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Articolo 21 - Editoriali
Le prospettive dell??Unione europea
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di Gian Piero Orsello

L??impostazione sostanzialmente ottimistica data da parte nostra al tema relativo alle prospettive relative alle procedure di ratifica della Costituzione Europea aveva un limite preciso nell??indicazione che l??esito negativo del referendum francese del 29 maggio scorso, avrebbe avuto una ripercussione di portata catastrofica sull??effettiva tenuta dell??Unione Europea. Di fronte a tale rischio avevamo considerato l??irresponsabilità assoluta del Presidente della Repubblica francese, che non aveva tenuto in alcun conto del risultato del precedente referendum del 1993 sul Trattato di Maastricht, che aveva realizzato appena poco più del 50% dei voti positivi. E?? inutile ora soffermarsi sulle ragioni di carattere politico che avevano consigliato in Francia il ricorso, costituzionalmente non previsto e non necessario, alla consultazione referendaria su un trattato di carattere costituzionale, che aveva assunto l??enfasi di una Costituzione europea, il cui testo di 448 articoli certamente non consigliava, considerato anche il risultato precedente, di farlo giudicare da decine di milioni di cittadini, sottoposti alle più diverse pressioni di settori di interessi aprioristicamente portati ad operare per un risultato negativo ed  alle evidenti tensioni sociali,  e soprattutto intenzionati in maggioranza a cogliere l??occasione del voto per respingere la politica del governo in carica e per impedire al Presidente della Repubblica francese di cogliere un successo utile in vista della scadenza del suo mandato presidenziale. Non si è calcolato né la presenza di un??estrema destra iper-nazionalistica, che trova facili consensi nel rifiuto della sovranazionalità, né quella di una forte e variegata sinistra, politica e sindacale, che aveva più volte manifestato la propria ostilità,  o comunque la propria perplessità,  di fronte ad un testo giudicato troppo compromesso da indicazioni liberiste ed insufficientemente dotato di soluzioni di natura sociale, anche se non si è tenuto alcun conto del profondo valore della Carta dei diritti fondamentali dei cittadini dell??Unione Europea, finalmente costituzionalizzata come seconda parte del testo del Trattato,  e nemmeno del successo che le posizioni francesi nella Convenzione e nella successiva Conferenza intergovernativa avevano ottenuto nell??evitare l??esplicito riferimento alle radici giudaico-cristiane, il cui inserimento nel testo costituzionale avrebbe privato l??Europa di un??effettiva espansione verso una comunità multietnica, multirazziale e multireligiosa; ma forse, anzi, tale impostazione è stata considerata negativamente come un??implicita affermazione delle temute prospettive di allargamento verso l??islamica Turchia.
 L??effetto negativo del referendum francese, anche per le dimensioni del voto sfavorevole alla ratifica del Trattato, ha avuto ovviamente due ripercussioni altrettanto negative, l??esito del successivo referendum in Olanda e il rinvio sine-die del referendum in Gran Bretagna, ma la maggiore gravità degli effetti del referendum francese si è avuta nella subitanea influenza pessimistica sull??opinione pubblica europea, su vasti settori politici e sugli orientamenti di molti mezzi informativi, cosicchè si è dimostrato che gli euroentusiasti erano assai più tiepidi del previsto e che gli euroscettici potevano divenire rapidamente degli effettivi avversari.
