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"Da dove ricominciare". Appunti per l'ASSEMBLEA ANNUALE DI ARTICOLO21 del 10 dicembre
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di Giuseppe Giulietti

"Da dove ricominciare". Appunti per l'ASSEMBLEA ANNUALE DI ARTICOLO21 del 10 dicembre

C'è un solo modo per giudicare un budino, narrano gli inglesi ed è quello di... mangiarlo. Per questo non abbiamo partecipato al coro delle tifoserie che hanno partecipato, ancora prima della assegnazione dell'incarico, ad una sorta di referendum preventivo su Mario Monti. Ora che c'è e c'è anche un nuovo governo; ci sembra giusto non solo e non tanto porre delle domande quanto avanzare delle proposte al governo, al parlamento, alla società  civile a quanti, in primo luogo, hanno partecipato con noi alle grandi mobilitazioni di questi anni contro ogni legge bavaglio ed ogni forma di censura, due dei tratti distintivi, anzi essenziali del berlusconismo.

Per superare questa lunga stagione che tanti guasti, politici, sociali, etici ha prodotto, contagiando anche parte degli oppositori, sarà necessario un lavorio lento, profondo, oscuro, che incida sui comportamenti, sui linguaggi, sugli stili di vita, che riporti al centro dell'attenzione politica e mediatica, la realtà che è stata ormai sostituita dalla finzione, dalla ricostruzione in laboratorio di mondi inesistenti finalizzati alla costruzione di quella industria, del futile e del terrore che è stata sapientemente utilizzata per catturare consensi.

Per realizzare questo obiettivo si dovrà lavorare sulla formazione, sul rilancio della scuola pubblica, sulla promozione di una nuova stagione culturale, ma si dovrà anche porre fine ad ogni conflitto di interessi.

Non sarà facile, le contraddizioni non mancano certo, e non ci sfugge che anche questo governo per la sua natura, per la sua composizione, per gli interessi che rappresenta potrebbe dimostrarsi timido e reticente proprio su questi temi.

Lo incalzeremo chiedendo al professor Monti di non lasciare a Bruxelles i testi e le azioni che ha intrapreso contro i trust internazionali e contro i conflitti di interesse, affinchè non accada che questo tema, essenziale per lo sviluppo democratico, non sparisca dalla agenda delle priorità.

Al governo chiediamo di promuovere una legge, di segno europeo, che puramente e semplicemente stabilisca la impossibilità di svolgere  funzioni politiche e di governo  a chiunque sia anche titolare  e proprietario di qualsiasi tipo di concessione nel settore dei media. Questo a prescindere dal nome e dal cognome del soggetto incompatibile.

Non si tratta di fare una norma speciale contro Berlusconi, ma di fare una norma che riguardi tutti, anche Berlusconi, ponendo fine al regime delle immunità e delle impunità.
Allo stesso modo è giunto il momento di reintrodurre una normativa antitrust, dal momento che la legge Gasparri ha fatto saltare i tetti, e ha reso quasi impossibile persino la determinazione del paniere complessivo delle risorse: il cosiddetto Sic, sistema integrato della comunicazione.

Il presidente Monti che ha contrastato duramente le posizioni dominanti in Europa non potrà che convenire che lo stesso dovrà accadere anche in Italia e anche a questo, soprattutto a questo, sarà collegato l'atteggiamento di Articolo21 dentro e fuori le aule parlamentari.

Per quanto ci riguarda condividiamo tutte le soluzioni già in vigore nei grandi paesi europei e siamo pronti a condividere qualsiasi progetto dovesse andare in questa direzione.
La liberazione del sistema della comunicazioni dalle posizioni dominanti, dagli oligopoli, dai conflitti di interessi, si dovrà intrecciare con la contestuale uscita del governo e dei partiti dal controllo diretto delle autorità di controllo e della Rai.

Di qualsiasi governo, di qualsiasi partito, e pure di qualsiasi loggia.
Troppo spesso le autorità di controllo e di garanzia, si sono trasformate in luogo di conservazione e di salvaguardia degli interessi già consolidati.
Meglio, dunque, tornare al giudice monocratico affidando la nomina al presidente della repubblica, quale supremo garante della Costituzione e dell'interesse generale.

