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I Tg "dimenticano" la riconciliazione Hamas-Fatah
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di Osservatorio Tg

I Tg "dimenticano" la riconciliazione Hamas-Fatah

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  • I Tg di mercoledì 4 maggio 2011 - Il Tg 1 e il Tg 5, con un titolo identico, ci fanno sapere che i paparazzi hanno deciso una tregua per i neo sposi William e Kate; Studio Aperto ci racconta che la damigella di 3 anni aveva con sé un giocattolo  dal simpatico aspetto di un verme rosa; Tg 5 ci racconta di Carla Sarkozy che sarebbe in doppia dolce attesa; Emilio Fede ci comunica che da venerdì sarà primavera. Il servizio fotocopie  propone  il primo titolo per quasi tutte le testate su Osama Bin Laden,  il secondo per l’approvazione della mozione Pdl Lega sulla Libia;  i tre Tg Rai presentano un servizio  quasi identico  sulla nomina di Lorenza Lei alla Direzione generale. La cronaca criminale ci ricorda la sentenza della Cassazione sul delitto di Erba. Solo Tg la 7 prova a “ragionare” sulle critiche e gli sproni di Napolitano alla sinistra – dichiarazioni riprese anche dal Tg 1.
    Noi dell’Osservatorio avevamo fatto una scommessa: quale spazio alla “riconciliazione” tra Fatah e Hamas celebrata oggi al Cairo? Dopo 4 anni di divisione, con in mezzo una “cosina” da poco come Piombo Fuso; nel bel mezzo della “primavera” – non quella di Fede – che ha investito il nord Africa ed il Medio Oriente; la riunificazione politica tra Cisgiordania e Gaza è “notizia” per i nostri Tg? La scommessa l’abbiamo vinta: solo il Tg 3 dedica un servizio all’avvenimento che apre nuove prospettive, per quanto complesse, alla più incancrenita crisi mondiale; il Tg 5 ne parla da studio per una trentina di secondi.  Va detto che anche i siti dei maggiori quotidiani in giornata hanno tenuto un basso profilo – secondo noi sbagliando – sulla notizia. Nel  commento  abbiamo sentito Francesco Peloso, de Il Mondo di Annibale.
    Per il resto, niente da segnalare; ci sono persino mancati  i consueti alieni e fantasmi di Studio Aperto, in una serata di informazione insufficiente, piatta e avvilente.
    Alberto Baldazzi


                                              Il Commento di Francesco Peoloso, de Il mondo di Annibale

                                                                         (intervista di Lorenzo Coletta)

    Francesco Peloso, anche i siti d’informazione, non solo i Tg, tengono bassa la notizia che forse ha un valore epocale:  la riconciliazione tra Hamas e Fatah. Illusorio e ingenuo pensare che la ricomposizione  possa rappresentare veramente qualcosa di notevole nella storia recente del nord Africa e del Medioriente?

    No, non è illusorio. La notizia è importantissima e l’unico motivo per cui viene tenuta un po’ “bassa”, come dici tu, è dovuto al fatto che le notizie che arrivano da tutto quel mondo, cioè dal Nord Africa, poi adesso anche dal Pakistan, sono tutte notizie, come dire, “eccezionali”, compresa la vicenda di Bin Laden naturalmente, che sta un po’ sconvolgendo tutti i palinsesti informativi.  Tuttavia la questione dell’accordo tra Hamas e Al Fatah è una pagina storica che si sta scrivendo. Naturalmente tutto è ancora in divenire e poi vedremo come si svilupperà; ma perché è storica? Perché è stato capovolto l’assunto principale con il quale si è guardato al Medioriente negli ultimi vent’anni, e cioè si diceva: si risolve il conflitto israelo-palestinese e si pensa al resto. E’ accaduto esattamente il contrario. La storia ci ha un’altra volta sorpreso, e cioè dalle rivoluzioni, dalle rivolte, dai cambiamenti di tutto il Nord Africa e della penisola Arabica,è arrivata la spinta al cambiamento per il conflitto israelo- palestinese. Questa è la grande novità.

    Se Hamas e Al Fatah fanno, come dire, la “pace”, anche se l’abbraccio è complesso e sicuramente non semplice, la loro azione però non può rimanere solitaria. Parafrasando ciò che tu prima accennavi – la tensione occidentale rispetto a ciò che è successo negli ultimi mesi in Nord Africa- ci sarebbe bisogno di un “coro” complessivo e collettivo a supporto di questa iniziativa; un coro che probabilmente tarderà a far sentire la sua voce.

    Naturalmente tarderà. Innanzitutto ci sono diffidenze verso Hamas motivate in modo strumentale, a volte anche realistiche. Ma il punto non è quello. Questo sforzo va sostenuto perché le forze  sul terreno, le forze che rappresentano i Palestinesi, oggi sono queste. Si va verso un processo, faticoso di sicuro, di unificazione, il che implica, il che significa che da parte della comunità internazionale si può andare verso il riconoscimento di uno stato palestinese. Bisogna tenere conto che questa ipotesi è già presa in esame da molte cancellerie e ambasciate in giro per il mondo, comprese alcune occidentali. Tra l’altro è un progetto su cui lavora anche l’amministrazione Obama. Naturalmente dovranno essere soddisfatte alcune condizioni, non c’è dubbio che è un processo diplomatico complesso, però, ripeto, la novità è eccezionale e potrà produrre cambiamenti anche sul “fronte opposto”, cioè su quello israeliano.

    Israele rischia, come dire, di rimanere inutilmente “appoggiata” da una parte dell’occidente se non cambia posizione, o paradossalmente isolata, nel caso in cui le cancellerie occidentali si muovessero rispetto alla questione palestinese.


    Questo, sì, è un problema che Israele sente in questi mesi, perché già quello che stava succedendo in Egitto, in Tunisia e in Libia riguardava anche Israele, inevitabilmente. L’attuale assetto politico israeliano è figlio della teoria dello scontro di civiltà, degli ultimi 10-15 anni di politica estera americana, predominata dall’idea conservatrice di Bush della guerra contro l’Islam. Ora tutto questo, come un domino incredibile e pazzesco, sta venendo meno. Naturalmente ci saranno mille problemi e contraddizioni in questi processi; è una storia che si sta veramente facendo ora. Tuttavia, certo, Israele dovrà trovare delle “contromisure” politiche e diplomatiche, cioè dovrà, per restare nel gioco, rispondere a questo cambiamento. Per ora ha bloccato un po’ di aiuti ai palestinesi, ma naturalmente sono provvedimenti del primo momento. In realtà già all’interno della società israeliana ci sono alcuni cambiamenti; un appello c’è stato, firmato da molti intellettuali, fra i quali 23 premi Nobel, che chiede invece di riaprire i negoziati  e di farlo sul serio. Dunque qualcosa già comincia a muoversi.

     


    Dati Auditel di martedì 3 maggio 2011

    Tg1 - ore 13:30 4.705.000 27,28% ore 20:00 6.133.000 26,41%.
    Tg2 - ore 13:00 3.222.000 20,40% ore 20:30 2.816.000 10,53%.
    Tg3 - ore 19:00 2.342.000 15,86%.
    Tg5 - ore 13:00 3.915.000 24,43% ore 20:00 4.960.000 21,39%.
    Studio Aperto - ore 12:25 2.843.000 22,01% ore 18:30 1.064.000 9,34%.
    Tg4 - ore 19:00 875.000 5,99%.
    Tg La7 - ore 13:30 916.000 5,31% ore 20:00 2.172.000 9,29%.

    Fonte: www.tvblog.it

     

     


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