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Chiusura sedi Rai. I missionari: scelta miope
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di Luca Liverani*

Chiusura sedi Rai. I missionari: scelta miope

Il nodo della chiusura delle cinque sedi di corrispondenza Rai e del canale Rai Med sarà affrontato domani all’incontro tra l'Usigrai e i vertici dell’azienda. A dare una prima risposta al coro di proteste che si sono sollevate da associazioni, mondo missionario e sindacati potrebbe essere il direttore generale Mauro Masi o il vice Gianfranco Comanducci. Perché l’annuncio continua a far discutere: la Tavola della Pace scrive una lettera aperta ai vertici di viale Mazzini, la Federazione stampa missionaria italiana lancia un appello al servizio pubblico. E sul tema interviene anche il vicepresidente della Commissione di vigilanza Rai, Giorgio Merlo (Pd): «Scelta intollerabile ». L’incontro di domani – la consueta riunione paritetica che ogni mese e mezzo mette a confronto giornalisti Rai e azienda – assume un carattere ben diverso alla luce dei possibili tagli, previsti nel budget 2010, per le sedi Rai di Buenos Aires, Nuova Delhi, Il Cairo, Beirut e Nairobi, quest’ultima fortemente sollecitata due anni fa da associazioni e missionari. Cinque sulle quindici corrispondenze Rai.
  Più la sede di Palermo che produce Rai Mediterraneo, il canale italiano e arabo. Il tema è al primo punto in agenda. Il segretario dell’Usigrai Carlo Verna ha convocato il rappresentante dei corrispondenti esteri, Ennio Remondino. E chiesto una presenza qualificata dell’azienda, il direttore Masi o, come sembra, il vicedirettore Comanducci. «La sfida del rilancio della Rai sulla piattaforma digitale non si fa con tagli così miopi», commenta Carlo Verna. «Siamo coscienti dei problemi economici – dice il segretario dell’Usigrai – ma gli sprechi sono altrove. Bisognerebbe vigilare ad esempio su Rai Corporation. Invece si pensa a chiudere i canali di informazione da areee geopolitiche importantissime ed emergenti».
  La società civile è in piena mobilitazione La Tavola della Pace scrive una lettera aperta ai vertici Rai sottoscritta - tra gli altri - da Usigrai, Fnsi, Misna, Vita, Redattore sociale, Enti locali per la pace. «Chiediamo – vi si legge – più informazione di qualità dal mondo e sul mondo ». Perché «nulla può sostituire la capacità di un giornalista di cercare e raccogliere le notizie sul posto». Chiudere quegli uffici «vorrebbe dire chiudere gli occhi degli italiani sul mondo in un tempo di grandi sfide mondiali». La Tavola della Pace rilancia: «Chiediamo nuovi spazi nei palinsesti e il rilancio di Rai Med come strumento di incontro e dialogo tra i popoli e le religioni».
  «Spegnete il gossip, riaccendete l’informazione », è l’appello della Fesmi, quaranta testate missionarie per 500 mila copie mensili. «Sarebbe una decisione grave, contraddittoria, miope, controproducente», perché «colpisce il Sud del Mondo, già oggi marginale nel circuito informativo italiano» e «ispirata da criteri economicistici che dovrebbero essere estranei a un vero servizio pubblico». Meglio «vigilare sugli esosi compensi alle star o sugli sprechi».
 Domani riunione tra l’Usigrai e i vertici dell’azienza Merlo: «Decisione davvero intollerabile»

* tartto da Avvenire


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