 Non intendiamo certamente sottovalutare la crisi in atto, crisi di carattere istituzionale e crisi di natura politica: la prima è evidenziata dal rinvio di molti referendum annunciati in vari Paesi ??vecchi? (Danimarca, Portogallo  e Irlanda) e ??nuovi? (Polonia  e Repubblica Ceca), mentre, per il momento, soltanto il Lussemburgo ha mantenuto la data prevista del 10 luglio con un risultato  positivo del  56,52% anche se i  sondaggi prevedevano  un esito incerto, che se  fosse  stato negativo  sarebbe stato un vero scandalo in un Paese che la costruzione comunitaria e i suoi effetti economico-finanziari hanno trasformato in una delle società più ricche d??Europa. Comunque,  dopo i referendum negativi di Francia  e Olanda hanno  approvato la Costituzione i Parlamenti  di Cipro e  di Malta; inoltre  il Belgio l??ha  sostanzialmente approvata, manca  soltanto il voto  dell??Assemblea  parlamentare  delle Fiandre. La seconda ragione  di crisi è caratterizzata, in particolare, dalla mancata approvazione del bilancio comunitario e dalla condotta sostanzialmente assai debole della Commissione Europea, a causa delle scelte di basso profilo compiute al momento della nomina  del successore di Prodi,  come ai tempi dell??elezione della  presidenza Santer, per iniziativa dell??Inghilterra e dei suoi sostenitori, tra cui purtroppo l??attuale governo italiano, caratterizzato dalle posizioni equivoche di una maggioranza condizionata da un partito razzista, antistorico, antiitaliano ed antieuropeo, che combatte insieme, nel suo velleitarismo irrazionale e populista, le scelte giuste che si devono a Ciampi e a Prodi, agendo provocatoriamente contro l??Euro e contro l??Europa, mortificando agli occhi degli europei la grande tradizione federalista dell??Italia democratica, dei suoi pionieri e dei suoi padri fondatori, ugualmente impegnati per la libertà, la pace, la sovranazionalità e il federalismo.
Il Consiglio federale del Movimento Europeo del 10-11 giugno scorso ha auspicato che le ratifiche della Costituzione europea debbano proseguire senza interruzione, ritenendo che ogni Paese ed ogni popolo abbiano il diritto e il dovere di esprimere il loro giudizio sulla Costituzione europea, ma che nessuno Stato può impedire con le proprie decisioni la libera determinazione da parte degli altri Stati, ma il Consiglio europeo di Bruxelles di metà giugno, sotto presidenza lussemburghese, ha deciso che la conclusione del processo di ratifica della Costituzione europea debba essere prolungato di un anno dal 2006, come previsto, al 2007. E?? interessante valutare appieno la portata della Dichiarazione del Consiglio europeo del 16 e 17 giugno scorso: ??Il Trattato Costituzionale è il frutto di un processo collettivo, destinato a fornire la risposta adeguata per un funzionamento più democratico, più trasparente e più efficace di un??Unione europea allargata?.
??La nostra ambizione europea, così proficua per più di cinquant??anni e che ha consentito all??Europa di riunirsi intorno ad una stessa visione, rimane più che mai pertinente. E?? questa ambizione che consente di assicurare il benessere dei cittadini, la difesa dei nostri valori e dei nostri interessi nonché di assumerci le nostre responsabilità quale attore internazionale di primo piano. Per meglio combattere la disoccupazione e l??esclusione sociale, per favorire una crescita economica sostenibile, per rispondere alle sfide della globalizzazione, per tutelare la sicurezza interna ed esterna, per proteggere l??ambiente abbiamo bisogno dell??Europa, di un??Europa più unita e più solidale?.
 ??A tutt??oggi dieci Stati membri  hanno concluso con successo le procedure di ratifica e hanno così espresso la loro adesione al trattato costituzionale. Abbiamo preso atto dei risultati dei referendum in Francia e in Olanda. Riteniamo che tali risultati non rimettano in discussione l??interesse dei cittadini per la costruzione europea. I cittadini hanno tuttavia espresso preoccupazioni e inquietudini di cui occorre tener conto. E?? dunque necessario intraprendere una riflessione comune a tale riguardo?.
??Tale periodo di riflessione servirà a consentire in ciascuno dei nostri Paesi un ampio dibattito, che coinvolga i cittadini, la società civile, le parti sociali, i Parlamenti nazionali e i partiti politici. Tale dibattito deve essere intensificato e allargato. Le istituzioni europee dovranno parimenti apportarvi il loro contributo; in tale ambito un ruolo particolare spetta alla Commissione?.
 ??Non si deve rimettere in questione la validità della prosecuzione dei processi di ratifica. Abbiamo convenuto che il calendario della ratifica in vari Stati membri sarà adeguato, se necessario, alla luce di tali sviluppi e in base alle circostanze in detti Stati membri?.
 ??Ci diamo appuntamento nel primo semestre del 2006 ?? durante il semestre di presidenza austriaca, (superato quello della presidenza britannica, dunque) ?? per procedere ad una valutazione globale dei dibattiti nazionali e per decidere sul seguito del processo?.
