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Io non taccio: Fra’ Girolamo Gallo
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di Filippo Vendemmiati

Io non taccio: Fra’ Girolamo Gallo

Raggiungo Don Andrea Gallo per una breve intervista nei camerini del Teatro Celebrazioni di Bologna una decina di minuti prima della spettacolo. Sono sicuro che non ce la può fare a reggere due ore di anatemi di Fra’ Girolamo Savonarola, il predicatore domenicano, bruciato come eretico 500 anni fa. Il sacerdote genovese, 83 anni, è disteso sul  divanetto, gambe in alto, pallido e ansimante. Un quarto d’ora dopo entra in scena e sembra un indemoniato: passo lungo, sciarpa rossa, cappello in testa che lancia immediatamente contro un tavolo di marmo che nell’allestimento fa da altare. Finirà due ore e passa dopo,  agitando come bandiera la sciarpa rossa che ha sempre tenuto sulla spalla sinistra. Lo spettacolo “Io non taccio”, Stefano Massini ha adattato le prediche di Savonarola, le musiche sono di Valentino Corvino, produzione Promo Music, comincia con Don Andrea che ripete la stessa frase che aveva aperto poco prima l’intervista:
“ Due giorni fà mi sono sentito poco bene, e stavo per farvi uno scherzo da prete. Savonarola se la sarebbe presa. Io mi sento inadeguato nei suoi confronti, quello era un gigante, un uomo contro il potere politico e contro la corruzione della chiesa. Infatti il potere lo ha schiacciato. Io mi sono laureato all’Università della strada. Ho studiato con gli ultimi, tossici, prostitute, transessuali. Non ho nulla da perdere”.
Seduto dietro all’altare di scena Don Gallo legge con voce stentorea gli anatemi del frate, poi di tanto in tanto si alza e improvvisa racconti personali. Il senso delle parole e degli critiche feroci alle ingiustizie terrene si confondono. Da chi vengono quelle frasi, dal frate ferrarese o dal prete genovese?
Don Andrea cosa ti ha  convinto ad accettare questa “messa teatrale”?
“Un giorno mi è arrivato un biglietto da un’abbazia domenicana  di suore di clausura. Ancora non avevo deciso, stavo leggendo il testo, ma si sa le suore sanno sempre tutto. Mi sono detto, chissà quante me ne diranno quelle e invece sul biglietto c’era scritto: -Grazie a Lei, amico del nostro Savonarola. E non è da tutti-. Firmato suor … non posso rivelare il suo nome. Peccato non possa venire a teatro”.
Alcuni brani che  leggi sono quasi incredibili se si considera sono stati  scritti  cinque secoli fa. Che cosa ti ha colpito di più?
“ Il valore assegnato da Savonarola al bene comune. I politici, i cosiddetti eletti devono avere come obiettivo prioritario il bene comune. Dov’è la politica oggi? Don Milani diceva: uscire tutti insieme  dai problemi, ma con una peculiarità, partire dagli ultimi, da chi sta peggio. E la chiesa dove sta oggi? Siamo tutti responsabili, istituzioni laiche e religiose.
Quando gli chiedo che cosa direbbe Savonarola dell’Italia di oggi, Don Andrea Gallo mi risponde così e mi resta il dubbio a nome di quale dei due parli. O forse chissà sono la stessa persona.
“ Savonarola la chiamava già allora Vacca Italia, figuriamoci oggi. Nella nostra storia italiana, dal dopoguerra ad oggi,  non abbiano mai toccato un punto così basso di democrazia, una crisi così profonda dell’etica pubblica. C’è uno svilimento del Parlamento che si abbassa e si inchina per difendere il suo principe. Savonarola si rivolge soprattutto ai cittadini, perché se i tiranni e i potenti vanno avanti è perché la gente soffia in queste vele. C’è un popolo riverente, che abbassa la schiena, gli indifferenti non si interessano al bene comune. Ci sono passaggi nelle prediche di Fra’ Girolamo che sono attuali, basta cambiare il nome del tiranno”.
Scrivono e recitano Fra’ Girolamo Gallo:
“La vacca italiana è tanto ingorda da essere ormai moribonda,strafatta di vizi, di lussuria, di falsità , di guadagni, vuole solo arricchirsi, strafare, ingrassare, non le importa niente del suo popolo e al suo popolo niente importa di lei, si ignorano a vicenda, si rovinano a vicenda,i potenti rovinano il popolo che li imita, il popolo rovina i potenti accettandoli, giorno dopo giorno, senza cacciarli nell’infamia, senza rivoltarsi al peggio, senza mai il minimo scatto d’orgoglio. Povera terra l’Italia, terra senza orizzonte, destinata ad affondare nel suo stesso letame, a schiattare facendo baldoria perché l’Italia ama solo la festa, l’orgia, il baccanale, dove tutto è lecito e nulla proibito, dove la legge non esiste, dove Gesù Cristo è solo una scultura in croce, dove ai bambini si insegna la furbizia, ai vecchi a prolungare il coito, alle donne la carriera delle meretrici, agli umili che l’umiltà  è una disgrazia e ai ladri che il furto è sacrosanto”.


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