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"Era tutto preordinato..." e allora?
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di Osservatorio TG

"Era tutto preordinato..." e allora?

ASCOLTA L'OSSERVATORIO TG DEL 17 OTTOBRE 2011
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LEGGI L'OSSERVATORIO DEI TG DEL 17 OTTOBRE 2011
 

I Tg di lunedì 17 ottobre 2011 - Poteva andare peggio. Come nelle 48 ore precedenti le speculazioni della politica (vedi Gasparri e Alfano)  sulla giornata nera nella Capitale, hanno solo “sfiorato” i Tg di prime time. Se si esclude Emilio Fede, che appare uno sciacallo che ulula alla luna e coniuga sinistra, centro sinistra, black blok, fiducia in Parlamento a Berlusconi e quant’altro, le altre testate – Tg 1 e Tg 5 compresi – hanno raccontato e riportato correttamente la ricostruzione della giornata rovinata da branchi di delinquenti. Un po’ tutti riprendono le riflessioni della Digos, che parla di attacchi preordinati e di una organizzazione  di tipo militare. Viene da chiedersi come mai queste riflessioni siano solo “postume”. Il Tg3 apre sulle tensioni tra le forze dell’ordine che si sentano mandate allo sbaraglio – fenomeno non “inventato”, e che noi stessi abbiamo toccato con mano sabato a Piazza San Giovanni.  Tg 2 e Tg 3 dedicano rilevante spazio  alle delusioni e alle incazzature dei manifestanti “veri” che hanno riempito il web di foto e filmati utili a identificare i delinquenti.

Le ultime intercettazioni in cui Berlusconi riempie di complimenti questo Paese sono assenti dal Tg 1 e da quelli Mediaset; audio parziale per Tg3, completo per TG La 7.  Ci fa particolare piacere notare come la testata diretta da Enrico Mentana, una volta tanto, “apra” al sociale con un bel titolo e un bel servizio sui dati forniti oggi dalla Caritas sulla povertà in Italia, “i dati che nessuno vuol vedere e che neanche l’Istat  riesce a percepire”. Nel commento proprio su questo tema abbiamo sentito Walter Nanni, sociologo e Capo Ufficio Studi di Caritas Italiana.

Studio Aperto ci avverte che in Inghilterra sta per aumentare ( al 20%) l’iva sulle tette rifatte, già battezzata “boob tax”: è giusto che ogni testata insegua il proprio “core business”.

Luca Fargione

 


 Il Commento di Walter Nanni, sociologo, Capo Ufficio Studi e Formazione di Caritas Italiana
 (Intervista di Alberto Baldazzi)

Questi dati escono fuori una volta l’anno, forniti da Caritas o da altre associazioni e  ogni volta c’è per 48 ore una sorta di “fibrillazione”. In realtà, poi,  in media, soprattutto i telegiornali, che noi dell’Osservatorio analizziamo, dimenticano, mettono sotto  il tappeto tutto questo.  C’è un rapporto tra problematiche sociali e comunicazione?

“Diciamo che c’è sempre un elemento di ricerca del dato. La comunicazione in genere, specialmente dettata da esigenze di comunicazione moderna, veloce, a tambur battente, ha sempre più bisogno di dati, dati spiccioli che quantifichino la dimensione del problema. Di fronte a fenomeni di povertà, di emarginazione, che non sempre sono facilmente dimensionabili. Un altro elemento è che spesso c’è come una sorta di tam – tam informale su problematiche di cui non troviamo riscontro nel mondo Caritas. Faccio l’esempio della povertà dei padri divorziati. Nel corso dell’anno abbiamo molte richieste di approfondimento di questo tema, che non vediamo invece presente dai nostri servizi. Quindi da una parte c’è questa ansia sul dato e sulla quantificazione, e dall’altra parte spesso il rincorrersi di tendenze su argomenti … minoritari, e che invece diventano, anche per motivi di televisione, di spettacolo, cinematografici, in quel momento sotto il focus dell’attenzione. Ecco: riportare un equilibrio tra questi due aspetti non sarebbe male. Quindi non filosofeggiare troppo, dare delle dimensioni e riportare il discorso su argomenti reali”.

Anche perché, se volessero, le telecamere dei Tg potrebbero inquadrare fenomeni sociali anche a prescindere dai dati forniti, e non lo fanno...

“Basterebbe avere uno sguardo costante, complessivo, permanente sui fenomeni sociali, e fare riferimento anche a chi sul territorio si occupa di questi problemi durante tutto l’anno, sia nel pubblico che nel privato”.

A prescindere da eventuali impostazioni di carattere politico che lasciamo da una parte, è possibile che i media e l’informazione televisiva si vergognino di rappresentare una società che si impoverisce?

“ È un orizzonte complesso. Diciamo che da una parte c’è molta ansia sull’evidenziazione della crisi economica, sulla spettacolarizzazione di storie di povertà o sulla drammaticità di fatti di cronaca nera. Non c’è quindi questa preoccupazione di mascherare la povertà, quanto più che altro c’è la volontà di evidenziare quelle forme di povertà più politicamente neutre e che, invece, possono suscitare la curiosità dello spettatore medio”.


 

Dati Auditel di domenica  16 ottobre

Tg1 - ore 13:30 5.126.000 26.03% ore 20:00 5.555.000 22.18%.
Tg2 - ore 13:00 3.302.000 18.04% ore 20:30 2.151.000 7.74%.
Tg3 - ore 19:00 2.786.000 14.78%.
Tg5 - ore 13:00 3.158.000 16.95% ore 20:00 5.227.000 20.90%.
Studio Aperto - ore 12:25 2.160.000 14.33% ore 18:30 1.481.000 9.25%.
Tg4 - ore 19:00 1.218.000 6.49%.
Tg La7 - ore 13:30 1.252.000 6.36% ore 20:00 1.924.000 7.75%.

Fonte: www.tvblog.it


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