?? a proposito  della situazione  delle ratifiche  della Costituzione europea  va precisato  che attualmente  i Paese  che hanno ratificato  sono tredici:  Lituania,  Slovenia,  Ungheria,  Spagna (referendum),  Italia, Grecia,  Austria,  Repubblica Slovacca,  Germania,  Lettonia,  Cipro, Malta , Lussemburgo (referendum). Il Belgio  è prossimo alla ratifica;  i Paesi  che hanno risposto negativamente sono due (Francia e Olanda). Mancano  quindi nove Paesi  per completare  il processo di ratifica , di cui tre (Estonia,  Finlandia  e Svezia)  con procedura parlamentare, e sei con  referendum (Repubblica Ceca,  Danimarca,  Irlanda, Polonia,  Portogallo  e Gran Bretagna).
Secondo il rapporto  sullo Stato dell??Unione  europea, redatto  dall??Istituto di analisi  economia (ISAE),  come è noto,  presieduto dall??amico prof. Alberto Majocchi, e distribuito proprio  ieri,  si citano i dati  dell??Eurobarometro, in base ai quali  nei recenti  referendum negativi  ha pesato molto la scarsa informazione  e l??insufficiente  conoscenza dell??argomento,  ma si evidenziano  anche le tensioni sociali (i timori sull??occupazione,  sul Welfare,  sulle prospettive  economiche  e politiche,  a cominciare dalla  paura di rinunciare alla  sovranità nazionale ed all??identità culturale  e religiosa,  insieme con un giudizio negativo  sulla gestione  delle  istituzioni comunitarie (  solo il 31% da un giudizio positivo), anche se il parere  prevalente resta   a favore dell??Europa  unita ed anche  della sua Costituzione  se opportunamente emendata. E?? bene avere la consapevolezza che il testo  elaborato dalla Convenzione europea (con metodo  mai così  largamente inclusivo e democratico)  e accettato  con modifiche dai Paesi dell??Unione europea,  difficilmente sopravviverà  nella  forma attuale.  Probabilmente solo  nel medio-lungo periodo  si potrà recuperare  la possibilità di sottoporre  un testo costituzionale  per l??Europa alla  valutazione  dei Parlamenti  e delle opinioni pubbliche europee.
La difficoltà della situazione è accentuata dalla grave crisi del tradizionale motore comunitario rappresentato per vari decenni dal solidale e sostanziale  impegno franco-tedesco, la Francia a causa delle ragioni politiche alla base del risultato del referendum ?? non ultima la crisi del Partito socialista, che pure a maggioranza aveva al suo interno disapprovato le scelte negative di Fabius ?? e la Germania per i continui insuccessi del governo rosso-verde e il conseguente annuncio da parte del cancelliere Schroeder di elezioni anticipate nel settembre prossimo. In una tale situazione l??Italia fra i Paesi fondatori, avrebbe potuto svolgere un importante ruolo ed assumere un??iniziativa politica costruttiva se avesse un governo diverso da quello che purtroppo ha e che da tempo attraversa una crisi endemica che gli toglie qualsiasi credibilità e qualsiasi capacità di intervento. Il guaio maggiore è che nel momento più difficile per le condizioni dell??Unione Europea, la presidenza del Consiglio dell??Unione è passata alla Gran Bretagna e al Primo Ministro Blair, che intende sicuramente approfittare della situazione che gli si è presentata favorevolmente per assumere iniziative di carattere politico, economico e sociale che ovviamente risentono del rapporto prioritario con gli Stati Uniti d??America e che, dai tempi dei governi della signora Thatcher, hanno sempre privilegiato sull??Unione politica europea la scelta riduttiva di un??aera di libero scambio.
 All??Inghilterra  esprimiamo la nostra solidarietà  e al popolo inglese la nostra  amicizia nel momento  del gtrave attacco  subito,  ma riteniamo che il  Primo ministro britannico Tony Blair abbia  buon giuoco ora per far valere la politica  della Gran Bretagna dopo le difficoltà manifestate da Francia e Germania ?? che non si può prevedere se e quando potrnano riprendere la loro iniziativa nella politica di integrazione - propone addirittura un Consiglio europeo informale straordinario in autunno per valutare la nuova situazione ed adottare decisioni significative per una ??nuova? politica europea, invitando nello stesso tempo il presidente della Commissione europea (che, come è noto,  gli inglesi avevano attivamente sostenuto nell??elezione) a predisporre un progetto relativo al modello sociale europeo che, a giudizio del governo inglese, dovrebbe essere integrato e modificato tenendo conto delle linee caratterizzanti il sistema britannico.
