.
Creonte  assunto il potere decreta come primo atto funerali solenni per Eteocle,  difensore della città, e l’esposizione del cadavere alle fiere e agli uccelli rapaci per il traditore Polinice, ad ammonimento per tutti coloro che avessero tramato contro la città e il suo re. Chi avesse violato il divieto di sepoltura sarebbe stato messo a morte.

Su questo decreto, immediato sorge il conflitto che porterà alla morte di Antigone per ordine del re
“… impossibile sapere fino in fondo il cuore, l’anima, / la volontà di un uomo, prima che egli / sia provato alla prova del potere / e della legge..”  scrive Sofocle
Antigone  è stata colta sul fatto a violare consapevolmente l’ordine del re, e giusto o ingiusto che sia, è delitto capitale .
Dice Creonte « la città si sceglie un capo, ed è lui / che va obbedito in ogni cosa, sempre, / giusta o ingiusta che sia»
Contrariamente alla vulgata, politica o impolitica che sia, la ribellione di Antigone non mette in conflitto la sovranità di Creonte con la sovranità della coscienza individuale. Antigone non segue semplicemente i propri impulsi morali; essa obbedisce a un’altra legge obiettiva e superiore, che la vincola in coscienza  più della legge temporanea di Creonte

Antigone
“non crederò tanto potenti i tuoi
proclami, da permettere che un uomo,
 un mortale ,
travalichi le leggi degli dèi,
leggi incrollabili, leggi non scritte;
 no, non sono leggi d’oggi o di ieri,
ma vigono da sempre:
nessuno sa da quando siano apparse.

Antigone è lo scontro tra due leggi, l’una proclamata dal decreto di Creonte, l’altra rispecchiata, rispecchiata ma non creata, dalla coscienza di Antigone. Mentre Creonte si crede onnipotente nel fare e disfare la legge per tenere insieme la città con la violenza, la legge alla quale Antigone si dichiara fedele è la legge della tradizione il cui fondamento trascende la potenza degli uomini e si confonde con il culto degli dèi. Questo è la legge fondamentale, che non esclude affatto il diritto dei governanti di scrivere e promulgare leggi per la città, ma è la pietra di paragone della loro legittimità morale.

Quanto costa questa Cultura? Quanto costa specchiarsi nelle verità che Sofocle (in questo caso  commentato da Zagrebelsky) o Calvino, o Michelangelo, o Shakespeare ci mostrano? Niente  se non la cura di mantenerli in vita e così facendo mantenere in vita la nostra intima essenza,la nostra ricerca di uomini e donne di oggi, quel pensiero  che non può e non deve essere manipolato.
In cambio, la Cultura, offre qualcosa di impagabile:una brace accesa nella notte dell’Anima, un sovrabbondare di vita, di pensiero.


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