Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - INTERNI
Gheddafi, i suoi mille segreti. Berlusconi e le sue acclarate connivenze
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Valter Vecellio

Gheddafi, i suoi mille segreti. Berlusconi e le sue acclarate connivenze

“Wanted”, e si promette una taglia, poco importa lo si consegni vivo o morto: Gheddafi come come Jesse James o Bill the Kid, resi famosi dall’epopea western. Certamente prima o poi “cane pazzo” incontrerà il suo Bob Ford o il suo Pat Garrett, questione di tempo. I 42 anni del regime di Gheddafi sono una di quelle storie che farebbe la felicità di un John Le Carré o di un Tom Clancy: sono una quantità i segreti inconfessabili che potrebbe rivelare; e certamente i servizi di mezzo mondo sono mobilitati in queste ore perché quei segreti restino tali.

Pochi, per esempio, si ricordano che il golpe che portò Gheddafi al potere fu organizzato in un albergo ad Abano Terme. “L’operazione Gerusalemme” fu perfezionata in Italia, regista Abdulaziz Es-Sheli, uomo di stretta fiducia del re Idriss; ad Abano Terme i congiurati decisero addirittura chi, nel futuro esecutivo doveva essere ministro. “Dietro”, sostiene il giudice Rosario Priore, “c’era la mano italiana. Appena Gheddafi prese il potere, per la parata trionfale noi gli mandammo in quattro e quattr’otto navi cariche di carri armati, intere divisioni, lasciando addirittura sguarnite le nostre difese ai confini”.

Lungo i quarantadue anni del suo potere, Gheddafi ha protetto e finanziato terroristi di ogni paese ed ideologia: da Carlos “lo sciacallo” che nel 1975 organizza il sequestro a Vienna dei ministri dell’Opec e dirottamenti come il volo Tel Aviv-Parigi, concluso con la spettacolare operazione del Mossad ad Entebbe; e poi estremisti di destra e di sinistra, i palestinesi di Abu Nidal e di Wadi Haddad, i Musulmani Neri americani, i separatisti sardi e gli autonomisti siciliani, i terroristi della Rote Armee Fraktion; il Rengo Sekigum, l’Esercito Rosso Giapponese, Settembre Nero e gli estremisti di destra di Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale e Lotta di Popolo, l’ETA spagnola, l’IRA irlandese…come ha detto lo stesso Gheddafgi nel discorso del 18 agosto 1974 alla quinta conferenza dei paesi non allineati a Colombo, “sono orgoglioso di finanziare i terroristi che lottano contro il sionismo internazionale e l’imperialismo”.

Nel 1980 Billy Carter, fratello dell’allora presidente degli Stati Uniti, è coinvolto in traffici poco puliti con Gheddafi: una vicenda che – grazie alle notizie inviate ad Alexander Haig e a Michael Ledeen, e successivamente utilizzate nell’ambito di una manovra scandalistica, contribuì alla mancata rielezione di Carter e al trionfo del repubblicano Ronald Reagan.

Un’altra pagina imbarazzante, questa volta per il nostro paese – sono i primi anni ’70 – quando gli inglesi vogliono rovesciare il regime. Tutto è pronto: mercenari e dissidenti libici sono armati e pronti all’azione, ma l’ “operazione Hilton” fallisce: i servizi segreti italiani avvertono i libici, la nave con i mercenari, la “Conquistator XIII”. Riferendosi al “partito arabo” e filolibico in Italia, il presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle Stragi Giovanni Pellegrino dice: “Andreotti, certo. Ma anche Aldo Moro…E di recente Cossiga. Mi domando ancora cosa che cosa abbia permesso all’ex presidente della Repubblica, nel 1998, di andare in Libia a convincere Gheddafi a compiere un gesto che aveva sempre rifiutato: la consegna ai giudici inglesi dei due uomini dei servizi libici imputati della strage di Lockerbie”.

Anni prima, quando molti dissidenti libici venivano uccisi a Roma e a Milano dai killer di Gheddafi, gli assassini, anche se catturati, venivano in fretta e furia liberati e rimpatriati; e chiusi in baule diplomatico, molti dissidenti sono stati rapiti e imbarcati per Tripoli, finiti chissà come. Per tornare alla strage di Lockerbie, i particolari della liberazione e rimpatrio in Libia di uno dei suoi autori, è stato perfezionato in Italia, durante i giorni del G8 che si doveva tenere a La Maddalena e poi si svolse a L’Aquila.

