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L'Aquila, rinviati a giudizio cittadini per "occupazione abusiva di edificio pubblico"
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di Norma Ferrara*

L'Aquila, rinviati a giudizio cittadini per "occupazione abusiva di edificio pubblico"

Spenti da mesi i riflettori sul post – terremoto a L'Aquila, rimane ferma anche la ricostruzione. Ma a muoversi è la procura della città che ha rinviato a giudizio 12 cittadini per il reato di occupazione abusiva di edificio pubblico.  Fra loro, anche il referente dell'associazione Libera a L'Aquila, il giornalista e nostro collaboratore  Angelo Venti, che in compagnia di un collega, Marco D'Antonio, anche lui fra i rinviati a giudizio, si trovava nello spazio antistante all'edificio nel settembre del 2010. Un luogo, quello “occupato” dai cittadini che in questi anni è stato frequentato da circa 800 giornalisti, tanti cittadini, associazioni in cerca di un punto di ritrovo, di coordinamento e di informazione, dopo la tragedia che ha colpito la città. Pronta la solidarietà dell'associazione ai ragazzi che fanno parte del comitato 3e32 e che in questi mesi si sono attivati per lavorare sul territorio, rimanendo vicini ai concittadini. E' Angelo Venti, referente di Libera e giornalista, a raccontarci stamani la storia di questo luogo “occupato” da un gruppo di cittadini, nel settembre del 2009.

«Città terremotata, pochi spazi per ritrovarsi, tanto dolore e fatica – racconta Venti – è in questo contesto che alcuni aquilani decisero di occupare questo edificio pubblico che si trovava accanto alla Basilica di Collemaggio, a ridosso del centro storico. Il presidio locale  di Libera non fa parte di questo comitato che occupa quel luogo ma come tantissimi cittadini, associazioni, giornalisti – continua Venti – abbiamo conosciuto quel posto e le attività che in quel luogo sono state fatte. Ricordo alcune riunioni pubbliche, cui hanno preso parte anche rappresentanti delle istituzioni locali. Hanno varcato quella soglia, in questi anni, circa 700 – 800 giornalisti di tutta Italia che l'hanno utilizzato come luogo in cui avere informazioni, farle circolare e mettersi in contatto con i comitati dei cittadini».

Angelo Venti documenta da ben prima dell'emergenza terremoto, l'ingresso dei capitali mafiosi nella regione. Su Libera Informazione una prima analisi intitolata “Mafie e monti” a cura del giornalista Alessio Magro, raccoglieva alcune inchieste che proprio Venti aveva pubblicato sul quotidiano on line da lui diretto, Site.it. Dopo il sisma, Venti ha preso con se un pc, una tenda e una stampante e dal giorno dopo ha dato il suo contributo ai concittadini, facendo quello che meglio sapeva fare e che in quel momento in pochi potevano fare: raccontare quello che accadeva a L'Aquila nei giorni immediatamente successivi al terremoto. Con il ciclostilato “Sollevati Abruzzo” Venti e un gruppo di giornalisti volontari riuscì a far circolare le prime informazioni importanti, alcune di queste, come quelle riguardanti le macerie in piazza d'Armi, diventarono anche oggetto d'inchiesta per la magistratura. Un materiale, quello prodotto in loco in stretto contatto con comitati e cittadinanza,   raccolto nel nostro dossier pubblicato con Libera dal titolo "Abruzzo, la fine dell' isola felice".

Quel settembre del 2010 durante un sopralluogo, seguito all'esposto del dirigente della Asl, Giancarlo Silveri,  Angelo Venti e il collega Marco D'Antonio vengono fotografati di fronte allo stabile occupato dal comitato di cittadini.  «Già dagli stessi atti  della Procura – conferma Angelo Venti  - si capisce che non siamo “occupanti” dell'edificio poiché veniamo citati, a margine delle due foto, come “seduti fuori l'edificio occupato a lavorare al pc». A sostenere l'accusa, quindi, solo una foto  che in realtà certifica che i due imputati erano fuori e non dentro la  struttura. «Fermo restando la fiducia nell'operato della magistratura e  forze dell'ordine – scrive Libera in una nota  - ci preoccupa che dietro l'attacco ingiustificato ai  due esponenti del presidio di Libera si celi il tentativo di mettere in crisi una proficua collaborazione con le istituzioni».  Ma il giornalista Angelo Venti ci racconta anche altro. La struttura in questione, infatti, si colloca all'interno della vasta area  dell'ex  ospedale pschiatrico di Collemaggio, composto da numerosi edifici  immersi nel verde e «su quell'aria – conferma Venti – sorvolano intenzioni di una speculazione privata, stimolata anche dalle ipotesi di vendita dell' intera area per ripianare il debito della sanità regionale».

Ai giovani, rinviati a giudizio e che in questi mesi hanno occupato la struttura  (la prima udienza è prevista per il 10 aprile 2012)  «va la piena solidarietà   per il lavoro svolto e per il recupero di un' area abbandonata diventata spazio di democrazia e socialità – scrive Libera nella nota diffusa ieri alla stampa».  Sul portale di 3e32 un passaggio del comunicato stampa, in merito alla vicenda, recita: Uno spazio riqualificato esclusivamente con le nostre forze e senza finanziamenti pubblici, per rispondere a bisogni reali di carattere sociale, abitativo e politico, che le istituzioni non riescono a garantire. Uno spazio nel quale, per più di due anni, sono stati organizzati centinaia di concerti, assemblee e dibattiti all’interno del quali sono intervenuti anche esponenti dell’amministrazione comunale e dell’opposizione, alcuni dei quali ora si guardano bene dal prendere posizione

 La giustizia farà il suo corso ma nel frattempo la città è ancora ferma e di questo in pochi se ne occupano. «La ricostruzione della città non è ferma – conclude Venti – semplicemente non è mai partita. Si è lanciato il progetto C.A.S.E. Non è ancora risolto quello che fu il problema già dalle prime ore, cioè dove e come collocare le macerie. I palazzi del centro storico sono stati puntellati e così sono rimasti». A questo si aggiungono anche alcune notizie giudiziarie che riguardano alcuni capitali illeciti impiegati nella ricostruzione, nonostante sin dal primo giorno associazioni come Libera e Legambiente, hanno chiesto di vigilare sulla trasparenza delle procedure, delle ditte e di tutto l'iter che stava per mettersi in moto per “risollevare la città”.

*tratto da www.liberainformazione.org


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