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Tonino chiama, De Luca risponde. Accordo fatto per la Campania
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di Giona Sagora

Tonino chiama, De Luca risponde. Accordo fatto per la Campania

La seconda giornata del congresso Idv scorre via tranquilla. E Di Pietro porta a casa un consolidamento forte dell'alleanza di centrosinistra, a questo punto impostata sull'asse di un nuovo obiettivo, assai caro al leader del Pd Pierluigi Bersani: alternativa. Un'alternativa che, ieri, ha avuto due rilanci. Da Orvieto, dove si è riunita l'area di Ignazio Marino, è arrivato il primo segnale forte. "Sbagliato pensare ad un asse che veda l'Udc come principale partner" aveva sostenuto il cattolico più "laico" del Pd. Quasi una strizzata d'occhi a Di Pietro. E, dal Marriott di Roma, quasi Di Pietro restituisce il favore. Solo le piazze non servono, dice Tonino alla sua platea, perchè rischiamo di essere solo un partito di opposizione, che non si pone l'obiettivo del governo. In Platea c'è Bersani, Vendola e ci sono anche i pezzi di quella sinistra ormai furi dal Parlamento che segnano immediatamente sui personali taccuini politici il cambio di rotta dell'Idv.

"Abbiamo già raggiunto alleanze in 11 Regioni su 13" - afferma l'ex Pm - un risultato che certamente consolida molto di più l'asse Pd-Idv che quella Pd-Udc. E con un coup de teatre il Presidente del partito porta a casa anche la dodicesima Regione: la Campania. "La scelta la dovete fare voi" - aveva detto ai suoi la giornata precedente - "Per la candidatura di De Luca abbiamo tre scelte. la prima è quella di andare da soli ma lasciare la Regione a Berlusconi. La seconda, accettare la candidatura di De Luca senza mettere alcun paletto. La terza (ed è evidente che è quella preferita da Di Pietro), chiedere a De Luca di venire da noi a convincerci e ad accettare le nostre richieste". Richieste che sono semplici: se sei condannato te ne vai, via quelle consulenze che hanno appesantito la Regione e che sono state frutto di clientele. Una svolta, insomma.

Dal palco, ieri, con Bersani in platea, chiama di nuovo De Luca a raggiungere il congresso dell'Idv e a "rilasciare dichiarazioni spontanee" al congresso. De Luca prende il treno e arriva. Platea all'inizio tiepida e poi, dopo l'accettazione dei paletti imposti dall'Idv, parla di una Campania che dovrà assomigliare sempre più alla sua Salerno. Il congresso lo acclama: alea jacta est: 12 Regioni su 13 vedono l'accordo. Resta solo Callipo in Calabria ed ora toccherebbe a Bersani trovare il modo di convergere su questa candidatura Idv. Sarebbe en plein.

Ad acclamare De Luca non c'è però Luigi De Magistris. Parla della presenza di De Luca al congresso come di "processo breve", o "dichiarazioni spontanee senza contraddittorio", come se si fosse in una sorta di "porta a porta". Ma le reazioni di De Magistris non sono forti e definisce questa scelta, a suo avviso, un errore politico. Come non perdonare, dunque, un errore politico a Di Pietro. Il Congresso, poi, scorre tranquillo e lento, eccezion fatta per una discussione un po' tesa sulla mozione della Lombardia. Lì, nel profondo nord, forte è la spaccatura nel partito tra l'asse movimentista del partito, quella più "popolare", e l'altro pezzo più di establishment, molto vicina a Di Pietro, per legami non solo affettivi ma anche di parentela. Ma la cosa, almeno al momento, finisce lì. qualche problema nel corso della mattina, quando Genchi "sbaglia" qualche parola e fa intendere che l'aggressione di Milano a Berlusconi possa essere una messa in scena. I controllori della Pdl che in questi primi due giorni erano rimasti a guardare senza trovare spazi per attaccare il congresso Idv, cominciano a farlo sulla base delle dichiarazioni di Genchi. La dirigenza Idv ribatte subito, reiterata solidarietà al Premier per l'aggressione. E genchi rettifica la sua posizione "male interpretata" dai presenti.

Parlano i giovani dei Valori e le donne dei Valori. La seconda giornata si avvia alla chiusura con Barbato che cerca più di una volta Di Pietro, forse per trovare il modo di ritirare una candidatura che rischia di contare i voti dei delegati in poche decine. Ma il congresso perfetto deve avere un vincitore e un vinto. Oggi è il giorno degli interventi della realtà: disoccupati, aziende in crisi e via dicendo: quel mondo che troppo spesso viene cancellato dai media da un'Italia che qualcuno vorrebbe giardino dell'Eden. Poi il voto. Resta Di Pietro, almeno fino al 2013, fino a quando la nave dell'Idv non "approderà all'alternativa". Poi il "socio onorario" Di Pietro si metterà da parte. Sarà forse quella l'ora di De Magistris.

Ieri sera si era diffusa la voce che il voto sarà per alzata di mano. Qualcuno l'ha definita una buffonata. Qualcun altro ha ricordato che erano i congressi di Craxi a eleggere il segretario per acclamazione. Dunque si voterà nel segreto dell'urna, ma il risultato non cambia. Percentuali bulgare per il Presidente di ferro.


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