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L'Imaie, tra clientelismo e malaffare
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di Benedetta Buccellato*

L'Imaie, tra clientelismo e malaffare

Le minacce e le intimidazioni di cui Massimo Ghini continua ad essere bersaglio, l’ultima nella notte del 7 gennaio scorso, si riferiscono alla sua attività di ex consigliere d’amministrazione dell’Imaie, l’Istituto mutualistico attori-interpreti-esecutori. L’anonimo lo ha più volte violentemente “sconsigliato”di continuare ad occuparsi dell’Istituto, al momento liquidato e commissariato, e dei progetti per la nascita di un nuovo Ente che dovrà occuparsi di riscuotere e distribuire i diritti degli interpreti ed esecutori.
Massimo è stato consigliere d’amministrazione nell’ultimo CdA, subito prima del commissariamento, e per anni, insieme con un gruppo di sindacalisti e di artisti, si è battuto per una gestione sana e trasparente dell’Istituto.
L’Imaie, oltre a firmare i contratti con le emittenti televisive e le case discografiche, e a distribuire i diritti agli attori e ai musicisti, ha svolto attività di promozione economica per progetti di spettacoli (teatrali, cineaudiovisivi, musicali) presentati dagli aventi diritto, dai soci e anche da altri organismi di produzione.
E’ proprio sulla gestione di tali interventi economici che è partita una denuncia con conseguente indagine da parte della Procura della Repubblica di Roma. Una cinquantina di persone, interne ed esterne all’istituto, hanno ricevuto altrettanti avvisi di garanzia per i reati di truffa aggravata e associazione a delinquere.
L’indagine sta continuando, i nomi degli indagati non si conoscono, o meglio, si limitano ad essere sussurrati tra i bene informati. Di certo c’è che tra questi nomi ci sono persone che per anni hanno vissuto all’interno e ai margini dell’Imaie. Un “comitato d’affari”, quindi, che avrebbe truffato per centinaia di migliaia di euro: progetti inesistenti, società fatte nascere e sparire nel nulla, un certo numero di soci che nulla ha a che vedere col mondo del professionismo e che, pure, era stato inserito tra gli elettori e che, in qualche modo, è riuscito ad orientare le sorti dell’Istituto.
Clientele, malaffare, imbrogli…insomma, in piccolo, il peggio dell’Italia del malcostume.
L’Imaie è stato, quindi, liquidato. A danno di tutti gli artisti, interpreti ed esecutori, che non possono più contare sulla tutela dei diritti maturati e sulla promozione di seri progetti artistici. Il tutto in un momento storico di tagli micidiali e di grave crisi del settore dello Spettacolo.
Nei mesi scorsi il Ministero per i Beni Culturali ha avviato un’ipotesi di nascita di un nuovo soggetto che nasca sulle ceneri di Imaie. Anche i Sindacati – soci fondatori dell’Imaie liquidata- hanno dato un loro contributo e lo stesso hanno fatto gruppi di artisti, con documenti e audizioni presso il Ministero. Ma i mesi sono passati e  ancora non si è arrivati alla formulazione definitiva del nuovo Ente e del suo nuovo volto.
Nel frattempo il “comitato d’affari”, in attesa degli esiti dell’indagine della Magistratura, si agita e scalcia. La posta in gioco è alta e la battaglia per la legalità, che già in passato è stata molto dura, sta continuando. Decidere la natura del nuovo Istituto, il suo nuovo statuto, le nuove regole del gioco, è sicuramente un passaggio fondamentale per garantirne un futuro trasparente.
Massimo Ghini viene, quindi, minacciato. Lui, “lo sporco comunista”, ed altri con lui, devono smetterla di mettersi di traverso, devono farsi gli affari propri e non impedire che altre persone, interne ed esterne alla vecchia Imaie, continuino a farsi i loro.
Legalità, trasparenza, rispetto dei diritti, gestione democratica? Sono solo vecchi termini, ormai obsoleti, che andrebbero rimpiazzati, secondo il “comitato d’affari”, con una disinvolta gestione clientelare e a maglia larga. Spiace che alcuni colleghi, magari non adeguatamente informati, appoggino le istanze di chi in passato ha curato esclusivamente il proprio privatissimo interesse a danno di quello dell’Istituto (e, quindi, della categoria). E indigna sentir dire : “ Sono battaglie inutili, tanto di ladri ce ne saranno sempre, l’importante è che l’Imaie vada avanti, nonostante tutto” .

Le ultime minacce a Massimo Ghini non sono che la coda dei veleni che hanno intossicato la vita dell’Imaie in questi ultimi anni. E coloro che hanno tentato di difendere le regole, lo statuto ed anche il codice civile si sono trovati spesso in una drammatica situazione di impotenza e addirittura di solitudine.
Il timore è che in tutti noi possa insinuarsi un’assuefazione mortifera alle intimidazioni, ai soprusi, all’illegalità. Reagire alle minacce delinquenziali, come in questo caso e, più in generale, alla deriva barbarica lungo la quale è scivolato questo nostro Paese, deve continuare ad essere per tutti noi un esercizio quotidiano.
E’ un esercizio senza dubbio faticoso, ma indispensabile se vogliamo difendere, oltre che i diritti collettivi, anche la nostra nostra personalissima identità.

*attrice, Segretario dell’Associazione per il Teatro italiano


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