Per quanto riguarda l??Italia, vanno sostenute le ragioni espresse dal Presidente Napolitano sul ??Riformista? del 30 giugno e le proposte formulate in precedenza da Giuliano Amato su ??La Repubblica? del 26 giugno, e soprattutto le prospettive indicate, con la sua grande autorità, nel discorso pronunciato innanzi al Parlamento Europeo il 5 luglio scorso, dal Presidente Ciampi, quando ha ricevuto l??unanime approvazione da parte dell??intero Parlamento, salvo l??incredibile ed incivile protesta della Lega di Bossi.
A proposito del Presidente Ciampi  mi preme sottolineare l??importanza  del contenuto  dell??appello che egli ha  inteso rivolgere  insieme con i Presidenti  della Repubblica  del Portogallo , dell??Austria, della Finlandia,  della  Germania, della Polonia e della Lettonia,  pubblicato  nel numeroi odierno de ??La Repubblica?  a dimostrazione, ancora una volta  del suo impegno  per  ??ridare fiducia  all??Europa  e per sostenere l??approvazione  della Costituzione europea?.
 E?? vero che l??Unione europea ?? secondo quanto sostiene Blair ?? ha necessità di un??efficace leadership politica, mentre deve essere preservato l??allargamento e affrontato meglio il contatto con l??opinione pubblica, ma l??Unione europea non può essere considerata ??all??inglese?, come pure Blair ha affermato davanti al Parlamento europeo, nel suo discorso, come presidente di turno del Consiglio dell??Unione, ?? giustamente considerato da Eugenio Scalfari come un??abile dimostrazione di capacità comunicativa ?? quando ha dichiarato di essere un ??appassionato europeista?, ma ha esplicitato di essere favorevole ad una cooperazione europea di natura intergovernativa, non pronunciando mai la parola ??integrazione? e dimenticandosi così di quanto aveva dichiarato a Varsavia ?? come Amato gli contesta ?? prima dei lavori della Convenzione, quando aveva esplicitamente affermato di volere il rafforzamento dell??integrazione e delle sue istituzioni più rappresentative (Commissione e Parlamento). Peraltro il rafforzamento della leadership politica non si può realizzare se non attraverso un effettivo rafforzamento istituzionale, del quale la Costituzione è elemento fondamentale e indispensabile, mentre la ripresa politica dell??Unione non può non basarsi anche sul superamento reale delle vere difficoltà incontrate nel Consiglio europeo del giugno scorso sull??approvazione del bilancio comunitario e sulla ripresa coerente ed efficace delle scelte caratterizzanti la strategia di Lisbona.
 Per ciò che riguarda in particolare la situazione italiana, appaiono inaccettabili, a mio avviso, le tesi di quanti, come Angelo Panebianco ad Ernesto Galli Della Loggia, sostengono che siamo ??obbligati a cambiare? la nostra impostazione sui temi europei e di ??riconvertire il nostro europeismo?, in modo da non fare più coincidere l??interesse italiano con quello europeo, secondo la linea sostanzialmente euroscettica, del resto, da tempo portata avanti dall??attuale governo, assai lontano dalla lungimirante tradizione dei padri fondatori: ora la crisi istituzionale e le divergenze sul bilancio fanno sembrare apparentemente vincenti le tesi di coloro che, in effetti, sono ormai i nostri avversari dichiarati, con i quali il nostro dissenso è sempre stato evidente e totale, come lo è, per fortuna dell??Italia e, quindi, anche nostra, quello del Presidente Ciampi, che mantiene fede alla tradizione federalista e sovranazionale del nostro Paese e alla sua prospettiva europea.
