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Chiesto l'arresto del parlamentare Nicola Cosentino
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di Raffaele Sardo*

Chiesto l'arresto del parlamentare Nicola Cosentino

L’hanno chiamata "Il principe e la scheda ballerina", come se fosse una favola, la nuova inchiesta sul Clan dei Casalesi che contiene anche una  nuova richiesta di arresto per il parlamentare del Pdl, Nicola Cosentino. 58 le persone coinvolte, di cui 52 persone sono finite in carcere, altri 5 sono state condotte agli arresti domiciliari. La 58esima ordinanza è stata consegnata al parlamentare a  Nicola Cosentino, che nell’ordinanza viene definito «referente politico nazionale del clan dei Casalesi» e sul cui arresto dovrà decidere la Camera dei deputati. L'inchiesta della Dia verte sulla costruzione di un grande centro commerciale nel comune di Casal di Principe da parte della società Vian srl, subentrata alla società Sirio, della quale avrebbero fatto parte alcuni presunti componenti del clan camorristico, arrestati questa mattina dalla Dia e dai carabinieri.

Tra gli indagati ci sarebbe anche il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro (ma non per camorra). Il presidente della Provincia di Napoli, secondo l'accusa, avrebbe accompagnato Cosentino a Roma per sollecitare i vertici di Unicredit a concedere il credito. «Pochi giorni dopo tale intervento - è scritto in un comunicato della Procura - il finanziamento, che fino a quel momento aveva incontrato ostacoli e rallentamenti, veniva sbloccato». Il finanziamento ammontava, secondo gli inquirenti, a 5 milioni e mezzo di euro. All'epoca Cosentino era sottosegretario all'Economia. Il deputato Pdl sarebbe accusato, nell'inchiesta, di avere fatto pressioni su funzionari di una agenzia Unicredit di Roma affinché concedessero un imponente finanziamento a esponenti del clan dei casalesi per la realizzazione del centro commerciale. Gli inquirenti hanno ricostruito i contorni della vicenda: il finanziamento sarebbe stato concesso ma successivamente in parte bloccato perché la documentazione presentata sarebbe stata falsa. Cosentino avrebbe anche imposto al dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di dare via libera alla concessione per la costruzione del centro in violazione di tutte le norme urbanistiche.

Sarebbero stati accertati episodi di voto di scambio relativi alle elezioni amministrative 2007 e 2010. Nel 2007, in particolare si legge ancora, grazie a falsi documenti procurati con la complicità di dipendenti comunali, esponenti del clan dei casalesi si sostituirono a certe tipologie di iscritti - come i malati di mente, persone molto anziane, che vivevano lontano dal comune o appartenenti ai testimoni di Geova che, per scelta, non esercitano il diritto di voto - depositando le schede elettorali al loro posto. In occasione della tornata elettorale del 2010, si sono registrati, secondo la Procura, «intimidazioni, corruzioni, indebite pressioni, brogli» e in un caso, addirittura minacce di morte.

Sempre nel 2010, venne utilizzato il meccanismo della "scheda ballerina" che ha dato il nome all'operazione: i sostenitori del candidato a sindaco Antonio Corvino, secondo l'accusa, dovevano portare all'esterno dei seggi una scheda elettorale in bianco che, dopo essere stata contrassegnata con il voto di preferenza, veniva consegnata a un altro elettore, il quale la inseriva nell'urna. Quest'ultimo, a sua volta, portava fuori dal seggio la scheda da votare che gli era stata legittimamente consegnata dagli addetti alle sezioni per l'esercizio del voto, reiterando il meccanismo. Sempre Antonio Corvino, siamo alle elezioni del 2010, avrebbe comprato i voti delle donne offrendo loro tagliandi per le mense scolastiche della scuola dell'obbligo: questi dettagli li racconta il collaboratore di giustizia Salvatore Caterino, le cui dichiarazioni sono contenute nel provvedimento del gip, Egle Pilla.

«Corvino - afferma Caterino - faceva ampio utilizzo della compravendita dei voti. Ciò mi risultava non solo perché a Casale centinaia di persone lo andavano dicendo in giro, ma anche perché un suo concorrente alle ultime elezioni provinciali, Ferraro Sebastiano che io ben conosco, proprio nel corso della campagna elettorale, mi disse che siccome lui sapeva per certo che Corvino Antonio offriva cento euro per ciascun voto, era disponibile ad offrirne lui stesso 150 a chi avesse votato lui. Ferraro, quindi, mi chiese di spargere questa voce fra gli elettori di Casale e che quindi lui offriva più soldi di Corvino a chi lo votava». «Preciso anche che Corvino Antonio - prosegue il pentito - non solo offriva soldi per ottenere il voto, ma anche altro genere di contropartita. Egli in particolare, non so come, riusciva a rubare dei blocchetti di buoni pasto dalle mense comunali, penso scolastiche e le consegnava a chi gli prometteva il voto. Come io stesso ho potuto verificare con i miei occhi vedendo molti miei amici e questi blocchetti. Inoltre offriva posti di lavoro. In particolare, offriva posto di lavoro adatte a persone di sesso femminile alle mense scolastiche. In pratica era necessario che le donne preparassero i tavoli dove dovevano mangiare i bambini e dispensassero il cibo tra gli alunni».  

