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Equilibrio dei Tg nella vicenda Fini Berlusconi
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di OSSERVATORIO TG ARTICOLO 21

Equilibrio dei Tg nella vicenda Fini Berlusconi

I TITOLI DEL 22 APRILE - E poi accade quello che non ti aspetti. C’era molta attesa questa sera per conoscere l’impaginazione dei telegiornali sullo scontro tra Fini e Berlusconi durante la direzione nazionale del Pdl.  Vi confessiamo che siamo rimasti in un certo senso spiazzati, perché ci aspettavamo un tifo da stadio per questa o quella fazione. Ed invece è accaduto che tutti i telegiornali, ad eccezione del Tg4 di Emilio Fede, ma questo era scontato, hanno trattato l’argomento in maniera equilibrata, riportando, con diversi servizi di approfondimento, le due posizioni  a confronto. 

Tra i Tg segnaliamo inoltre quello de La7  con la  copertina dedicata alla ricostruzione televisiva dello scontro tra i due leader del centrodestra  senza alcun commento, ed il successivo sondaggio in cui è stato chiesto  ai telespettatori se Fini può essere paragonato a  Balotelli, il calciatore dell’Inter che nell’ultima partita di coppa si è tolto ed ha buttato la maglietta della sua squadra. Come dicevamo c’è un’eccezione, quella  del Tg4. Emilio Fede ha impostato metà del suo telegiornale sulle dichiarazioni del premier , intervistando in diretta il vicepresidente dalla camera Maurizio Lupi, di stretta osservanza berlusconiana e non ha mai citato il nome di Fini.
Dunque dopo aver commentato la notizia di oggi ci chiediamo: c’è forse un new deal  nell’informazione politica all’interno dei nostri Tg? Da domani vedremo se  sarà così , oppure se si tornerà  ad una informazione politica fatta solo di citazioni e pochi approfondimenti. Dell’argomento continueremo a parlare alla fine di questo osservatorio,  nello spazio dedicato al commento, con  l’intervista  al professor Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienza della Comunicazione dell’ Università La Sapienza di Roma.

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  • ASCOLTA IL COMMENTO DEI TG DEL 22 APRILE 2010
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    Il Commento:  Mario Morcellini , Preside di Scienza della Comunicazione – Università La Sapienza
    (intervista di Alberto Baldazzi)
  • Professore, per capire cosa succederà nella politica italiana, in queste ore serve la sfera di cristallo; ma forse la scienza della comunicazione ci può dire qualcosa:  se è cambiato, almeno in parte, il sistema della comunicazione del centro destra – ovviamente con un Berlusconi tutt’altro che contento,  per il atto che c’è dissenso intorno a lui
    “Direi che è la storia politica del Paese che ci può aiutare a intravedere quello che sta succedendo e che può accadere.  Intanto per la prima volta un dissenso radicale sulla cultura  complessiva  del berlusconismo  – perché questa volta davvero siamo di fronte non ad una divergenza occasionale  e marginale,   ma al modo d’essere di Berlusconi e della sua forma partito – avviene nell’ambito del suo stesso movimento. Se devo essere sincero, anche se qualcuno ha azzardato dei confronti con quello che fece la Lega una decennio  fa -  non c’è confronto con il passato, perché stavolta il conflitto sorge dentro il cuore del Popolo della Libertà; da questo punto di vista dobbiamo parlare di una novità drastica. A mio giudizio ha due possibili effetti  in termini di comunicazione:  sui media e  sull’opinione pubblica colta, dove certamente la  scelta di Fini peserà più ancora che in termini di voti e di consensi.  E forse l’indizio di questa sera può essere interessante:  i media sono singolarmente attenti a questa specie di scissione culturale sul modello. In termini di comunicazione a me sembra che l’immagine comunicativa del berlusconismo ne esca fortemente insidiata; è come se ogni volta che lui governa ci sia  sempre   e comunque in agguato qualcosa che gli impedisce  di cominciare a governare quando lui dice che sta passando all’azione”

    Un limite che viene imposto a chi soggettivamente si esprime “oltre ogni limite”
    “Interessante questa notazione. Lui è un uomo  che soffre la competizione  al suo interno; devo dire che da questo punto di vista il conflitto di personalità  era chiaro già da tempo.  Ma questo conflitto, che oggi i giornali descrivo anche in termini psicologici, in  relazione a complessi di inferiorità e di superiorità nei confronti di Fini,  non sarebbero mai diventati un gesto politico così estremo, se non ci fosse evidentemente una divergenza sui valori.  Questo secondo me è il nodo: per la prima volta negli ultimi anni un dissenso politico  sembra “disinteressante”, ciò non è legato ad acquisire nuove rendite di posizione. Ma anzi le compromette. Ciò significa che la gente può  pensare davvero che Fini agisca sulla base di un progetto ideale di cui si stava perdendo traccia.

    Questo, per tornare ai nostri tg che osserviamo ogni sera, può rappresentare una sponda perché ci sia una maggiore vivacità una, maggiore aderenza ai contenuti, una maggiore professionalità
    “Intanto  Fini ha dato una lezione al sistema dei media e soprattutto allo stanco e un po’ supino giornalismo italiano.  Il  racconto che il giornalismo fa della politica – e non penso solo al TG 1 -   è un racconto che  certamente  non ha minimamente la funzione do ridurre l’opacità della politica, che è un fatto tipico delle democrazie moderne; non avvicina le persone alla politica , e un indizio è l’astensionismo e l’apatia. Ma Fini ed il suo movimento – perché evidentemente lui si muove sentendo vicino un  manipolo di persone – sembra dire ai media che possono organizzare un diverso racconto dello scontro politico; non solo un “game” ma uno scontro su parole chiave, sui valori .  Ripeto, questa parola “ valori”, che  viene rimessa  al centro  del dibattito politico non dal centro sinistra, ma da uno storico protagonista della destra italiana”


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