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I precari e la Costituzione. Tutti con tutti: anche nella difesa del lavoro
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di Roberto Secci

I precari e la Costituzione. Tutti con tutti: anche nella difesa del lavoro

Se il 9 aprile vuol essere un punto di ripartenza per il riconoscimento dei diritti del lavoratori precari non possiamo trascurare che il problema non colpisce e non interessa soltanto le nuove generazioni e coloro che hanno un diploma o una laurea. Nei giorni di avvicinamento alla manifestazione, nei telegiornali (pochi) che hanno raccontato la protesta di piazza, sui giornali di questa mattina e sulle pagine di facebook si vedono sfilare migliaia di giovani che protestano per il giusto riconoscimento ad avere un lavoro sicuro: a non essere precari per sempre.  Molti di quei giovani che non possono oggi chiedere un mutuo per comprasi una casa, una macchina o un motorino senza una firma di garanzia. Sono quei giovani che non possono pensare a una convivenza o a metter su famiglia: tutti bamboccioni insomma. Nella piazza di ieri c'erano anche tanti precari under quaranta. Lavoratori che da anni trascinano contratti a termine come i ricercatori, gli insegnanti, i cococo o i cocopro, gli autori, i consulenti o i lavoratori atipici della Rai che svolgono mansioni in azienda con qualifiche mai riconosciute  o, ancora, i giornalisti che lavorano in testate locali e nazionali percependo centesimi di euro per una pezzo dopo anni di lavoro sempre malpagato. Ma anche i lavoratori delle emittenti radiotelevisive private “sanati” dal contratto Aer Anti Corallo ma che vivono di fatto una precarietà continua determinata dallo stato di crisi del settore verso il quale questo governo continua a “tagliare” Gli ultimi dati disponibili sono impressionanti . I precari in Italia sono 3.941.400. Il 56% di loro è occupato nelle regioni del Centro Sud. Tra il 2008, inizio della crisi, ed il 2010 sono aumentati del 4%. Oltre il 38% ha solo la licenza media, tra gli under 35 il livello retributivo mensile netto è di 1.068 euro, un importo inferiore del 25,3% (pari a 282 euro) rispetto ad lavoratore a tempo indeterminato che svolge le stesse mansioni. Tra gli over 35, invece, la retribuzione mensile media è pari a 1.325 euro, con un differenziale, rispetto a quanto prende un lavoratore dello stesso settore con il posto fisso, di -518 euro al mese (-38 per cento) . Dati statistici ovviamente: in molti casi diversi da una realtà ben più misera.
Per questo ieri Reporter senza rete e  Articolo 21 hanno  deciso di partecipare alla manifestazione dietro la grande bandiera tricolore che aveva aperto la manifestazione del 12 marzo in difesa della Costituzione. Abbiamo voluto riunire, simbolicamente, tutti coloro, giovani e non giovani,  vittime di questa politica che negli ultimi vent'anni ha precarizzato il paese. Dobbiamo ribadire, come recita l'articolo 1 della nostra Costituzione , che la nostra è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e non sul lavoro precario. In alcuni comparti , come in quello giornalistico, i precari sono ormai maggioranza. Domandiamoci perché nella piazza di ieri non c'erano quei lavoratori (anche in questo caso stragrande maggioranza in Italia) che svolgono mansioni molto pesanti da un punto di vista fisico e sono presenti soprattutto nel settore della cura alla persona, in quello alberghiero, in quello della ristorazione e nell’agricoltura. Forse è il caso di pensare a come coinvolgere tutti su valori condivisi da tutti e che la nostra Costituzione racchiude. Tutti con tutti insomma: anche nel precariato. 


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