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"Chi più ha più paghi"
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di Debora Aru

"Chi più ha più paghi" Di nuovo in piazza. E di nuovo a chiedere le dimissioni del Governo. Oggi due generazioni, quella dei pensionati e quella degli studenti, si sono ritrovate ancora per esprimere il loro malcontento e la loro rabbia. Venerdì mattina, il SPI, Sindacato dei Pensionati, si è ritrovato a Piazza del Popolo per protestare contro il Governo. La proposta di spostare l’età pensionabile a 67 anni, non va giù proprio a nessuno. E neanche l’atteggiamento della nostra classe politica nei confronti dei rapporti con l’Europa è benvisto. “Questi 3 anni di gestione del Governo hanno costituito una condizione insostenibile –ha dichiarato il segretario CGIL Susanna Camusso- anche per i pensionati. Il Governo ha trasformato un provvedimento legato al periodo di crisi, in un dato strutturale allungando l’età pensionabile di tutti e commettendo un errore”. Insomma, con la scusa della crisi si è operato per intervenire nei rapporti di lavoro e rendere la precarietà una condizione permanente. La richiesta che arriva soprattutto dalle voci di piazza, è quella di intervenire maggiormente contro l’evasione fiscale, considerata da tutti la piaga più grande. “Chi più ha più paghi” è la parola d’ordine. Inutile, dicono i pensionati, tassare ulteriormente i lavoratori o intervenire sulle pensioni se prima non si effettua un controllo capillare sugli evasori fiscali. E insieme ai pensionati c’erano anche gli studenti, ieri. I ragazzi hanno prima portato la loro solidarietà in piazza del Popolo poi, si sono ritrovati tutti in presidio davanti al Ministero dell’Istruzione. “Siamo qui perché ci viene negato il diritto allo studio –ci spiega una delle ragazze presenti al sit in- e di accedere alle scuole superiori per via dei costi altissimi. Siamo di fronte a una condizione nella quale due terzi delle nostre scuole non sono a norma e rischiano di crollarci in testa. La nostra didattica è vecchia, non c’è nessun fondo per l’innovazione ma soltanto tagli. E nonostante questo il ministro Gelmini continua con i suoi slogan sul rigore e sul merito. In realtà non sono altro che provvedimenti che infittiscono l’abbandono scolastico”. Il governo considerala scuola come un bacino dal quale prendere soldi per far cassa. “Nella prima finanziaria 2008 hanno tagliato 13 miliardi in totale -ci spiega Sofia- gli investimenti non ci sono, continuano i tagli e perfino gli investimenti sull’edilizia scolastico, con i fondi europei, non si sa dove sono finiti”. Ma cosa ha scatenato di nuovo l’ira degli studenti? “Il governo si sta apprestando a fare una riforma per il diritto allo studio entro due mesi –dice uno dei giovani davanti al ministero- l’obbiettivo è quello di tagliare il numero degli studenti. Dopo i tagli ai finanziamenti si passa all’adeguamento del numero dei ragazzi che possono beneficiare delle borse di studio”. Il fenomeno degli idonei non beneficiari, ci spiegano i ragazzi, è una condizione tutta italiana. In pratica, capita che il numero di studenti idonei all’ottenimento delle borse di studio sia molto più alto della cifra disponibile per i contributi. Dunque, i ragazzi,seppur idonei, non possono ottenere la borsa per mancanza di fondi. La forbice fra gli effettivi beneficiari e gli idonei è larga, ma, secondo i presidianti, con questa nuova manovra, di fatto ci saranno meno studenti che avranno diritto alle borse di studio. “È come se, invece di allungare la coperta sulle gambe di un paziente, gliele tagliassero”. 

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