Allo stesso modo bisognerà liberare la Rai dalla legge Gasparri, individuando una fonte di nomina che esalti il ruolo dei cittadini abbonati, premi la creatività e l'autonomia, colpisca invece i responsabili di censure, omissioni, rappresaglie di qualsiasi natura.

Tra tutti i progetti già presentati indichiamo la nostra preferenza verso i testi elaborati da Tana De Zulueta nella scorsa legislatura e da Roberto Zaccaria in questa, perchè segnano davvero una rottura radicale del cordone ombelicale che rende la Rai assolutamente schiava del sistema politico.
Questo deve essere subito, anche attraverso provvedimenti straordinari e che impediscano il sostanziale fallimento del servizio pubblico e l'inveramento dell'antico disegno della P2 di "dissolvere la Rai".

Al di là delle singole questioni l'Italia ha bisogno, anche in questo settore, di promuovere una politica di apertura dei mercati, di liberalizzazione sostanziale, di equa distribuzione delle risorse tecniche e materiali, di una politica industriale che ci consenta di non perdere, per esempio, le opportunità fornite dalla banda larga, dalla sua utilizzazione, dalle sue opportunità, come per altro hanno da tempo chiesto i principali attori industrali del settore e le organizzazioni sindacali e professionali.
Non si tratta, dunque, di aggiungere norme su norme, ma anche di eliminare quelle sbagliate, quelle ad personam e ad aziendam, quelle che hanno gli interessi di pochi, anzi spesso di uno, e depresso gli interessi degli altri.

Per esempio andranno eliminati regolamenti e disposizioni pensati solo per mettere le "brache" alla rete e ai suoi operatori, diventati "i nemici" da quando hanno cominciato a prendere il posto delle tv generaliste, sfuggendo così alla logica del comando e del conflitto di interessi.

Oppure quelle norme tese a penalizzare il diritto di cronaca oppure quelle forme di censura economica che, attraverso la mancata riforma dell'editoria e lo svuotamento del relativo fondo, sta determinando la morte di decine e decine di esperienze editoriali.

Ci riconosciamo, per restare a questo punto, alle parole del presidente Napolitano che ha chiesto di salvaguardare il pluralismo delle opinioni, ma anche di mettere fine ad ogni spreco, ad ogni ruberia, ad ogni furbizia alla Lavitola, tanto per capirci. Per questo appoggeremo in ogni sede le proposte avanzate da Mediacoop, dal comitato per la libertà di informazione, dalla Fnsi, e da tutte le organizzazioni del settore.

Allo stesso modo bisognerà chiedere l'immediata approvazione delle nuove norme a sostegno del lavoro precario nel settore della cultura e della comunicazione.
La straordinaria battaglia che abbiamo sempre condotto contro ogni censura e contro la cacciata dalla Rai dei Biagi, dei Santoro, della Dandini, dei Saviano, dei Luttazzi... dovrà sempre più essere accompagnata da un altrettanto intransigente impegno contro il lavoro nero, contro il lavoro precario, contro i ricatti di qualsiasi natura.

La censura economica e il massacro dei diritti sociali e di libertà non sono meno insidiosi delle censure esplicite e dichiarate.

Non solo diamo scontato che leggi bavaglio non torneranno più all'attenzione del Parlamento, ma riteniamo che si possa e si debba fare di più, eliminando dai codici i reati di opinione, e tutte quelle norme che hanno il solo scopo di intimidire chi ha il dovere di informare la pubblica opinione, introducendo un aggravante quando il persecutore è un rappresentante  delle istituzioni o della politica.

Per questo abbiamo condiviso e condividiamo le proposte gà avanzate da Libera informazione, da Ossigeno, dalla Unione dei Cronisti, da gruppi di avvocati e di giuristi che hanno messo a punto una proposta articolata che mette al centro il diritto dei cittadini ad essere informati.

Non si tratta di inventare nulla, ma di recepire alcune recenti decisioni del governo tedesco, per non parlare della Islanda dove il nuovo governo ha previsto di "perseguitare" legalmente chi perseguita il diritto di cronaca, considerato come un bene comune da salvaguardare contro l'arroganza del potere, di qualsiasi natura esso sia.

Per questo alla fine dell'elenco vogliamo mettere quella che forse è stata la nostra principale battaglia e ancor più dovrà diventarlo ora che, forse, sarà davvero possibile iniziare una lentissima transizione che ci trascini fuori dalla palude del berlusconismo.

