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2011, l'anno delle donne
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di Alessandra Mancuso

2011, l'anno delle donne

Il 2011 è l’anno delle donne, anche se una lettura di questo genere non la troveremo nei mille almanacchi che i giornali confezionano, con le foto e gli eventi che ricorderemo. Mai avevamo visto, in così gran numero, le donne nelle piazze del mondo arabo. Col velo e senza velo. Tradizionaliste e laiche. Giornaliste, intellettuali e blogger. Protagoniste di una primavera di giovani, di diritti e di libertà. Protagoniste di una rivoluzione in Egitto. E subito dopo cacciate, dai fondamentalisti,  da quella stessa piazza, Tahrir, occupata con orgoglio e con altissimo costo di sangue.
Il premio Nobel per la Pace è stato assegnato a tre donne: due liberiane, paese in cui le donne hanno messo fine alla guerra, e una giornalista yemenita in prima fila nella lotta contro il dittatore Saleh.
E il 13 febbraio le donne hanno occupato le città italiane. Anche questo non si vedeva da decenni. A fiumi, di nuovo. Giovani e anziane, nonne e nipoti,  padri e madri con   bambini e bambine. Per la dignità, il rispetto, e per un futuro migliore da costruire per tutti e con tutti. Per una società più giusta.
Ho guardato felice su Youtube la grande piazza d’Italia: città che non vedevano da anni cortei con tanta rabbia e allegria, così popolati di gente. Piccole e grandi, Roma e Milano su tutte. 
E poi è nata GIULIA. Anche le giornaliste hanno deciso di unirsi per essere una forza, con le loro diversità, passioni, intelligenze. Se da sole non riusciamo a incidere e cambiare le nostre redazioni e l’informazione, ci vogliamo provare insieme.  
Un anno da ringraziare, per avere restituito le donne alla scena politica come soggetto politico. E pazienza se lo chiudiamo con il magone di una manovra che non è equa com’era legittimo attendersi e le macerie che ci stanno intorno.
E’ stato bello chiuderlo con un’altra manifestazione di donne e di uomini, il 13 dicembre, a Roma, con un concerto, e un omaggio alle quattro operaie di Barletta e alla giovane figlia morte per il crollo della palazzina in cui lavoravano in nero. Una bella piazza, senza l’ansia dei numeri ma con la forza dei nostri desideri e le proposte che sono in cantiere. 
La Primavera ha ceduto il passo all’inverno, è vero. Le nostre sorelle arabe sono ancora lì a lottare, con un magone più grande del nostro per le promesse lontane da realizzarsi; esposte alla repressione; a fare i conti con il contraccolpo subito arrivato. Ma le case, gli uffici, le strade sono piene delle loro voci e c’è internet al posto della piazza. A noi tendere l’orecchio per ascoltarle. Forse è presto per costruire ponti, ma un ponte questo 2011 lo ha già creato. E quello che stanno facendo le donne in Italia non è molto diverso: il cambiamento culturale si è messo in movimento. La scommessa è di portarlo avanti. La rivolta mediterranea contro i regimi e' sempre piu' donna - di Riccardo Cristiano*


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