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Editoria: no all'abrogazione delle tariffe agevolate. Presto nuove iniziative
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di Redazione

Editoria: no all'abrogazione delle tariffe agevolate. Presto nuove iniziative

Oggi alle 13 presso la Camera dei Deputati è stato presentato l'appello "Editoria: no all'abrogazione delle tariffe agevolate" promosso dalla rivista "Confronti", da Articolo 21, dal settimanale "Riforma" e dal Coordinamento riviste italiane di cultura (Cric) e indirizzato alle tre principali cariche istituzionali. 
  
all'appello hanno aderito:

Fnsi; Cgil; Flc-Cgil; Legacoop; Mediacoop; Tavola della Pace; "Terra"quotidiano ecologista; "Carta"; Leggere Tutti;  Lettera Internazionale; Casa editrice Tilgher-Genova; Bulzoni Editore; Arci; Adista; Edizioni Estemporanee; Cem Mondialità; Tilgher Editore; Bulzoni Editore; Infinito edizioni; Emi;  Cem Mondialità; Edizioni di Soria e Letteratura; Edizioni San Marco dei Giustiniani; Temi di Predicazione - Omelie; Pagine; Edipuglia; Parolechiave; Argomenti Umani; Missionari Saveriani; Tempi di Fraternità... e tanti altri

Guarda il video della conferenza stampa alla Camera 

APPELLO
- Al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
- Al presidente del Senato Renato Schifani
- Al presidente della Camera Gianfranco Fini

Dal primo aprile tutte le tariffe agevolate a favore dell’editoria sono state abrogate, con particolare riferimento alla spedizione degli abbonamenti. Il decreto interministeriale del 31 marzo ha  soppresso una norma fondamentale per la sopravvivenza di giornali, riviste e case editrici. Un nuovo colpo all’editoria, dopo l’eliminazione del diritto soggettivo per i contributi (comma 62 dell’art.2 - ex 53 bis), per un settore che attraversa una difficile congiuntura a tutti ben nota, governo compreso. Si tratta, quest’ultimo, di un provvedimento pericoloso e inaccettabile, sbagliato sia nel metodo che nel merito che intendiamo contrastare, convinti di vivere ancora in uno Stato di diritto. La decisione del governo di cancellare con un decreto le tariffe agevolate per la spedizione di giornali in abbonamento postale apre una ulteriore spaventosa voragine nel settore dell’editoria che provocherà la cancellazione di centinaia di testate e alcune migliaia di posti di lavoro tra giornalisti, amministrativi e tecnici. Il decreto interministeriale, attuato da Tremonti e Scajola, farà risparmiare allo Stato italiano 200 milioni di euro all’anno. Un bel risparmio, per il Governo, un esborso gravoso e letale per i piccoli e medi editori. Attualmente Poste Italiane lavora in regime di monopolio e la liberalizzazione non partirà prima del 2011, quindi fino a quel momento non ci sarà un regime concorrenziale in grado di agevolare il settore editoriale. Attualmente la quota messa a disposizione dal governo per tre mesi, 50 milioni di euro per coprire la differenza che c’è tra la tariffa agevolata (13 centesimi, per ogni singola copia spedita in abbonamento da un giornale) e la tariffa normale (28,30 centesimi a copia riconosciuta a Poste italiane), è già esaurita. Da subito, dunque, gli editori dovranno trovare i 15,3 centesimi di differenza, calcolati su ogni spedizione, se vorranno continuare a far arrivare il proprio giornale ai lettori abbonati.
La decisione del governo inoltre è arrivata senza che gli editori fossero informati e senza aver avuto il tempo di poter capire come organizzarsi diversamente, cosa pressoché impossibile se non a scapito di un aggravio di costi. Un danno anche per chi lavora nel mondo dell'editoria libraria. Le ricadute saranno pesanti non solo in termini economici per la vita delle case editrici, ma anche per la cultura e l’informazione del paese: il canale postale è infatti uno strumento fondamentale di diffusione di libri, soprattutto in quelle zone d’Italia non servite da librerie. Riteniamo questo provvedimento inaccettabile nel metodo, non è possibile cambiare dall’oggi al domani le regole in corso, e per di più senza alcun preavviso e confronto, senza tener conto che dei rapporti contrattuali esistenti –  che coinvolgono editori, operatori ed  abbonati – sui quali si agisce retroattivamente. Sbagliato nel merito perché si doveva dare  attuazione alle norme vigenti che stabiliscono la compensazione per  Poste Spa fino alla tariffa praticata ai loro migliori clienti. Ciò avrebbe consentito di ottenere i risparmi necessari per ridurre il fabbisogno e di evitare un altro durissimo colpo all’editoria. Occorre mettere riparo rapidamente a tale improvvida decisione, perché gli aggravi economici che produce ricadono immediatamente sugli editori, gran parte dei quali, piccoli e medi, non sono in grado di sostenerli, né esistono le condizioni di mercato per trattare direttamente con Poste il costo delle spedizioni, con il rischio reale di dover cessare le pubblicazioni. Per questo motivo chiediamo l’intervento urgente delle tre più importanti cariche istituzionali per far sì che si possano ripristinare, quanto prima, sia l’agevolazione postale che il diritto soggettivo. La soppressione dei contributi alla spedizione postale non coinvolge soltanto l'area editoriale, ma - in modo forse anche numericamente prevalente - le tante pubblicazioni "sociali" (religiose, locali, divulgative e, in genere, "non profit") che costituiscono una non trascurabile piattaforma culturale a livello nazionale e che non avrebbero più la possibilità di esistere. «Salvare il pluralismo dell’informazione evitando allarmismi», così esortava il presidente Napolitano al Quirinale nell’ottobre 2008. Oggi siamo passati dagli allarmi ai fatti.

