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Lettera aperta al ministro Andrea Riccardi
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di Gervasio Ungolo*

Lettera aperta al ministro Andrea Riccardi

Lettera Aperta ad Andrea Riccardi
neo Ministro dell’Integrazione e
della Cooperazione Internazionale

S.le Ministro della Repubblica Italiana, mi scuso del tempo che le sottraiamo nel leggere questa lettera. La nostra associazione si occupa di migranti da lungo tempo e in special modo dei braccianti che vengono nella nostra terra, la Basilicata, a raccogliere i pomodori. E sono stati loro, questa nuova categoria di sfruttati dell’agricoltura a fare in modo di occuparci del fenomeno, lesivo nei confronti di questi uomini e donne, nei loro diritti fondamentali, nei diritti del lavoro e dell’accoglienza, lesivo verso chiunque abbia a cuore questa nostra democrazia.

Da anni siamo impegnati nel rendere visibili i migranti, la loro condizione, le violenze a cui vanno incontro ogni giorno loro malgrado, l’assoggettamento verso il “capò” bianco o nero che sia, a stigmatizzare le politiche dei respingimenti la cultura di chi li vuole “extracomunitario” e clandestino, contro le mafie del caporalato che combattiamo vivendo nei stessi luoghi, contro la cultura che li vuole differenti, segregati e li chiude nelle nuove galere i CIE, sempre convinti che nel mare del nostro Mediterraneo non avvengono sbarchi ma salvataggi.

Convinti che questa nuova condizione in cui si viene a trovare il nostro nuovo mondo globalizzato debba provare ad affrontare il fenomeno tutt’assieme dando nuovi diritti di cui questi uomini e donne sono portatori, che tutta l’Europa debba essere coinvolta dando libertà di circolazione agli uomini e alle donne che abitano questo pezzo del nostro pianeta. In questo nostro percorso e in quello delle comunità che abitano le terre del Vulture e dell’Alto Bradano e di tutta la Lucania e sempre cresciuta la voglia e la ricerca di affermare l’ospitalità al migrante e per i raccoglitori di pomodoro, questo avveniva all’interno di una vecchia fabbrica sottratta alla Mafia.

Questo è avvenuto per 10 lunghi anni fino a quando le politiche segregazionarie non hanno avuto la meglio e di questo bene se né impossessato il Ministero dell’Interno per costruirci un CIET. La sua istituzione, quella del CIET, è avvenuta in un momento particolare della storia dei popoli del Mediterraneo e tenendo fede allo slogan di chi presiedeva al dicastero: un CIE in ogni regione. La sua presenza è comunque di tipo temporanea è il decreto che lo istituisce né da scadenza al 31 dicembre 2011.

Noi quale associazione, quale uomini e donne della terra lucana Le chiediamo di non prolungare tali termini e di chiudere assieme a questo anche tutti gli altri CIE che sono istituiti nel territorio italiano. Che si faccia portavoce e ambasciatore presso l’Europa di una nuova cultura della Pace tra i popoli e di Fratellanza tra loro.

Confidiamo in Lei, in quello che ha rappresentato in questi lunghi anni, capendo il compito gravoso che le è stato assegnato.

Sperando in un futuro di pace Le inviamo i nostri migliori auguri di Buon Lavoro.

Gervasio Ungolo*
Per l'Osservatorio Migranti Basilicata


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