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Guai ai cronisti con la testa e con gli occhi
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di Alberto Spampinato*

Guai ai cronisti con la testa e con gli occhi

Guai ai cronisti che non si limitano a ricopiare i comunicati stampa e le veline, che osano andare oltre, che vogliono vedere la realtà con i loro occhi e giudicare i fatti con la propria testa! Guai a quelli che osano criticare i pubblici amministratori! Ne sa qualcosa Gisella Roncoroni, che, insieme ad un suo collega, ha compilato per ” La Provincia di Como”, il suo giornale, le pagelle dei consiglieri comunali della città. Lunedì 24 maggio, in consiglio comunale è stata pubblicamente insultata da uno dei “pagellati’, il consigliere comunale del Pdl Augusto Giannattasio che l’ha insultata, l’ha definita incompetente, ha storpiato il suo cognome chiamandola “Roncoglioni”e l’ha invitata a cambiare mestiere, a fare l’estetista in Svizzera. Contro il comportamento ingiurioso di Giannattasio si sono doverosamente schierate tutte le organizzazioni dei giornalisti della Lombardia e alcuni consiglieri comunali. Hanno difeso il lavoro e la competenza di Gisella Roncoroni. Hanno ricordato che ha vinto il Premio Cronista dell’anno.

L’episodio di Como è sintomatico di un clima pesante che si respira in Italia ed è sempre più diffuso, di intolleranza verso l’informazione critica e l’osservazione diretta dei fatti. S’è visto anche dalla circolare del ministero degli interni che dal 1 aprile vieta ai giornalisti l’ingresso nei centri di identificazione e nei centri di accoglienza per i richiedenti asilo politico in nome dell’emergenza sbarchi. Una novità denunciata da “l’Unità e stigmatizzata come “un salto indietro di diversi anni” da Beppe Giulietti (Leggi il suo intervento : http://www.articolo21.org/3265/notizia/fora-da-i-ball-giornalisti-compresi.html )

In questo clima di insofferenza verso i giornalisti che ragionano con la loro testa e guardano le cose con i loro occhi non basta più reagire parando i colpi man mano che arrivano. Questo clima è lo stesso che a volte sfocia in minacce , querele pretestuose, richieste di risarcimento immotivate che per anni condizionano pesantemente giornali e giornalisti, e in definitiva i cittadini. Di fronte a questo quadro, che Ossigeno è impegnato a documentare e descrivere, non ci si può più limitare a condannare i singoli episodi. Bisogna elencarli cogliere il nesso che c’è fra loro e prendere iniziative più adeguate per difendere il diritto dei giornalisti di raccontare i fatti senza subire ritorsioni e violenze. In Italia c’è troppa comprensione per chi si lascia andare a comportamenti e decisioni che ostacolano il diritto dei cittadini di essere informati correttamente. Bisogna cominciare a dire che non si può continuare a minimizzare comportamenti che equivalgono all’interruzione di un pubblico servizio, quello dell’informazione.

*direttore di Ossigeno per l’Informazione

Tratto dal sito di Ossigeno per l'informazione


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