Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - INTERNI
Ludovico Corrao: il siciliano che predicava la Pace
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Rino Giacalone*

Ludovico Corrao: il siciliano che predicava la Pace

Una atmosfera irreale. Chi ha trascorso buona parte di domenica scorsa all’interno delle case del Baglio Di Stefano di Gibellina e che non era la prima volta che si trovava lì, non ha nascosto l’impressione di trovarsi in un contesto surreale, l’atmosfera non era di quei luoghi, non poteva essere di quel posto. Quelle mura, quei corridoi tagliati con una perfezione così da farli attraversare dai raggi del sole e dal soffio del vento, le “piazze” interne, le stanze, i simboli dell’arte più moderna, che hanno partecipato e sono rimasti testimoni di stagioni entusiasmanti di teatro, di stagioni artistiche all’avanguardia, e che per questo hanno ospitato letterati e artisti protagonisti dell’ultimo secolo e anche, adesso, quelli contemporanei che hanno raccolto di questi in parte l’eredità, di colpo questi luoghi si sono trovati piombati, gettati, nella tragedia, nel lutto. E’ stato ucciso qui, dentro questi spazi dove ha vissuto e dove la violenza è stata sempre bandita, l’uomo che parlava di pace, che preoccupato guardava ai destini dei Paesi del Mediterraneo così come a quello che succedeva nella sua terra del Belìce, che in tantissimi anni della sua vita aveva trovato l’impegno a creare un ponte che non fosse solo culturale tra la Sicilia e dunque l’Italia e l’Europa, con i paesi dirimpettai a cominciare dalla Tunisia, e poi con le genti ed i paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia. Un destino assurdo, paradossale quello toccato a Ludovico Corrao, avvocato, senatore, sindaco per eccellenza della sua Gibellina, la città che nella Valle del Belice rinacque dal terremoto grazie alla capacità che Corrao ebbe di trascinare qui uomini di lettere e di arte, come Sciascia e Consagra, che indicò quale poteva essere la strada della rinascita di quella terra sconquassata dal terremoto.

Quante battaglie ha combattuto Corrao, dall’esproprio dei terreni per costruire la nuova Gibellina, a quelle per la ricostruzione, contro l’emigrazione, e poi quelle legali e parlamentari, difensore dell’alcamese Franca Viola la prima donna che rifiutò il matrimonio riparatore dopo il rapimento ad opera di un mafioso del suo paese, sino ad ottenere in parlamento la cancellazione di tutte quelle norme che difendevano il delitto d’onore e di quelli che maltrattavano la donna. Negli ultimi anni la lotta contro un male che lo ha sfiancato ma non lo aveva finito, anzi, negli ultimi tempi si era ripreso, pronto e battagliero, preoccupato guardava al dramma dei clandestini, l’ultima sua intervista, che mi è toccato fare per la rete televisiva Antenna Sicilia di Catania, è stata di una lucidità sorprendente, tutta di un fiato, Corrao ha ricordato la storia della Sicilia, la terra di accoglienza che è stata nei secoli e la terra oggi che si contraddice per le scelte di una politica che ha detto interpreta un rinnovato nazismo. Addolorato è morto Corrao, addolorato per il Mediterraneo che è diventata la tomba di tanta gente e “dove solo la luna versa qualche lacrima”. Addolorato ma convinto che qualcosa ancora poteva farsi, lui, interprete politico della vera Autonomia Siciliana, era pronto a spronare il Governo regionale a rivendicare la sua Autonomia pretendendo che il controllo delle coste fosse fatto in nome del diritto autonomistico e non del diritto guerrafondaio del Governo di Roma. Domenica la sua vita è stata fermata per sempre dalla mano assassina di un giovane che da un paio di anni lo accudiva. Mani premurose quelle di questo giovane del Bangladesh che Corrao aveva accolto in casa, facendolo lavorare, con lo zio, presso la fondazione Orestiadi. Saiful Islam, 21 anni, è stato reo confesso del delitto, barbaro, compiuto, nella stanza dove il senatore viveva dentro il baglio delle case Di Stefano.

Le sue mani premurose sono diventate assassine, ha ucciso come in preda ad un raptus, la paura forse di perdere il lavoro, la debolezza di una mente ancora immatura, la paura di tornare alla povertà, paura che non avrebbe dovuto avere perché per quel domestico così come faceva per gli altri il senatore Corrao aveva continue attenzioni. Al solito c’è chi ha guardato al delitto come se fosse cosa torbida, che nascondesse chissà che cosa, sono state queste le “penne”, i giornalisti, che non conoscevano Corrao, che hanno presentato al lettore una realtà infarcita di inconfessabili segreti forse perché nel tempo si sono sempre fermati in modo superficiale a guardare le sue cose e non hanno mai apprezzato l’infinita sensibilità di un uomo che portava dentro di se i sentimenti più veri della Pace, che si offriva agli altri con un sorriso anche quando non avrebbe potuto farlo.  Ci sarà anche il presidente Napolitano al suo funerale che dovrebbe tenersi entro mercoledì  (il magistrato ha disposto l’autopsia). Il presidente della Repubblica era amico personale di Corrao e appena il 23 maggio del 2009 era venuto a Gibellina ad incontralo, proprio dentro quella stanza dove il senatore è stato ucciso. Hanno parlato a lungo senza altri presenti.

Napolitano ha voluto conoscere la Gibellina rinata secondo le idee del suo amico contro il malaffare della mafia che con il terremoto ha cercato, riuscendoci, di guadagnare tanto, e invece a Gibellina la mafia ha trovato lo sbarramento creato da Corrao. Gibellina non è l’altro volto della rinascita del Belìce, è il volto della vera rinascita con l’arte e la cultura presenti per dare una speranza alla gente della Valle che in altri luoghi era stata sfruttata per alleanze innominabili, che ha avuto sfruttato il dolore e il bisogno. Ecco Corrao era contro tutto questo e lo è stato sino all’ultimo giorno di vita. Ha lasciato una grande eredità assieme ad un grande vuoto. La Sicilia oggi è a lutto, domani sarà più povera.

*tratto da www.liberainformazione.org


Letto 4121 volte
Dalla rete di Articolo 21