Articolo 21 - INTERNI
Gli indignados contro l’agente bond
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di Massimiliano Tabusi

E allora la novità è che queste persone arrivano qui - e non solo qui, ma in tante altre piazze del mondo - unite proprio dalla volontà di "farci qualcosa", dall'esigenza, anzi dalla pretesa, di parlarsi, ascoltare ed essere ascoltati. Nell'era della connessione, la circolazione delle informazioni e la diffusione della conoscenza (bene comune!) assumono un ruolo vitale: come mai nel passato tutti, anche i "semplici cittadini", possono (e devono essere messi in condizione di) avere gli elementi per conoscere, elaborare e proporre decisioni. La democrazia mediata come la sperimentiamo - è il messaggio che viene non solo dalle piazze spagnole ma da tutto il mondo - non può più bastare.
I cittadini non possono essere esclusi per anni dalle decisioni che riguardano la loro stessa vita, per poi essere riportati, al momento giusto, nel recinto elettorale: non siamo, dicono, "bestie da voto". Ecco che di fronte a politiche standard, partorite da tecnocrati e inevitabilmente proposte in ogni paese come dogmi esoterici e indiscutibili, i cittadini compiono un gesto di per sé ribelle: vogliono comprendere, discutere e perfino proporre. Ed ecco che la parola indignazione si riflette e si trasforma, diventando ciò che le è complementare: chi si indigna lo fa perché crede profondamente nella propria dignità e pensa che proprio la dignità, degli individui e della collettività, debba essere il fondamento della società che vuole contribuire a costruire e nella quale vuole vivere.
Chi manifesta ci invita a chiederci: sono degne le politiche sulla scuola, sull'università, sull'informazione, sull'arte, sulla cultura, sul lavoro in generale? E' degno proporre una "crescita" che immancabilmente consegnerà a pochi il frutto del lavoro di molti, lasciando tuttalpiù qualche briciola sul tavolo? E' degno sacrificare sull'altare delle speculazioni, dei bond e dei mercati, dei facili guadagni ottenuti con un click, il lavoro e i sacrifici delle persone? E' dignitoso restare impassibili mentre vengono smantellati diritti conquistati con il sudore, con l'impegno e perfino con la lotta da tante generazioni prima di noi? Non è forse un'affermazione di dignità quella di voler mettere in discussione - anziché continuare ad applicare criticamente - modelli economici e parole d'ordine in nome delle quali il mondo peggiora a vista d'occhio e si compiono le peggiori atrocità?
Ecco, gli indignatos a Roma non è un film, né una fiction: è un momento tangibile di una nuova realtà diffusa nel mondo. Un punto di vista diverso, di chi vuole delegare di meno e contare di più. Una realtà con la quale, certamente, non si potrà più evitare di fare i conti.
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