per adesioni: direttoreconfronti@yahoo.it ; www.articolo21.org

Firma l’appello di Articolo21 

 
Primi firmatari

Gian Mario Gillio (direttore di Confronti); Stefano Corradino (direttore di Articolo21); Luca Maria Negro (direttore di Riforma); Valdo Spini (presidente del Cric e direttore dei Quaderni del Circolo Rosselli); Rosario Garra (segretario generale del Cric – Coordinamento riviste italiane di cultura); Giovanni Nani (direttore editoriale di 'Terra'); Lelio Grassucci (presidente onorario Mediacoop); Fulvio Fammoni (segretario confederale Cgil); Paolo Serventi Longhi; Giuseppe Giulietti (portavoce di Articolo21); Federico Orlando (presidente di Articolo 21);  Tommaso Fulfaro (segretario di Articolo 21); Roberto Natale (presidente federazione nazionale stampa italiana - Fnsi); Franco Siddi (segretario Fnsi); Vincenzo Vita (senatore Pd); Nicola Tranfaglia (senatore Idv); Franco Cardini (storico e saggista); Luca Burei (editore); Luca Leone (editore); Flavio Lotti (coordinatore nazionale Tavola della pace); Primo Salani (presidente di Mediacoop); Pierluigi Sullo (direttore di Carta); Manuel Kromer (direttore Claudiana); Cecilia Brighi (dipartimento politiche internazionali Cisl); Domenico Pantaleo (segretario generale nazionale Flc-Cgil); Biancamaria Bruno (Lettera Internazionale); Loretta Veri; Giorgio Saglietti; Umberto Brancia; Marialina Marcucci; Michele Fiorillo; Maria Immacolata Macioti (sociologa); Piero Di Siena; Pasquale Colella; Giuseppe Piccinno; Tiziana Bartolini (direttore Noi Donne); Paolo Beni (presidente Arci); Lucio Bozzi; Piero Cademartori (editore); Michela Bianchi; Anna Bulzoni (editore); Emilio Carnevali (Adista-giornalista); Mostafa El Ayoubi (caporedattore Confronti); Franco Gianpiccoli (pastore valdese); Adriano Gizzi (giornalista); Gianni Macchiavelli (editore); Giuseppe Marchetti Tricamo (editore); Brunetto Salvarani (direttore di Cem Mondialità); Paolo Odello (giornalista); Giuseppe Piccinno (direttore di Tempi di predicazione -Omelie); Stefano Pittaluga (professore universitario); Sergio Ristuccia (direttore di Queste istituzioni); Giorgio Saglietti (direttore di Tempi di fraternità); Marcello Storgato (direttore di Missionari Saveriani); Gianni Rossi (giornalista); Raffaella Pelosini (editore); Agostino Paravicini Bagliani (presidente Sismel); Alessandro Olschki (editore); Luca Del Fiore (direttore Pensiero Scientifico Editore); Alberto Corsani (giornalista); Lucia Zannino (Parolechiave); Andrea Margheri (Argomenti Umani);  Miriam Calamani...

 


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