Nell’ambito dell’operazione sono finiti in carcere i fratelli Sebastiano (consigliere provinciale Udeur) e Angelo Ferraro (assessore esterno nella giunta appena sciolta del comune di Casal di Principe), l’ex assessore  Antonio Corvino e il fratello Demetrio e l’ex sindaco Cipriano Cristiano. Con loro anche due imprenditori ciociari. Sono stati confiscati, inoltre,  più di 100 mln di euro su ordine dei pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.  La richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Nicola Cosentino, coordinatore campano del Pdl, depositata alla Camera dei Deputati attiene i reati di concorso in falso, riciclaggio e violazione della normativa bancaria.

Le reazioni del mondo politico. Di Pietro, intervistato da Radio Radicale,  ha chiesto l’arresto di Nicola Cosentino. «È la seconda volta che i magistrati chiedono di arrestare Cosentino. E’ necessario che questo signore si sottoponga alla giustizia nei modi in cui la giustizia lo chiede. L'altra volta per un gioco di potere ed un voto di scambio in Parlamento Cosentino l'ha fatta franca, mi auguro che questa volta il Parlamento non svenda ancora la propria dignità e che soprattutto non si crei questo inciucio traversale all'insegna del volemose bene. Siccome adesso c'è una grande coalizione che appoggia Monti, non vorrei ci fosse una grande coalizione che appoggia tutti coloro che vogliono impedire ai magistrati di voler perseguire tutti quelli che sono accusati di reati gravissimi». «Accanto alla malapolitica c'è la buona politica, e oggi voglio parlare di questo». Così il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha commentato l’inchiesta sul  clan dei Casalesi, che ha portato alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Nicola Cosentino presentata alla Camera. «Speriamo che i cittadini si riuniscano tutti attorno alla buona politica», ha aggiunto de Magistris. Enzo Amendola, segretario regionale del Pd: «La nuova richiesta di arresto e lo scandalo che i magistrati hanno disvelato oggi ci dicono che Nicola Cosentino sarebbe un referente dei Casalesi. Chiedo al segretario del Pdl, Angiolino Alfano, di fare la pulizia promessa e al presidente Stefano Caldoro di non stare zitto, perché Cosentino è il suo azionista di maggioranza». «Il Mezzogiorno e la Campania - ha proseguito Amendola - vivono una grave crisi di credibilità: la politica dovrebbe stare al fianco di chi ha di meno, oggi la politica finisce invece di nuovo sul banco degli imputati. Tra politica, mafia e camorra ci deve essere una barriera invalicabile. Tutti i partiti devono essere pronti a fare piazza pulita quando ci sono queste inchieste. Chiediamo dunque al Pdl di fare piazza pulita di uno dei più grandi scandali che la politica campana oggi ha davanti a sè». «Quello che sta emergendo, in queste ore, dall'inchiesta della Procura antimafia di Napoli, sulle connessioni tra il clan dei casalesi e la politica, è sconcertante. Mi chiedo come possa il Pdl continuare a fare finta di niente - ha invece dichiarato Luisa Bossa, deputata Pd, componente della Commissione antimafia». «Per la seconda volta in due anni - continua la parlamentare - il coordinatore regionale del Popolo della Libertà, Nicola Cosentino, è colpito da un ordine di arresto per vicende legate alla camorra. Ciò nonostante, rimane al suo posto e nessuno sente il bisogno di chiederne le dimissioni. È scandaloso».  Questo invece il commento di Pina Picierno, parlamentare Pd:  «quelle emerse dall'inchiesta sono accuse pesantissime che vanno dal voto di scambio alla corruzione, al fine di favorire la camorra». «Oggi l'onorevole Cosentino, per la seconda volta, - dice Picierno - è stato colpito da una richiesta di autorizzazione a procedere all'arresto con la gravissima accusa di essere il referente politico del clan dei Casalesi e il presidente della Provincia Cesaro è stato indagato nell'ambito di quella che è stata definita da Maurizio Vallone, capo della Dia napoletana, 'una delle più importanti operazioni che siano mai state eseguite nei confronti dei Casalesì». «Nel momento in cui le forze politiche dei vari schieramenti si impegnano a sostenere il Governo Monti per affrontare l'emergenza, - sottolinea Picierno - è evidente che la questione legalità non è rinviabile». Per la parlamentare del Partito Democratico «il Pdl deve chiarire, senza più ambiguità, come intende comportarsi di fronte all'ennesima autorizzazione a procedere nei confronti di Nicola Cosentino». «E inevitabilmente - conclude la Picierno - il Pdl campano è chiamato a guardare al proprio interno senza più tentennamenti per fare pulizia e solo queste devono e possono essere le condizioni perchè l'Italia e il Sud possano rinascere nel segno dello sviluppo e della legalità». «Chiedo, quindi, al segretario Alfano di essere garante di un'operazione trasparenza, al fine di garantire i cittadini campani». La reazione di Italo Bocchino è affidata ad un commento sulla sua pagina del social network, Facebook. «L'indagine contro il clan dei casalesi che ha portato alla seconda richiesta di arresto ai danni di Cosentino non fa altro che confermare quanto abbiamo detto nell'ultimo anno: siamo stati cacciati dal Pdl anche perché abbiamo posto in tempi non sospetti il "caso Cosentino". Adesso il Pdl si interroghi, comunque in colpevole ritardo, se mantenere come proprio Coordinatore regionale nella seconda regione d'Italia uno come Cosentino».

*tratto da www.liberainformazione.org


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