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Articolo 21 - ESTERI
Sarà davvero il killer di Anna Politkovkaja?
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di Andrea Riscassi

Sarà davvero il killer di Anna Politkovkaja? Non so perché. Ma percepisco sempre le mosse della giustizia russa come se puntassero più alla propaganda che alla scoperta della verità. Forse perché da quelle parti Putin non ha bisogno di mettere la mano sulla spalla di Obama per porre sotto controllo i pm. Anche l’arresto di ieri di Rastam Makhmudov, ceceno, 37 anni, sospettato di essere il killer che ha ucciso Anna Politkovskaja, mi è sembrata un’operazione di facciata. Sfogliando stamane i giornali di tutto il mondo, direi che è un’operazione ben riuscita.
Quando ieri è cominciata a circolare la notizia ho sperato che il vento fosse cambiato anche da quelle parti, che le famose riforme promesse dal presidente Medvedev passassero anche dal rendere giustizia di quanti hanno pagato con la vita l’essersi opposti al regime. Ma temo che ancora così non sia.
Da tempo le autorità russe dicevano che Rastam Makhmudov, ricercato dall’Interpol si rifugiava tra Inghilterra e Belgio. E’ stato invece arrestato in Cecenia. Era a casa dei genitori.
Ora lo porteranno a Mosca e lo mostreranno, in manette, a fotografi e operatori tv. Poi calerà il silenzio. L’impressione che si avrà, a Mosca come a San Pietroburgo, a New York come a Washington, a Roma come a Berlino, a Parigi come a Londra è che finalmente “giustizia è fatta”.
Ma è davvero così?
Il primo processo contro il gruppo di fuoco che avrebbe individuato l’indirizzo di casa della giornalista russa (aveva da non molto cambiato casa, quella di via Lesnaja dove è stata assassinata il 7 ottobre 2006) comprendeva due fratelli di quel Makhmudov, arrestato ieri. Dzhabrail e Ibragim in quel processo andarono assolti. Così come l’ex dirigente della polizia di Mosca Serghei Khadzhikurbanov. Assolti, per insufficienza di prove. Il Dna trovato sul luogo del delitto non corrispondeva in particolare a quello dei fratelli Makhmudov. Delle due una. O Rustam è stato adottato, o è probabile venga scagionato anche lui. A meno che non serva, in vista delle presidenziali russe del prossimo anno, un capro espiatorio (e un ceceno lo è per antonomasia) la cui testa presentare all’elettorato per mostrare i segni del cambiamento.
Un cambiamento solo di facciata in ogni caso. Le cose cambieranno davvero quando qualcuno si prenderà la briga di capire chi abbia ordinato l’assassinio di Anna Politkovskaja. Ieri Anna Stavitskaja, legale dei figli di Anna, si è detta scettica sull’ipotesi che l’arresto del terzo Makhmudov, sospettato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio, possa aiutare gli investigatori a individuare il mandante: “Devono trovare chi ha ordinato il delitto”. L’avvocato si è detta anche stupita che Makhmudov, pur inseguito da un mandato di cattura internazionale, sia anche riuscito a muoversi liberamente tra Belgio e Federazione Russa, Paese del quale fa parte la Cecenia: “Il fatto che una persona accusata di un crimine possa facilmente passare i confini mostra come lavorano i nostri servizi”.
Gli stessi servizi che non hanno risolto il caso di Natalija Estemirova, giornalista e attivista di Memorial, assassinata nel Caucaso nel 2009. Anche per il suo caso la scorsa estate, scattarono i meccanismi della propaganda. Il presidente Medvedev, nel primo anniversario dell’omicidio, annunciò che era stato individuato il killer. La stampa di tutto il mondo si accontentò di tale politica dell’annuncio. Ma, anche in questo caso, a distanza di 11 mesi da quelle roboanti dichiarazioni, assassini e mandanti sono ancora uccel di bosco.

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