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Nel comune di Fondi la lotta contro le mafie deve essere patrimonio di tutti
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di Bruno Fiore*

Nel comune di Fondi la lotta contro le mafie deve essere patrimonio di tutti

Il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nei territori del sud-pontino è ormai noto nella drammaticità delle sue dimensioni, anche a seguito del deflagrare del “caso Fondi”. Il Comune che il Consiglio dei Ministri del governo Berlusconi non ha sciolto, così come richiesto da una dettagliata e puntuale relazione della Commissione d’accesso nominata dal Prefetto di Latina Bruno Frattasi e fatta propria per ben due volte dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni. Il Consiglio comunale di Fondi non è stato sciolto perché i consiglieri dell’ex maggioranza di centrodestra, che ha governato la città negli ultimi quindici anni, ha presentato, a meno di ventiquattrore dalla riunione del Consiglio dei Ministri, le proprie dimissioni. Così si è trovato l’escamotage di procedere allo scioglimento ordinario ed evitare quello straordinario, che avrebbe comportato la nomina di una terna di Commissari ed un periodo minimo di 18 mesi di gestione da parte degli stessi. Oltre che l’impossibilità, per gli ex Consiglieri comunali, di ripresentarsi alle elezioni amministrative che si terranno a marzo 2010 in concomitanza con quelle regionali. Fatto di per se grave, perché crea un precedente pericoloso che potrebbe essere utilizzato da qualsiasi altra amministrazione oggetto di indagini per infiltrazioni mafiose.
Con questa non-decisione sullo scioglimento del Consiglio comunale di Fondi si è dato il peggior segnale in questo territorio di resa dello Stato di fronte alla prepotenza della mala politica e alla presenza massiccia delle organizzazioni malavitose che operano da decenni in settori importanti dell’economia locale: edilizia, commercio e gestione di locali pubblici. Come dettagliatamente documentato nella relazione prefettizia, le organizzazioni criminali presenti a Fondi avevano un sicuro rapporto privilegiato con ampi settori dell’amministrazione comunale e riuscivano a condizionare gli appalti di importanti opere pubbliche. Per non parlare della distribuzione di sostanze stupefacenti che utilizza il traffico di centinaia di Tir che tutti i giorni transitano per il Mercato Ortofrutticolo di Fondi (M.O.F.) e viaggiano per tutta Europa. Nulla di nuovo sotto il cielo, considerato che le nuove mafie, abbandonata la coppola e le lotte intestine, si sono trasformate in holding dal fatturato da finanziaria “pesante”, per investire i propri capitali in ogni settore economico.
Ebbene, chi si è trovato a denunciare questa realtà ed appoggiare l’operato del Prefetto Frattasi e della DDA di Roma, riuscendo a far diventare questa battaglia patrimonio di tutte le forze politiche del centrosinistra e delle associazioni locali, si è trovato improvvisamente consapevole che, in vista delle elezioni amministrative di marzo 2010, bisognava abbassare i toni, non parlare troppo di mafie e del pericolo che esse rappresentano per la collettività fondana, perché questi temi ci avrebbero potuto alienare i consensi di una parte dell’elettorato. E questi “saggi consigli” venivano proprio dalle persone che avrebbero dovuto essere maggiormente solidali in questa difficile lotta.
Allora c’era bisogno di dichiarare apertamente la propria volontà di continuare l’impegno contro le mafie e chiedere a tutti di assumersi le proprie responsabilità. Mi sono dimesso da coordinatore del Circolo di Fondi del Partito Democratico per tentare con tutte le mie forze di affermare questa necessità. Ciò non significa che abbandoni il Partito Democratico, nel cui progetto credo fermamente, e, tantomeno, che rinunci alla battaglia che condivido con tanti amici del Comitato permanente di lotta alle mafie. Anzi, il mio/nostro impegno sarà triplicato. Lo faremo perché sono tantissimi i segnali che ci giungono dai cittadini di Fondi, di condivisione di un progetto di governo della città che veda al primo punto il ripristino della legalità e della trasparenza nell’amministrazione del Comune e di lotta senza se e senza ma alle mafie che stanno inquinando la nostra economia e la nostra società.
L’augurio è quello di non ritrovarci “abbandonati” in questa lotta. Allora chiediamo a tutti gli amici che operano nell’informazione di mantenere accesi i riflettori sul “caso Fondi”. Riprendiamo e facciamo nostre le parole di Roberto Saviano nella sua “Lettera all’Italia infelice”: Raccontare la realtà non significa infangare il proprio Paese: significa amarlo, significa credere nella libertà. Raccontare è l’unico dannato modo per iniziare a cambiare le cose.”

* Portavoce del Comitato permanente di lotta alle mafie di Fondi


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