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Articolo 21 - INTERNI
Rom, famiglie divise per Pasqua... dai cancelli di una chiesa
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di Bruna Iacopino

Rom, famiglie divise per Pasqua... dai cancelli di una chiesa Nel giorno della Santa Pasqua del Signore, molte famiglie cristiane si riuniranno attorno ad una tavola imbandita per festeggiare la resurrezione del Cristo... tra uova pasquali, agnelli e colombe l'unità famigliare verrà ancora una volta celebrata. Non sarà così per tutti, però. Non lo sarà per esempio per molte famiglie rom, divise, in questo momento proprio dai cancelli di una chiesa: la Basilica di San Paolo.
Tutto inizia ieri, con lo sgombero di via dei Cluniacensi. Dopo l'occupazione simbolica della Basilica stessa e un braccio di ferro durato 48 ore alla fine i rom hanno deciso di respingere in toto la proposta avanzata dal Comune: rimpatrio assistito, bonus di 1.000 euro ( metà da parte del Comune, l'altra metà dal Vicariato), donne e bambini al CARA di Castelnuovo di Porto, uomini all'interno di ricoveri notturni, partenza dopo Pasquetta. Ad accettare solo un gruppetto partito nel primo pomeriggio.
Rimane lo zoccolo duro, un centinaio di persone supportate dalle associazioni dice no e fa saltare la trattativa: ad essere divisi nel giorno di Pasqua per poi essere rimpatriati proprio non ci stanno e da San Paolo non si muovono.
La beffa però arriva proprio qui.
Questa mattina, un bel gruppo di quelli che erano dentro lo stanzone messo a disposizione dal Vaticano esce per andare a fare la spesa, magari a prendere la colazione, anche solo il latte per i tanti bambini che, fino a ieri mattina affollavano il campo di via dei Cluniacensi. Il cancello si chiude alle loro spalle e non si riapre più. Chi è dentro è dentro chi è fuori è fuori e vi rimane.
E a rimanere fuori sono mamme che hanno affidato i bambini a chi stava dentro o bambini, piccoli, usciti con zie o amici. Famiglie spaccate, da un cancello, dalla burocrazia, o da chissà cosa...
a chiederselo sono in tanti, anche semplici cittadini che da ieri assistono ad una scena che sa di surreale.
Rimangono fuori, punto, le regole sono chiare... e vi rimangono nonostante la pioggia che comincia a cadere nel tardo pomeriggio e nonostante la mediazione tentata dalle associazioni e dalla questura, rimangono perché sono usciti dalla Basilica e in un certo senso anche dai patti: per chi è fuori non vale neanche l'offerta del rimpatrio assistito.
“Almeno fate entrare i bambini”. Dalla Basilica, rispondono no. Si muove allora il Municipio: dopo una serie di telefonate e contrattazioni la protezione civile della Garbatella tira su una tenda, e uno spazio del cortile esterno viene destinato a rifugio provvisorio... ma solo per i piccoli, gli adulti si arrangeranno. Tanto, sono grandi, grossi e vaccinati, e soprattutto sono rom.
A poco serve la forzatura finale tentata ai cancelli di fronte agli sguardi impassibili delle guardie vaticane con tanto di cori e telecamera che inquadra il tutto. Del responsabile invocato dagli astanti neanche l'ombra.
Qualcuno tenta la carta della carità cristiana e della Pasqua come ultima chance. Una madre aggrappata alle sbarre chiede di poter stare con la figlia di 3 anni e mezzo rimasta dentro: “ siamo uomini non siamo cani che possono essere lasciati fuori dalla porta” prova a urlare. Ma i cancelli non si aprono.
Mentre mi allontano c'è chi continua a rimanere attaccato a quelle sbarre, chi cerca soluzioni, chi si interroga su come passeranno la notte quelle persone, cosa mangeranno, dove si laveranno o andranno a fare i loro bisogni, chi pur non essendolo si sente interamente responsabile.
Il cielo non promette nulla di buono, quello che ho lasciato neanche.
Certezze una sola: se quei cancelli rimarranno chiusi questa notte ci saranno dei bambini che dormiranno senza madre e all'addiaccio fuori da una chiesa...
Buona Pasqua dunque, a chi ancora crede...

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