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Scuola pubblica, un declino inarrestabile
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di Maria Grazia Cianciulli*

Scuola pubblica, un declino inarrestabile

Chi come me vive il mondo della scuola con spirito di dedizione e credendo in quello che fa, immagino abbia provato lo stesso dolore lancinante domenica sera (14 febbraio 2010)  nell’assistere alla trasmissione televisiva “  Presa Diretta” su Rai 3 dal titolo “ La Scuola Fallita”. Consapevole del profondo disagio , non solo economico, patito quotidianamente sul fronte dell’impegno per la salvezza della scuola pubblica, era comunque difficile immaginare una situazione di degrado così diffusa e generalizzata. Il rischio del dissesto finanziario è dietro l’angolo per buona parte delle scuole pubbliche italiane, eppure intorno c’è il più profondo disinteresse…di tutti…nessuno escluso…
Tutti dovremmo essere pervasi da un senso di scrupolo, di colpa, di pudore per il non fatto e per il non detto.
Evitando la facile  retorica di stigmatizzazione della storica cattiva gestione dell’Amministrazione centrale della Pubblica Istruzione, resta da chiedersi cosa è stato fatto dalla società civile in questi anni per salvare il sistema scuola. Voglio credere  che l’illusione dell’autonoma forza della cultura, la fiducia nelle umane sorti legate allo sviluppo e al progresso abbiano sminuito l’allarme e l’attenzione opportuna che si sarebbe dovuta prestare.
Grandissime sono le responsabilità dei sindacati, che ormai da anni “guardano al dito e non alla luna”. Presi a fare la guerra al Dirigente scolastico di turno che non nomina i supplenti (perché non ha risorse finanziarie), non si sono posti il problema di andare a fondo, di intraprendere un’azione congiunta, di indagare le cause, di fronteggiare a monte il problema.
Forti le responsabilità del mondo della cultura, degli accademici che hanno impegnato le energie culturali italiane, in convegni, celebrazioni di pedagogisti, anniversari della costituzione, senza mostrare il dovuto interesse verso il processo di degrado che ormai da anni covava nel nostro sistema istruzione . Le indagini OCSE PISA non hanno smosso le coscienze. Studi statistici e pubblicazioni varie sul tema hanno sorvolato sul cuore del problema: “ la scuola pubblica italiana non va perché non ci sono i necessari investimenti, in strutture, in formazione del personale, in risorse umane” . Si è voluto gettare ignominia sulla qualità dei professionisti che,invece, pur nel totale degrado , riescono ancora ad operare  per  lo sviluppo delle coscienze e della cultura. Non è così che si persegue la qualità dell’istruzione. Non è certo demotivando chi  senza alcuna gratificazione lotta per la sopravvivenza di  un sistema pubblico di istruzione.
Miopi le associazioni dei genitori che non rivendicano il loro diritto sacrosanto ad un’istruzione di qualità , laica, garantita e gratuita per i loro figli. Hanno sprecato tante energie ad intraprendere iniziative giudiziarie estemporanee ad interessarsi  ai crocefissi in classe, all’utilizzo del cellulare, al peso dei libri di testo. Falsi problemi che hanno distolto l’attenzione dal vero problema: la morte della scuola pubblica italiana.
Deboli le associazioni di categoria dei docenti, che per preservare piccoli interessi di parte hanno smarrito l’interesse comune di rilancio della categoria docente, di rivalutazione di un profilo professionale svilito e umiliato . Si è giunti ad una guerra tra poveri, tra chi gode i benefici della L.104 e chi no! Obbrobioso!
Grave e colpevole il disinteresse dei nostri parlamentari europei . Le scuole aspettano da quasi due anni che vengano erogati i fondi europei per i progetti PON già effettuati e rendicontati per i quali professionisti pazienti” aspettano di essere pagati e ancora (fortunatamente per i Dirigenti Scolastici firmatari dei contratti) non intraprendono azioni giudiziarie. Grave e colpevole il disinteresse dei nostri parlamentari che non prendono in considerazione il pericolo imminente di dissesto finanziario delle scuole italiane che vantano crediti “ingenti” nei confronti del Ministero.
Il finanziamento alla scuola paritaria, l’aumento in busta paga per i soli docenti di religione cattolica, la soppressione della seconda lingua comunitaria nella scuola secondaria di primo grado, la soppressione di fatto del tempo prolungato (mai dichiarata apertamente in alcun documento ma ottenuta strategicamente attraverso la dotazione di organici insufficienti), la diminuzione drastica degli insegnanti di sostegno, dei collaboratori scolastici, degli assistenti amministrativi, di intere realtà scolastiche di periferia baluardi di legalità e contrasto al degrado in molti paesi, tutto ciò è scivolato sulla coscienza di tutti.
Anche la mia categoria dei dirigenti scolastici è rimasta inerme. Da Dirigenti della Pubblica Amministrazione sicuramente viviamo una situazione scomoda nella quale comunque  ci è dovuto di difendere l’ Istituzione, l’Amministrazione, il buon nome della scuola italiana. Abbiamo fatto i salti mortali, finché è stato possibile, per far quadrare i bilanci, per garantire la vigilanza, per limitare i danni. Ci siamo attivati per coinvolgere le famiglie, per chiedere il supporto al volontariato, per interagire a livello interistituzionale cercando di farsi aiutare dagli enti locali. Abbiamo “velatamente” denunciato le gravi carenze strutturali che necessiterebbero la chiusura della maggior parte degli edifici. Tutto ciò per far sopravvivere la scuola, per tamponare il degrado, per non far pagare ai nostri studenti le colpe della società “adulta”. Ciò non è più sufficiente. Le nostre coscienze ora si ribellano.
Occorre con urgenza unire le energie e convogliarle verso un’azione propositiva forte, un intervento unitario di contrasto alla deriva, di protezione del patrimonio intellettuale e culturale, di salvaguardia dell’istruzione pubblica e  laica . Tutti noi lo dobbiamo alla nostra coscienza, lo dobbiamo ai nostri figli, lo dobbiamo a quanti ci hanno lasciato un’eredità di valori,di dignità, di conoscenza, di rispetto e considerazione per la grande tradizione pedagogica italiana che assiste, oggi,inerme,  alla  drammatica cronaca di una morte, purtroppo, da troppo tempo, tristemente annunciata.

*Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo “ Paolo Borsellino”
Santa Maria del Cedro (CS)

La lettera scritta in seguito alla trasmissione di Riccardo Jacona è stata pubblicato da un quotidiano calabrese

 


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