Per uscire da questa palude sarà necessario riaccendere i riflettori sull'Italia intera, ridare dignità a chi è stato cancellato, ripristinare ovunque il pluralismo di genere, religioso, scientifico, sociale, e non solo quello di tipo partitico politico.

L'Italia ha bisogno di liberare il mondo della cultura e del giornalismo dall'oscurità e dall'oscurantismo, ma anche dal vizio della autoreferenzialità, dei salotti chiusi, anche quelli della sinistra politica e mediatica.

Sino ad oggi le autorità di garanzia, la commissione di vigilanza della Rai, si sono occupate in primo luogo  di richiamare l'attenzione sulla distribuzione ineguale dei tempi tra i partiti.

Ora chiederemo loro  di promuovere un osservatorio indipendente capace di rilevare chi davvero ha la possibilità di raccontare e di essere raccontato e chi invece è stato condannato al silenzio, parziale o totale.
Questa campagna, promossa con la Tavola della Pace, con Libera informazione, con il Comitato per la Libertà di Informazione e della Cultura, con tante associazioni del cinema, della musica, del teatro, e con decine e decine di associazioni laiche e religiose, sarà al centro della nostra inziativa dei prossimi mesi, e persino il premio intitolato a Paolo Giuntella, come quello sul giornalismo  di inchiesta dedicato a Roberto Morrione, dovranno ancor più diventare i luoghi di promozione di soggeti e temi travolti" dalla fabbrica della paura e dei delitti reti unificate".

Sarà una grande campagna culturale e civile per svecchiare le agende, per promuovere nuove esperienze, per favorire il riemergere politico e mediatico dei soggetti collettivi dopo la lunga stagione del solipsismo, delle soggettività narcisistiche, dell'ego che si espande  sino alla soppressione del noi, di ogni forma di azione civica.

La campagna "Ti illumino di più" dovrà vedere la convergenza non solo delle associazioni che già l'hanno promossa, ma dovrà ora aprirsi alla partecipazione diretta di tutte quelle realtà che premono per uscire dall'ombra e per conquistarsi il libero accesso alle reti di trasmissione di produzione.

Sotto questo profilo la recente esperienza che ha portato un gruppo di autori, il giornale il Fatto, migliaia di cittadini e di cittadini, una rete di emittenti regionali, a promuovere e a sostenere il programma "Servizio Pubblico",dovrà essere approfondita per valutare la possibilità che questa formula possa ulteriormente crescere e generare un positivo contagio.

Sarà una campagna civile per illuminare chi si batte per i beni comuni, chi contrasta  le illegalità, chi riapre teatri  e cinema chiusi e abbandonati, chi continua a pensare che la cultura e la qualità delle offerte, le possibilità materiali di poterle cogliere, non siano un "di più" da cancellare nei tempi di crisi, ma siano invece una necessità per impedire che la comunità sia presa da sentimenti di chiusura, di paura per le diversità, che sfocia spesso in razzismo, in forme di esclusione sociale che hanno reso il paese sempre più povero, più angosciato, privo di prospettive di riscatto politico, civile, etico.

Questo impegno sul piano nazionale sarà integrato con la partecipazione al tavolo delle associazioni che hanno deciso di promuovere una grande raccolta di firme in Europa per la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare. Si tratta di un esperimento  senza precedenti e che potrebbe aprire una nuova frontiera nel campo del diritto all'informazione sul piano internazionale e nazionale.

Chiederemo anche ai promotori di questa iniziativa di essere con noi alla assemblea del prossimo 10 dicembre a Roma.

Queste, ovviamente, sono solo alcune proposte, stese sulla base delle discussioni di questi mesi. Altre se ne potranno fare. Per questo abbiamo deciso di aprire un dibattito sul nostro sito, di raccogliere tutte le indicazioni e di arrivare alla presentazione di un documento finale frutto della più ampia discussione.

L'obiettivo è quello di arrivare ad una sorta di decalogo, con alcune proposte semplici e verificabili, con le relative proposte di azione di legge da presentare in primo luogo a tutte le associazioni con le quali abbiamo sempre lavorato, e poi a tutte le forze politiche istituzionali con l'obiettivo di trovare la più ampia intesa attorno ad un progetto condiviso. Ci proveremo  perchè le nostre continue divisioni sono state spesso la forza dei nostri avversari.
Sarà il caso di voltare davvero pagina e di cominciare a lavorare per superare.


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