C’è la strage di Ustica. Racconta ancora Priore: “Secondo una fondata ipotesi, sembra che il bersaglio fosse proprio un aereo su cui viaggiava Gheddafi. Nei piani di volo conservati presso la nostra Aeronautica, quella sera era previsto un volo con vip a bordo da Tripoli a Varsavia”. L’ipotesi, che è qualcosa di più di una ipotesi, è che qualcuno volesse eliminare Gheddafi; “ma avvertito dell’imminente pericolo, all’altezza di Malta l’aereo avrebbe improvvisamente cambiato rotta per tornare in Libia”. Chi avvertì Gheddafi, ancora gli italiani? “E’ del tutto verosimile, visti i rapporti privilegiati tra l’Italia e la Libia. Il capo dei servizi segreti libici era di casaa Roma e nel SISMI”.

L’ultimo mistero riguarda Saddam. E’ la vigilia della guerra che segna la fine della sua dittatura. La Lega Araba vuole offrire a Saddam l’esilio. Gheddafi fa saltare tutto. Qui si dispone di una testimonianza di prima mano, quella di uno degli inviati principe del “Corriere della Sera”, Antonio Ferrari: “Gheddafi fece fallire il vertice arabo straordinario di Sharm el Sheikh, in Egitto, alla vigilia della guerra all’Irak nel marzo 2003. Come hanno denunciato in tanti, compreso il leader radicale Marco Pannella, esisteva un piano che aveva già raccolto solidi consensi, per mandare Saddam in esilio con il suo consenso, ed evitare l’imminente conflitto, fortemente voluto dagli USA di George W. Bush. Le ‘amazzoni’ del colonnello provocarono, a bella posta, un incidente davanti al palazzo del congresso. All’interno Gheddafi cominciò a insultare pesantemente e volgarmente i sauditi e tutti coloro che sostenevano la proposta. E alla fine impedì il voto. Lo ricordo bene, perché durante la lite la TV egiziana interruppe le immagini, ma di dimenticò di togliere l’audio. Con l’aiuto dell’interprete non fu difficile ricostruire quel che aveva fatto Gheddafi”. Per conto di chi e perché l’ha fatto, è uno dei tanti interrogativi che attendono risposta.
In questa torta, già farcita all’inverosimile, la “ciliegina” costituita da una sconcertante intervista del ministro degli Esteri Franco Frattini a “Avvenire”. Alla domanda “Cosa prova Berlusconi?”, risponde Frattini: “Prima amarezza, ora sdegno. Considerava Gheddafi un amico, l’ha visto uccidere donne e bambini. Lo strappo è stato terribile: l’amicizia si è trasformata in rabbia. Noi abbiamo messaggi terribili e presto saranno resi pubblici”.

Che messaggi?
“Quelli delle autorità del governo libico che davano ordini di mascherare cadaveri militari con abiti civili per fare cadere colpe loro sulla NATO. E poi abbiamo le prove degli ordini dati dal governo di Gheddafi per trasformare Lampedusa in un inferno: ‘Mettete sui barconi migliaia di disperati e gettate l’isola nel caos…’. Abbiamo le prove e non possiamo fare finta di nulla…”.

Nella mia ingenuità mi chiedo però perché abbiamo fatto finta di nulla finora. Perché solo ora Frattini parla di quei messaggi terribili. Quando verranno resi pubblici. Quando Berlusconi “ha visto uccidere donne e bambini”. E come mai Berlusconi è rabbioso solo ora, e non ha provato rabbia, ma sentimenti di amicizia quando il terribile documento di Fabrizio Gatti venne pubblicato dall’ “Espresso”: era il gennaio 2010, e documentava la tragica fine degli immigrati espulsi dalla Libia…

Non voglio insegnare nulla a nessuno, ma forse in Parlamento qualcuno dovrebbe chiederne conto e ragione.


Letto 3613 volte
Dalla rete di Articolo 21