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B&B, lo strapotere e la finta democrazia
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di Vittorio Emiliani

B&B, lo strapotere e la finta democrazia

Tutti gli osservatori imparziali colgono lo stridente conflitto istituzionale fra il Bertolaso sottosegretario (controllore politico) e il Bertolaso capo del Dipartimento Protezione Civile (controllato politico-amministrativo). Tranne lui e naturalmente Silvio Berlusconi. Entrambi impermeabili ai rilievi critici. A loro interessa “tirare diritto”. Per loro conta solo il “fare”, non il “come fare”. Quanto al “come controllare il fatto” (o l’appaltato), esso appare loro un dettaglio del tutto secondario.
Del resto, leggete qui di seguito lo stralcio del discorso tenuto il 24 dicembre all’Aquila da Guido Bertolaso, in tono categorico, per gli auguri di Natale ai “suoi” 700 della Protezione Civile. I punti più significativi sono almeno tre: 1) “troppi esorcizzano” il decreto sulla Protezione Civile SpA “senza neppure averlo letto nella versione finale” (bontà sua, chi l’ha letto e non crede ciecamente in lui e in Berlusconi ha capito fin troppo bene ed ha pensato di cancellarlo dal decreto legge); 2) la versione ora ridimensionata del decreto legge doveva – secondo l’interpretazione autentica di Bertolaso, creare “una Società per azioni destinata a facilitare il nostro (sic!) lavoro, una diversa struttura per la gestione dei Grandi Eventi” (in maiuscolo); 3) dalla SpA sarebbero nate “nuove strutture coordinate con noi, con gente nostra (sic!) al timone (…), non più tutti a bordo di una sola nave, ma dando vita ad una piccola flotta che affianca la nave madre”.
Sogni di onnipotenza, una flotta della “nuova” Protezione Civile che si sostituisce a Stato-Regioni-Comuni. Non soltanto nelle emergenze - che pure sono tante in questo dissestato e infelice Paese - ma in tutti i Grandi Eventi decisi e definiti dal vertice dell’esecutivo. Compresi i centenari dei santi, anche i meno noti (quale emergenza mai ci potrà mai essere per il IV Centenario di San Giuseppe da Copertino?) e le gare fra navigatori come la Vuitton Cup (a quando il commissariamento della Barcolana triestina?). Mancano soltanto gli eroi. Ma a quelli ci pensa da solo Bertolaso.
E questa sarebbe l’Italia moderna, efficiente, competitiva, tesa al bene del Paese disegnata dal duo B&B? Per Gianni Letta, insiste il Cavaliere, ci saranno destini quirinalizi; per Guido Bertolaso, chissà, ministro, superministro. E il Parlamento, la Corte dei conti, le Regioni, le autonomie locali, la Pubblica Amministrazione? Sovrastrutture, bardature antiquate. L’importante per il presidente/padrone è blindare il nucleo forte delle decisioni strategiche, con 2 o 3 uomini ai comandi. E una costellazione di emergenze e di commissariamenti “fiduciari” (Bertolaso stesso, Resca, Nastasi, ecc.) che disegnano uno Stato di serie A e un altro di Serie B. Il tutto nel massimo di opacità, senza gare d’appalto e quindi senza concorrenza fra le imprese. Un male che non è attribuibile soltanto ai governi di centrodestra. Non è senza significato che nel 2008 le trattative private siano più che raddoppiate: nel 2006 riguardavano lavori per 457 milioni di euro, saliti a 602 l’anno dopo e balzati a 1.315 nel 2008. Oggi si chiamano “procedure negoziate: sistemi di affidamento di un lavoro a una impresa senza passare per una gara. L’amministrazione pubblica può farlo se adduce motivazioni di urgenza, un concetto elastico che negli ultimi tempi è stato usato con sempre maggiore frequenza anche per effetto di ordinanze di protezione civile, estese anche ad altri soggetti pubblici”. Così il “Sole 24 Ore” di ieri, giovedì 18.
Andate sul sito ufficiale della Presidenza del Consiglio e troverete che l’elenco dei decreti legge, dei decreti legislativi e delle ormai famose Opcm, Ordinanze del presidente del Consiglio dei ministri, riempiono la bellezza di 43 pagine filate. Parlamento addio?
In parte il progetto Berlusconi/Bertolaso è stato ridimensionato alla Camera. Ma non basta. Non può bastare. Lo scenario che esso disegnava e, in parte, ancora disegna è il più pericoloso per la democrazia apparso al nostro orizzonte, da tanti anni a questa parte.