 Anche un politologo serio come Biagio di Giovanni ha fatto una generosa apertura di credito nei confronti della impostazione politica di Blair, ma giustamente Prodi evidenzia le contraddizioni delle sue posizioni e della sua ??idea anglosassone dell??Europa?, in cui le istituzioni hanno sempre avuto un ruolo fondamentalmente marginale. Barbara Spinelli, con la consueta lucidità su ??La Stampa? di domenica 19 giugno, ha criticato aspramente ??i gioiosi disfattisti? che ora inneggiano ??alle utopie giustamente punite, ai dogmi europeisti finalmente smantellati, ai tabù infranti?, ai sacri interessi degli Stati-nazione, alle singole sovranità statuali finalmente liberate dai vincoli dei superstatuali burocrati comunitari, sostenendo che l??Europa, pur essendo di fronte ad un difficile bivio, deve continuare nella via intrapresa, evitando di dare all??Inghilterra la leadership del rilancio europeo, che, tra l??altro, agli inglesi non interessa, e che non è in grado di realizzare soprattutto per non dispiacere all??America. L??Unione deve poter reagire alla crisi che si è determinata eventualmente tornando al  disegno di Mitterrand con un ristretto nucleo federale ed una più ampia confederazione costituita da una cerchia periferica di Stati più interessati al mercato che all??integrazione politica.
E?? evidente  che dobbiamo  renderci conto  che fra le  ragioni  delle risposte dei referendum  francese e olandese  vi sono anche elementi che riguardano in modo contraddittorio o il rifiuto  di un superStato  federale  o l??esigenza  di una prospettiva  maggiormente  caratterizzata dal federalismo.
 Ciò naturalmente  non vale  per le posizioni  britanniche  che sono sicuramente   tutte ispirate  ad evitare  qualunque forma di federalismo.
 Di fronte all??attuale debolezza della Commissione europea dobbiamo ribadire il consenso sempre da noi manifestato nei confronti di Romano Prodi, sia in quanto Presidente della Commissione europea, per la sua attività a Bruxelles in ordine ai temi istituzionali e a proposito dell??allargamento dell??Unione, sia in quanto Presidente del govenro italiano che, insieme con l??allora ministro Ciampi, decise il tempestivo ingresso dell??Italia nell??Unione economica e monetaria e l??adozione dell??Euro, come moneta unica, che ha consentito di salvare la nostra economia dai pericoli che hanno investito altre realtà nazionali, come dimostrato esplicitamente dal risultato disastroso che si è attuato in Argentina, la cui moneta locale era ancorata al dollaro. Certamente non basta il patto di stabilità e di crescita, occorre puntare sull??innovazione e l??Euro deve essere sostenuto da un??adeguata politica economica e finanziaria.
 Secondo Antony Giddens la prospettiva europea ??è un esperimento storico e quindi non vi sono effettive garanzie di successo?: egli nota la contraddizione tra un??integrazione solidale, come quella posta in essere dal progetto di Costituzione, e l??idea blaeriana di un??Europa flessibile, aperta, attenta a guardare verso l??esterno (in particolare alle relazioni euro-atlantiche). Secondo Giddens l??Unione europea attraversa una crisi d??identità, accentuata dalla sfida della globalizzazione e delle sue conseguenze sul modello sociale, a proposito del quale soprattutto si evidenzia con preoccupazione la linea indicata da Blair, che indica per l??Unione una radicale riforma, di cui l??unico elemento effettivamente credibile è il recupero e lo sviluppo della strategia di Lisbona, per garantire insieme riforme e prospettive di una rinnovata espansione. Non vi è dubbio che la politica agricola comunitaria rappresenta da tempo un peso insopportabile per il bilancio europeo, ma alla stessa logica si ascrive la pretesa tuttora esistente, della proposta a suo tempo avanzata dalla signora Thatcher del cosiddetto ??giusto ritorno? che privilegia  la Gran Bretagna  a scapito degli altri Stati.
Accanto alla manifesta soddisfazione delle varie destre nazionali operanti nei Paesi europei, ciò che non può essere sottovalutato è la responsabilità di quella estrema sinistra, certamente più forte in Francia che in Italia, che ha finito per favorire le posizioni anti-europee della destra in nome di una pretesa mancanza di socialità nella Costituzione europea, dimenticando il profondo impegno a sostegno dei diritti umani contenuti nella Carta di Nizza, ora costituzionalizzate, come si è detto,  quale seconda parte della Costituzione europea. Di fronte a tali posizioni clamorosamente emerse in Francia, anche a seguito della crisi in atto nel Partito socialista francese, non sono stati purtroppo in grado di schierarsi con determinazione né il Partito socialista europeo né soprattutto l??Internazionale socialista, sempre più ridotta ad un ruolo marginale di fronte alle tesi egemoniche del capitalismo e della società di mercato, portate avanti con determinazione dagli Stati Uniti e basate sulla globale lotta al terrorismo e sulla guerra preventiva, come la triste esperienza irakena ha dimostrato.
