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Articolo 21 - Editoriali
Ammutinato un battaglione iracheno: «Non andiamo a Falluja». Bush: «Una settimana dura»
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di da L'Unità di red.

Mentre il presidente George W. Bush, in vacanza nel suo ranch di Crawford in Texas, ha ammesso che la «settimana è stata dura» in Iraq, le notizie che arrivano dal campo raccontano una situazione di un dissenso che si sta allargando a macchia d'olio. L'episodio più emblematico è l'ammutinamento di un battaglione iracheno che si è rifiutato di andare a combattere a Falluja.Il 2° battaglione iracheno, uno dei soli quattro che compongono il "nuovo" esercito iracheno, ha rifiutato nei giorni scorsi di partecipare ai combattimenti a Falluja, in appoggio ai marines americani che da oltre una settimana stanno conducendo una battaglia strada per strada contro le milizie sunnite che controllano la città. Lo scrive il Washington Post, che cita il maggior generale Paul Eaton, responsabile dell'addestramento delle truppe irachene.Secondo il generale Eaton i soldati iracheni avrebbero detto di non essersi arruolati per combattere loro concittadini. Il quotidiano statunitense sostiene che si sarebbe trattato della "prova del fuoco" delle truppe irachene, del primo impiego operativo per questo battaglione che conta su 620 uomini. Secondo Eaton non si è trattato di vigliaccheria: «Sono uomini che hanno combattuto con grande coraggio contro l'Iran», ha detto al Washington Post. Il generale Eaton, che ha la responsabilità di formare le nuove unità irachene, ha aggiunto che «la situazione sta diventando sempre più incerta per molti iracheni e stiamo incontrando problemi in molte delle funzioni di sicurezza». L'informazione pub bulicata dal quotidiano di Washington è stata confermata ufficialmente anche dal generale Ricardo Sanchez, comandante delle forze statunitensi in Iraq. Sanchez ha spiegato che effettivamente un battaglione del nuovo esercito iracheno si è rifiutato di combattere contro i miliziani sunniti di Falluja. In una intervista alla rete televisiva Nbc, ha detto che l'incidente fa luce «sulla portata della sfida» cui devono far fronte le forze di sicurezza irachene, mentre gli Usa sono sotto pressione per una recrudescenza degli attacchi da parte dei gruppi armati.Preoccupazione per l'episodio è stata espressa anche a Washington. «? molto inquietante», ha detto all'emittente televisiva AbcSusan Collins, autorevole membro della commissione per le Forze armate del Senato di Washington. «Il piano di trasferimento dei poteri per il 30 giugno dipende dall'esistenza di forze di sicurezza irachene in funzione, bene addestrate e in grado di rispondere ad esplosioni di violenza». «Noi tutti - ha proseguito - vogliamo dare un volto iracheno a questo governo. Ma se trasferiamo i poteri prima di avere una sicurezza stabile nel paese, questo non potrà riuscirci».Una preoccupazione che ricalca quelle espresse anche dal primo ministro del Kuwait, che in un'intervista ha chiesto agli Stati Uniti di non procedere al passaggio di poteri il prossimo 30 giugno: teme una disintegrazione dell'Iraq che coinvolgerebbe inevitabilmente anche il suo stato.
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