Dal discorso di Natale di Guido Bertolsao, L’Aquila, 24 dicembre 2009
(...) Chiedo serenità a pace per me, per tutti coloro che hanno responsabilità dirette nella gestione della
Protezione Civile al centro come nelle Regioni, nelle Province, nei Comuni, perché l’anno nuovo
che sta per cominciare ci trovi nelle migliori condizioni di spirito per fare al meglio il nostro lavoro (...)

(...) Da questo provvedimento, che in troppi esorcizzano senza neppure averlo letto per intero nella sua versione finale, escono una Protezione Civile rafforzata, una Società per azioni destinata a facilitare il nostro lavoro, una diversa struttura per la gestione dei Grandi Eventi. Sia la società che questa nuova
struttura nascono nel solco di quanto abbiamo fatto quest’anno e negli anni precedenti, perché
abbiamo fatto crescere competenze e capacità professionali, tecniche, giuridiche nuove e possiamo,
senza perdere nulla in autonomia ed efficienza, in competenze e professionalità, far nascere nuove
strutture coordinate con noi, con gente nostra al timone, aumentando in modo significativo le nostre
possibilità operative non più con tutti a bordo di una sola nave, la Protezione Civile, ma dando vita
ad una piccola flotta che si affianca alla nave madre rendendo raggiungili nuove mete e nuovi
traguardi.
Pensavo, con i primi del prossimo anno, di andare in pensione. Mi è stato chiesto di restare, per
aiutare a definire l’assetto della nostra piccola flottiglia, per passare le consegne con ordine e
metodo, per chiudere le partite iniziate e ancora in via di conclusione, per aiutare chi si assumerà le
varie responsabilità in gioco a farlo nel modo più semplice e lineare. Ho accettato volentieri,
accantonando per qualche mese ancora il mio desiderio di lasciare spenti, almeno ogni tanto,
almeno di notte, i telefoni che mi impongono da otto anni e più ritmi e contenuti delle mie giornate,
perché penso che il prossimo futuro sia ricco di cose positive, interessanti e importanti tanto da
meritare da parte mia un rinvio della decisione che ho preso. Al massimo un anno, mi concede il
decreto, per varare il nuovo assetto della nostra Protezione Civile, chiudere le vicende in sospeso, a
Napoli, in Abruzzo e in molti altri luoghi e lasciare il mio posto. Conto di non usare tutto il tempo
che mi viene concesso per uscire di scena rispettando tutti gli impegni. (...)

(...)Chiudo i miei auguri, scritti in fretta qui dalla Caserma di Coppito che è diventata una piccola
capitale dell’Italia che non si rassegna di fronte a nulla, con un pensiero di ringraziamento per le
tante persone, miei collaboratori diretti ed anche coloro che non conosco di persona ma che
incontro muovendomi tra i troppi luoghi dove c’è o c’è stata emergenza, che hanno speso di sé,
quest’anno, più di quanto immaginassero, più di quanto pensavano di avere, più di quello che
avevano idea di investire nel loro lavoro. Alcuni di loro mi hanno detto di avere come la sensazione
di aver bisogno di rinascere, di riscoprire chi sono, di sentirsi diversi da com’erano prima di buttarsi
anima e corpo in un lavoro logorante, senza soluzione di continuità, senza interruzioni, senza feste e
tempi per se stessi.(...)

(...)A quelli che si sentono così, consapevoli dei risultati raggiunti ma quasi smarriti di fronte al futuro,
come reduci da un esilio non immaginato e non finito, mi affianco con gratitudine, portandomi
dietro un solo desiderio, quello di aiutare a trasmettere a tutti una scintilla di fiducia, la certezza che
nessuno si perde soltanto perché ha vissuto e vive situazioni, emozioni, sforzi e impegni mai
immaginati in precedenza. La vita non lascia indietro chi la gioca perché la ama oltre ogni misura.(...)

 

 


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