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L’intervento del costituzionalista Alessandro Pace alla manifestazione del 12 marzo
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di Redazione

L’intervento del costituzionalista Alessandro Pace alla manifestazione del 12 marzo

E’ importante che siate presenti qui oggi, in così gran numero, per manifestare  per la nostra Costituzione e per il nostro Tricolore.
E’ importante che siate qui perché MANIFESTARE il proprio amore, la propria fede nella Costituzione e nei suoi valori significa TESTIMONIARE la perdurante vitalità della Costituzione nonostante i pericoli, tutt’altro che immaginari, che incombono su di essa.
Ha giustamente rilevato un autorevole storico delle costituzioni, Maurizio Fioravanti, che se la nostra Costituzione «non fu messa da parte nei difficili anni Cinquanta» e se non fu nemmeno messa da parte negli anni tristissimi del terrorismo - che fu sconfitto nel rispetto della legalità - essa non deve e non può essere messa da parte oggi «dopo sessant’anni di esperienza repubblicana».
Per sorreggerla, ha ancora rilevato Fioravanti, non c’è bisogno di alcun nuovo compromesso costituzionale, come quello che consentì la nascita della nostra Legge fondamentale. C’è invece bisogno «che gli attuali attori della scena politica, sociale ed economica riconoscano che nessuna politica è possibile in democrazia senza la Costituzione e senza il riconoscimento della Norma fondamentale da parte di quegli attori».
Ma poiché taluni degli attuali attori della scena politica, sociale ed economica non si identificano in essa e tanto meno la amano, a indurli a riconoscere l’ineliminabile importanza della Costituzione non può essere la Costituzione stessa, che, di per sé, è soltanto un pezzo di carta (anche se, come disse Piero Calamandrei, è un testamento di centomila italiani che dettero la vita per la democrazia, per la libertà e per l’eguaglianza)…a indurli a riconoscere l’ineliminabile importanza di questa nostra Costituzione dobbiamo essere tutti noi, con grandi manifestazioni come quella di oggi, ma anche testimoniando, con il nostro comportamento quotidiano nei nostri rapporti sociali, di considerare vivi e vitali i valori di libertà e di eguaglianza ad essa sottesi e di considerare ineliminabile il concetto di democrazia che le è proprio.
Che non è quello di una DEMOCRAZIA PLEBISCITARIA con un capo che si rivolge al popolo e con il popolo che l’acclama; ma di una DEMOCRAZIA LIBERALE nella quale la sovranità politica, come recita l’art. 1 comma 2, è essenzialmente limitata.
In questo suo primo articolo la Costituzione impone infatti che la sovranità popolare debba essere esercitata «nelle forme e nei limiti» da essa previsti, e quindi, a maggior ragione, esige il rispetto, da parte dei rappresentanti del popolo e dei governanti nonché da parte di qualsiasi titolare di una pubblica funzione, dei limiti posti alle attribuzioni costituzionali e alle rispettive competenze.
Una disposizione, l’art. 1, che quindi impone a tutti noi, soprattutto quando esercitiamo una funzione pubblica, di dover rispondere dei nostri comportamenti. E lo impone a tutti, anche ai magistrati, come giustamente pretende l’attuale Governo, ma lo impone del pari al Presidente del Consiglio, ai Ministri e ai parlamentari, cosa di cui evidentemente molti di loro, contraddittoriamente, si dimenticano pretendendo invece, per quanto li riguarda, una totale immunità.
Con queste parole esprimo a tutti voi la mia gratitudine, anche come studioso di diritto costituzionale, di essere qui con noi in questa giornata radiosa!
Viva l’Italia, viva la nostra Costituzione e viva il nostro Tricolore!


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