Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - ESTERI
Dietro il sostegno cristiano agli Assad
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Omar S. Dahi

Dietro il sostegno cristiano agli Assad

Ecco la seconda parte del saggio-reportage del professor Omar S. Dahi, Assistant Professor of Economics all’ Hampshire College che avevamo annunciato ieri. E’ un importantissimo racconto di prima mano di cosa pensano le minoranze, in particolare i cristiani di Siria. Un racconto allarmante ma che contiene anche indicazioni molto significative.

Durante il mio recente soggiorno in Siria gran parte del tempo  l’ho trascorsa nel quartiere cristiano di Damasco. Malgrado la familiarità che ho con gran parte degli abitanti di quel quartiere nulla mi poteva far presagire l’odio che ho scoperto in loro nei confronti di chi protesta contro il regime degli Assad.  Proprio questo è per me il dato più deprimente di ciò che ho visto durante il mio viaggio in Siria: un gran numero, temo la maggioranza, dei cristiani siriani sostiene il regime.

Da loro ho sentito nei confronti degli insorti siriani le stesse parole, lo stesso linguaggio che ho sentito da parte di molti israeliani nei confronti dei palestinesi: “sono dei mostri – se ottengono quel che rivendicano ci uccideranno tutti – perché mandano i loro figli a morire? – non vogliono la democrazia, sono fondamentalisti-  nessun paese potrebbe tollerare l’insurrezione armata di terroristi” e così via. Ero infuriato, anche perché so benissimo che loro sanno  bene quanto sia brutale il regime siriano.

Comunque, con un di po’ pazienza si può riuscire a capire anche questa condotta e scorgervi un’interessante tema di fondo: una genuina paura dell’ignoto. Le minoranze che credono di aver beneficiato dalla crudeltà e corruzione del regime credono anche di esservi coinvolte, e quindi di essere associate al regime dalla maggioranza sunnita (alla quale maggioranza appartengono gran parte degli insorti).  Questo non vale soltanto per i cristiani, ma anche per gli ismaeliti e soprattutto per gli alawiti. Ecco perché temo che, più a lungo il regime resterà aggrappato al potere e più brutale diventerà la repressione, più forti diventeranno i sentimenti settari.

All’inizio dell’insurrezione siriana alcuni hanno accusato i manifestanti di aver un’agenda segreta, di parlare di democrazia e libertà e di pensare al fondamentalismo islamico. Loro hanno risposto nel modo migliore: il popolo è uno, noi amiamo i nostri fratelli cristiani, curdi, alawiti e così via. A quel punto sono stati criticati per aver risposto in questo modo. Insomma, proprio come i palestinesi nel loro confronto con gli israeliani, anche gli insorti siriani  (nel confronto con i loro avversari) sono i soli a  dover dimostrare preventivamente la purezza delle intenzioni.  (In questo modo ci si dimentica che) il regime è stato il peggior nemico delle minoranze, compresi gli alawiti (dalle cui file provengono gran parte dei gerarchi del regime). L’opposizione dovrà prestare particolare attenione alla questione confessionale e alle ferite sociali dopo la caduta del regime. La riconciliazione nazionale sarà la priorità per imboccare la via della pace. Non è sufficiente affermare che molti alawiti (come altri cittadini appartenenti a minoranze) non stanno col regime o che non hanno mai avuto nulla a che fare con esso. A differenza di quant è accaduto in Tunisia e in Egitto, sul tavolo siriano c’è una radicale trasformazione sociale che ovviamente lascia molti nella paura di ciò che sarà.  Il gradualismo, la pacifictà, e la decentralizzazione sono state le armi vincenti della rivoluzione, fino a questo momento. Anche se molti di quelli con cui ho parlato vedono nella mancanza di un’organizzazione centrale o centralizzata alla spalle degli insorti  una delle principali debolezze o problematicità per il futuro.

Siria: omaggio ad Hama - di Omar S. Dahi

 


Letto 4060 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21