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Berlusconi sconfitto si rifugia da Mimun e Minzolini
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di Osservatorio TG

Berlusconi sconfitto si rifugia da Mimun e Minzolini

ASCOLTA L'OSSERVATORIO TG DELL'8 NOVEMBRE 2011
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I TG di martedì 8 novembre - Anche se con qualche imbarazzo, i Tg Raiset non possono fare altro che riprendere l’epilogo del Governo e il commiato – seppure dilazionato – del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. TG 1, in veste dimessa, “se la cava” con 12 minuti dedicati alla politica e senza editoriali di Minzolini – è una notizia! - , ma poi si riprende ospitando  in diretta  telefonica, come fa per altro il suo gemello Tg 5, il Premier, protagonista  di una dichiarazione dal raro – per lui  – tono istituzionale. Il conduttore del Tg 1   Giorgino – udite, udite! – ha fatto “anche" qualche domanda al Premier, dandogli modo di esprimere la sua amarezza per quelli che nel foglietto ripreso dall’Ansa, ha gentilmente chiamato traditori. L’orario di messa in onda – le 18,55 – permetteva ad un quasi disperato Emilio fede, di nutrire ancora qualche speranza, risultata poi vana.

I tempi per il completamento dell’itinerario formulato nella nota del Quirinale non sono ancora chiari, ma solo il Tg 2 e TG La 7 analizzano gli sviluppi imminenti, al termine di una giornata di tensione vissuta alla Camera e,  fuori dal Palazzo, a Bruxelles e sui mercati. Tornando ai nostri TG, Mentana è risultato il dominatore assoluto dell’informazione televisiva, con il suo speciale che ci ha accompagnato per buona parte del pomeriggio. A proposito di Tg La7, va segnalato che ieri il suo share ha superato il 13%, con più di 3 milioni e mezzo di contatti. A ruota è arrivato il Tg 3, unica testata pubblica che anche in queste settimane ha svolto integralmente il compito di informare su crisi finanziaria e crisi politica – ricavandone anche qualche rimbrotto. Accettabile, anche in queste ore, la proposta informativa del Tg 2. Uscendo per un attimo dal nostro specifico campo di osservazione, vogliamo segnalare l’ormai consolidato ruolo della all news pubblica: Rainews rappresenta certamente una “compagnia” ed un presidio sull’informazione che “non ti lascia mai solo”. Come interferirà la fase politica nuova che ci apprestiamo a vivere con  il quadro complessivo dell’offerta informativa della tv, ed in primo luogo, con quella del servizio pubblico? Nel commento ne abbiamo parlato con Carlo Verna, Segretario dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti impegnato   da mesi nella campagna “Riprendiamoci la Rai”.

Cambiando argomento , segnaliamo due  buoni servizi del Tg 3  e del Tg 2 sulla crisi e la sua percezione, che hanno presentato gli ultimi dati, drammatici, sfornati dall’Istat.
Forse siamo alla vigilia di grandi mutamenti, ma non aspettiamoci che Studio Aperto abbandoni il suo core business fatto di pruderie, tette a gogò, e, come questa sera, di sfilate di  lingerie.
Luca Fargione


                                     Il Commento di Carlo Verna, Segretario Usigrai 

                                                (intervista di Alberto baldazzi)

Carlo Verna, in questi giorni stiamo vedendo sulle maggiori testate Rai i comunicati dell’Usigrai e gli appelli “Riprendiamoci il servizio pubblico”. La domanda può apparire cinica, ma c’è rimasto qualcosa ancora da riprendere della Rai?

C’è il concetto di servizio pubblico, che mi sembra la cosa principale. Come ho sottolineato proprio oggi dopo l’ultimo degli editoriali di Minzolini, siamo di fronte all’asservimento privato e al disservizio pubblico; complice il silenzio dei vertici aziendali. Per di più, quando il presidente della Rai Garimberti andò in vigilanza fu capace di far uscire il giorno dopo dei titoli in cui nel mirino c’era non il TG1 di Minzolini, ma il TG3. Francamente, questo mi sembra l’espressione di quella che è la situazione reale. Noi ci aspettiamo che l’iniziativa sia estremamente energica; che debba coinvolgere i cittadini e che debba assalire le istituzioni fino alle massime istituzioni di questo paese. Per questo stiamo girando l’italia da su a giù: siamo stato a Trieste, a Bolzano, a Cagliari, a Bologna; i prossimi appuntamenti sono a Catania ed a Palermo il 14 e il 15. A Milano attendiamo il completamento di un manifesto che i colleghi stanno facendo con l’ex presidente della Corte Costituzionale, insigne esperto Valerio Unida. Il 7 dicembre saremo anche a Napoli. Insomma: occorre una mobilitazione vera per salvare il bene comune che è il servizio pubblico e sottrarlo a chi lo governa oggi, sotto gli occhi di tutti, in questa maniera”.

Verna, queste ore sono – auspicabilmente - decisive per il mercato della politica. Da questa fase che forse è in procinto di partire, cosa può concretamente attendersi il servizio pubblico? È possibile immaginare nelle prossime settimane atteggiamenti diversi?

“Io penso che in Rai ci sia ancora lo specchio di quello che accade nel Paese. È meglio non fare pronostici di quelli che saranno i comportamenti all’interno dell’azienda. Dico solo una cosa: se si apre una fase politica nuova si sgombra il campo da quel macigno che è il conflitto d’interessi e si apre una concreta possibilità per ragionare su una legge di governance diversa dall’attuale. Una simile trasformazione è ovviamente preclusa fintanto che ci sarà l’attuale maggioranza di governo, ed i margini resteranno limitati. Con l’avvento di una nuova fase politica, noi speriamo che prevalga il buonsenso e che questa riforma entri nell’agenda come una priorità. L’opinione pubblica, nonostante la multilateralità dei media, fa ancora molto riferimento alla televisione, ed in particolare al servizio pubblico. Il servizio pubblico deve quindi essere imparziale, nel segno del diritto di sapere dei cittadini ma anche nel dovere di informare. Credo che questa sia una questione fondamentale per la qualità della democrazia in Italia, e spero che in una prossima fase politica possa farsi centrale una discussione sullo stato del servizio pubblico ed il suo futuro. Spero che si trovi una ricetta per recidere il cordone ombelicale che lega, in qualunque momento ed epoca politica – quale che sia la maggioranza – la Rai ai partiti politici”.
 

 

Dati Auditel dei Tg di lunedì 7 ottobre

Tg1 - ore 13:30 4.297.000 23.09% ore 20:00 5.970.000 22.41%.
Tg2 - ore 13:00 3.339.000 19.62% ore 20:30 2.768.000 9.79%.
Tg3 - ore 14:30 2.322.000 14.10% ore 19:00 3.483.000 17.42%.
Tg5 - ore 13:00 4.253.000 24.54% ore 20:00 5.712.000 21.51%.
Studio Aperto - ore 12:25 2.642.000 19.03% ore 18:30 1.643.000 10.13%.
Tg4 - ore 11:30 445.000 6.21% ore 19:00 1.114.000 5.52%.
Tg La7 - ore 13:30 1.453.000 7.81% ore 20:00 3.509.000 13.07%.

Fonte: www.tvblog.it


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