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Il saluto a Steve Jobs. Il Premier e Tremonti uniti più che mai. Tg1 e Tg5 "censurano" la gnocca
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di Osservatorio TG

Il saluto a Steve Jobs. Il Premier e Tremonti uniti più che mai. Tg1 e Tg5 "censurano" la gnocca

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I Tg di giovedì 6 ottobre 2011 - Il saluto a Steve Jobs campeggia – primo titolo - su quasi tutte le testate. Tg5, addirittura, elimina gli altri titoli e, in testa e in coda all’edizione, dedica poco meno di venti minuti al genio di Cupertino.  Anche il Tg1, dopo il servizio da Barletta, si diffonde sulla scomparsa del creatore della Apple. Sarà - forse - per questo che su Tg1 e Tg5 non trovano proprio spazio le ultime battute di Berlusconi sul “partito della gnocca”. Abbiamo cronometrato: non più di 5 secondi a testa. Per lo stesso motivo - sempre forse - la pagina politica dei Tg di Mimun e Minzolini non ha tempo per le baruffe interne al Pdl, mentre hanno modo di assicurarci sul rapporto mai incrinato tra Berlusconi e Tremonti.
Tg3, Tg La7 e Tg2 ritengono, invece, che la “simpatica” battuta sulla gnocca sia meritevole addirittura di un titolo. I primi due illuminano anche i malumori nell’area cattolica del Pdl, con la cena organizzata da Scajola e Pisanu. Tg3 ospita un Vittorio Feltri che appare stranamente “moderato” nell’intervista di Bianca Berlinguer. Mentana, inoltre, ci fa sentire le imbarazzate dichiarazioni di un imbarazzatissimo George Clooney che racconta della sua strana serata dal premier, e della sua diplomatica fuga all’accendersi delle luci rosse.
Tg2 apre la pagina di politica con l’odierno intervento del Presidente Napolitano da Aosta; sia il Tg3 che Tg La7 segnalano il riferimento ad un governo di tregua - come quello Pella del ‘53 - riferimento tutt’altro che Casuale.
I giornalisti ed i cittadini che vogliono essere informati stiano tranquilli: Emilio Fede assicura che non ci sarà nessun bavaglio e, comunque, si dice speranzoso che nessuno finisca in galera. Sul tema intercettazioni segnaliamo un’editoriale di Enrico Mentana che si dice preoccupato e incredulo di fronte alla forzatura della maggioranza che - si è saputo oggi - intende cucire il bavaglio anche con l’ago e il filo della fiducia. L’Osservatorio, come è naturale, segue con particolare attenzione la vicenda intercettazioni.  Nel commento ospitiamo l’intervento di Paolo Mondani di Report e rappresentante della sparuta tribù dei giornalisti d’inchiesta.
Dalle impaginazioni basse traspaiono i dna delle testate. Per il Tg2 ancora la siccità nel Corno d’Africa; per il Tg1 la crisi della produzione dei Simpson, che mette a  rischio la fortunata serie.

Luca Fargione


Il Commento di Paolo Mondani, giornalista di Report
(Intervista di Alberto Baldazzi)

Paolo Mondani, con te vogliamo parlare di una sorta di “araba fenice”, o se vogliamo di una “riserva indiana” di cui tu sei uno dei pochi abitanti: stiamo parlando del giornalismo d’inchiesta.  Alla luce della legge bavaglio che pone in essere tanti problemi , tanti dubbi e tante preoccupazioni su libertà più generali  che riguardano i cittadini di questo Paese, gli informatori e quelli che devono essere informati. A tuo giudizio, cosa cambierebbe nel giornalismo d’inchiesta, nella possibilità stessa di “scoprire” qualcosa?

“ Io innanzitutto voglio dirti che un giornalista d’inchiesta ha tra le sue fonti d’informazione, ovviamente, anche le attività delle magistratura, della polizia e delle forze investigative in generale. Ma non  sono questo,  tanto che la trasmissione della quale faccio parte, Report,  solitamente ha alla sua base testimonianze e documentazioni varie che i testimoni portano, e che possono essere, quando mettiamo sotto torchio una banca piuttosto che una azienda,  materiali che hanno a che fare con il bilancio, con un’attività finanziaria. Di tutto e di più. Naturalmente le intercettazioni sono fondamentali per capire cosa accade all’interno di un’indagine giudiziaria.  E va detto subito che questo qui, che secondo il mio punto di vista, è un attentato alla libertà d’informazione, oltre ad essere un attentato - e quindi qualcosa di molto pesante dal punto di vista della democrazia - io lo trovo anche sciocco. Lo trovo sciocco nei fatti perché, innanzitutto, il segreto istruttorio è stato abolito nel 1989 in Italia; quello investigativo no. E tutti sanno che i documenti giudiziari, intercettazioni comprese, che finiscono sui giornali sono tutti generalmente pubblici. Si tratta di quegli atti ripetibili non più coperti da segreto, come gli interrogatori, le perquisizioni, le ordinanze di arresto, le sentenze del tribunale del riesame che sono ovviamente degli atti pubblici e che trovano il loro spazio sul giornale. La proposta è che solo dopo un’udienza filtro, che verrà dopo anni di questi anni,  si potrà renderli pubblici. Fino ad allora non si potrà renderli pubblici neppure con dei riassunti, pena delle multe salatissime per gli editori e anche per i giornalisti, che rischiano perfino l’arresto. Poi c’è da stabilire che cosa violi la privacy o no, perché abbiamo visto nel caso del Presidente Berlusconi, nell’indagine che è in corso con Tarantini a Bari, è evidente che quella privacy starebbe a testimoniare la ricattabilità o meno del presidente del Consiglio. Ma comunque, essendo che il segreto istruttorio è stato abolito nell’89, rimane quello investigativo e sui giornali vengono pubblicati documenti giudiziari che sono essenzialmente pubblici, c’è il rischio di scrivere delle storie in cui compaiono degli indagati da parte della magistratura di cui però non possiamo dire il perché sono indagati. E probabilmente ci saranno siti internet esteri che potranno riempire il web di intercettazioni e atti giudiziari, bypassando l’Italia e facendo vedere quello che noi non potremmo raccontare in televisione. Questa è una legge bavaglio odiosa, e potrebbe risultare per chi l’ha progettata una sorta di naufragio  perché un sito che ha la sua sede in Indocina potrebbe tranquillamente, in italiano, raccontare lo stesso le intercettazioni. Potrebbe raccontare le intercettazioni tra Tarantini e il presidente del Consiglio, e noi le avremmo potute leggere. Non so quindi che tipo di risultato possa avere, se non quello di spingere gli editori ad essere – diciamo così – molto più moderati, molto più spaventati; a spaventare gli editori e, contemporaneamente, a intimidire i giornalisti”.




Dati auditel dei TG di mercoledì 5 ottobre

Tg1 - ore 13:30 3.552.000 20,96% ore 20:00 5.497.000 22,10%.
Tg2 - ore 13:00 2.496.000 16,40% ore 20:30 2.610.000 9,69%.
Tg3 - ore 19:00 2.482.000 16,40%.
Tg5 - ore 13:00 3.566.000 23,04% ore 20:00 5.172.000 20,98%.
Studio Aperto - ore 12:25 2.234.000 18,55% ore 18:30 978.000 9,04%.
Tg4 - ore 19:00974.000 6,22%.
Tg La7 - ore 13:30 1.078.000 6,34% ore 20:00 2.771.000 11,10%.

Fonte: www.tvblog.it


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