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In prime time Mentana svetta, e non solo per gli ascolti
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di Osservatorio TG

In prime time Mentana svetta, e non solo per gli ascolti

ASCOLTA L'OSSERVATORIO DEI TG DEL 4 LUGLIO 2011
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I Tg di lunedì 4 luglio 2011- Enrico Mentana si staglia sempre più come assoluto protagonista dei TG delle 20, e non solo per gli ascolti che oramai sfiorano lo share del 12%. Questa sera, infatti, sceglie a differenza di tutte le altre testate, una chiave problematica nel resoconto sui fatti della Val di Susa, che lo porta a ipotizzare anche responsabilità da parte della polizia, a “scagionare” Grillo dalle accuse di fiancheggiamento dei violenti – facendo ascoltare l’integrale del suo discorso - e a proporre interrogativi sull’ utilità della Tav. Per le altre testate, compreso il Tg 3, sulla Val di Susa è egemone una vulgata pienamente condivisa, se non ispirata dal mondo della politica. Come se non bastasse, TG La 7 nella presentazione della manovra si concentra assai criticamente – seguendo in questo il Tg 3 e anticipando il Tg2 -  sulla norma anti sentenza Mondadori, esplicitando a 360 gradi quale sia la sua finalità e l’utilità patrimoniale per il premier. Infine Mentana cavalca il suo lungo momento ritornando sullo scambio con Santoro circa le “diverse libertà”, e auspicando di nuovo un possibile accordo tra il conduttore di Anno Zero e La 7. Noi, che quotidianamente analizziamo le tante miserie e le scarse nobiltà dell’informazione televisiva ai tempi del conflitto di interesse, non possiamo che rilevare come si imponga e venga premiato chi ha le capacità e le possibilità di svolgere il mestiere di giornalista senza invalicabili condizionamenti e con una buona dose di libertà di coscienza, in un sistema seriamente malato.
Che i concetti appena espressi non siano  frutto di nostri disordini intestinali è testimoniato dal Tg 3, che ritorna a immergerci nella realtà dell’azienda del servizio pubblico radio televisivo e dei suoi encomiabili dirigenti, autori di scambi  telefonici intercettati nel 2005 che hanno imposto a Lorenza Lei l’apertura ex post di un’ indagine interna. Che questo rischi di diventare il Paese di Pulcinella è dimostrato dall’Agcom che ha deciso di far fare allo stentato web italiano la cavia per una “cura da cavallo” apparentemente contro la pirateria, ma in realtà figlia di una logica di bavaglio, oltre che della non conoscenza della rete. Nel commento ne parliamo con Luca Nicotra, Segretario di Agorà Digitale.
A dimostrazione del fatto che i nostri Tg ritengono di sapere “dove cade l’occhio” del teleutente, Tg 5 e Studio Aperto ci magnificano i 30 anni del tanga, mentre Tg 2, con una variazione sul tema, fa gli auguri al bikini per il 65° anniversario della nascita del due pezzi.

Lorenzo Coletta


                                   IL COMMENTO DI LUCA NICOTRA, SEGRETARIO DI AGORA’ DIGITALE

                                                           (intervista di Alberto Baldazzi)


Luca Nicotra, in piazza, quella digitale, tira un ventaccio. Ci stiamo fasciando troppo presto la testa, oppure i pericoli per quello che dovrebbe accadere con la fatidica data del 6 di luglio sono reali?

“No, sono reali, realissimi. Il 6 luglio un’autorità amministrativa per la prima volta in un paese occidentale si attribuirà il potere di cancellare contenuti e siti web; quindi faremo un esperimento da questo punto di vista; saremo tra l’altro il primo paese occidentale a sdoganare una censura pervasiva immaginata dall’Agcom. Ed è sicuramente un precedente inquietante.”

In un paese dove vige il conflitto di interessi  i due aspetti, quello degli interessi economici e quello della politica, spesso fanno capolino entrambi nello stesso momento. Dal punto di vista di sistema, questa è una decisione che punta a far assomigliare il web a chi ha il potere nella televisione e quindi alla televisione? E invece dal punto di vista del potere, si coniuga questa scelta sugli orientamenti – per esempio sulle intercettazioni – che il governo sta portando avanti?

“Rispondo alla prima: sicuramente l’obiettivo è normalizzare un sistema come la Rete, che per ora aderisce davvero con difficoltà a delle logiche dell’informazione, diciamo così, completamente gestibile dall’alto, con dei grossi soggetti monopolisti. Da sempre la Rete ha avuto questo carattere un po’ “libertario”, e chiaramente ai vecchi monopolisti non sta bene. Per quanto riguarda le intercettazioni, sì, bisogna dire che è l’ennesimo tentativo di una serie che negli anni, ricordiamo ad esempio il famoso emendamento Dadia, hanno cercato di introdurre l’idea di censura nel web. Il potere non vuole in molti casi essere criticato e questo si appresta ad essere l’ennesimo strumento, magari teoricamente pensato, per favorire gli autori da un fenomeno come quello della pirateria, ma che in realtà si offre ad essere strumentalizzato proprio da chi vuole mettere a tacere voci scomode.”

In percentuale, proprio sull’Agcom, quanta imperizia e quanto interesse preordinato in questa manovra?

“Beh, interessi moltissimi. In gioco sappiamo anche di pressioni, addirittura internazionali su questo, ma pressioni che poi vengono dal potere politico, e quindi sappiamo di pubblici interessi che esistono, tra l’altro anche all’interno dell’Agcom e del percorso di alcuni consiglieri. Detto questo, c’è anche una profonda imperizia, l’abbiamo constatato incontrando il Presidente Corrado Calabrò noi, come Agorà Digitale, insieme ad altre associazioni che si sono mobilitate  in queste occasioni.  E’ un salto nel buio quello che sta per fare l’Autorità; noi abbiamo avanzato il problema che saranno sommersi dalle richieste di segnalazioni, perché ci sono centinaia di migliaia di violazioni del diritto d’autore al giorno in un contesto come quello del web. Bene, ci sarà il far west e l’Autorità sostanzialmente ci ha risposto ammettendo la sua impreparazione; il fatto che evidentemente ci sono delle spinte forti per ottenere un  risultato di regolamentazione, indipendentemente da effetti poi a valanga che può avere proprio sul completo arbitrio anche di un sistema del genere. Il punto d’impatto economico su chi cerca di fare innovazione in Italia , quindi sui piccoli e medi provider, che dovranno mettere in piedi un sistema tecnologicamente costoso e spesso realtà piccole saranno addirittura costrette a  chiudere. Questo è un problema per un paese che, addirittura, rischia la “serie B” tecnologica, come detto dallo stesso Corrado Calabrò.”


Dati auditel dei Tg di domenica 3 luglio

Tg1 - ore 13:30 4.109.000 24,91% ore 20:00 3.607.000 23,21%.
Tg2 -
ore 13:00 2.826.000 18,28% ore 20:30 2.135.000 12,52%.
Tg3 -
ore 19:00 1.908.000 16,90%.
Tg5 -
ore 13:00 3.145.000 19,95% ore 20:00 3.068.000 19,72%.
Studio Aperto -
ore 12:25 954.000 10,50% ore 18:30 1.010.000 10,38%.
Tg4 -
ore 19:00 829.000 7,29%.
Tg La7 -
ore 13:30 914.000 5,55% ore 20:00 1.419.000 9,07%.

Fonte: www.tvblog.it

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