 Riprendere la strategia di Lisbona ed anche pensare nelle circostanze attuali al rilancio del Piano Delors possono rappresentare due momenti essenziali di una ripresa dell??iniziativa politica dell??Unione che accompagni il contemporaneo suo processo costituzionale. L??importante è non lasciarsi trasportare dai facili entusiasmi degli avversari dichiarati, che ora pensano di essere innovatori necessari di fronte alla pretesa nostra posizione di ??retorici sostenitori, sostanzialmente conservatori di un ordine ormai caduto sotto la spinta degli elettori francesi ed olandesi?, che con il loro giudizio negativo hanno aperto la strada alle iniziative prospettate sulla base delle indicazioni britanniche, che hanno subito trovato il consenso degli Stati Uniti d??America, il cui governo dichiara di volere un??Europa forte soltanto quando essa si presenta in una situazione di estrema debolezza, mentre gli ambienti conservatori americani, non lontani dall??attuale Presidente, avevano considerato come una giornata estremamente negativa per i loro interessi quella nella quale era stata approvata dalla Conferenza intergovernativa la Costituzione europea.
 Il progetto di allargamento dell??Unione deve continuare: Bulgaria e Romania sono già da considerare ormai nuovi aderenti all??Unione in quanto il 25 aprile scorso è stato firmato il relativo Trattato di adesione di quei due Paesi, che ora deve essere ratificato, mentre sarebbe un grave errore procedere oltre negli allargamenti - pur non dimenticando l??importanza di una futura partecipazione all??Unione dei Paesi della penisola balcanica ??, anche nei confronti della Turchia, senza il necessario rafforzamento istituzionale che la Costituzione europea consente e rappresenta e il cui congelamento fino al 2007 non deve essere considerata la premessa né di un procurato aborto ?? come sostiene l??attuale governo olandese ?? né tantomeno di un coma irreversibile, come dichiarato dal Ministro degli esteri britannico, Jam Straw, ma soltanto come una pausa di riflessione, per riprendere poi il discorso senza cedimenti e tradimenti, senza rinunce ed abbandoni che sarebbero estremamente pericolosi per l??avvenire della stessa Unione europea e nemmeno senza una complessiva rinegoziazione del testo costituzionale. Un elemento positivo  riguardo alla costruzione comunitaria  è dato dall??adesione  di paesi non membri  dell??Unione alla Convenzione  di Schengen  come è avvenuto  per Norvegia e Islanda,  e recentemente  a seguito di un significativo  referendum  da parte della Svizzera.
 Al riguardo, si deve riflettere su un punto sul quale già avevamo espresso la nostra valutazione e cioè che il valore formalmente costituzionale della Costituzione europea è rappresentato, come si è detto, dalla prima, dalla seconda e dalla quarta parte di esso, mentre la terza parte riguarda le politiche comunitarie, che consistono certamente nel carattere proprio di un Trattato, come quelli che l??hanno preceduto, e che non possono essere istituzionalmente ingessate, ma devono sempre essere sottoposte alla normale dialettica politica, ed è proprio la terza parte che ha ricevuto critiche di merito assai rilevanti delle quali in grande misura occorre tener conto. Si sostiene da molti rappresentanti politici e commentatori giornalistici che la Costituzione europea non deve essere rinegoziata e ciò è sicuramente vero, ma estrapolare dal Testo costituzionale la terza parte di esso potrebbe essere un compito proprio del Consiglio europeo, che successivamente potrebbe decidere in una prospettiva conclusiva l??indizione di un referendum generale di approvazione popolare del testo della Costituzione europea, chiamando così a raccolta i cittadini di tutti gli Stati dell??Unione, compresi quelli che in un primo tempo si sono espressi in maniera negativa all??interno dei loro rispettivi Paesi.
 E?? giusto prendere tempo per spiegare meglio all??opinione pubblica soprattutto gli Stati che ancora devono esprimersi sulla ratifica della Costituzione, ed in particolare dei Paesi nuovi aderenti dell??est europeo, sempre in bilico tra la scelta europea ed una ribadita fedeltà atlantica ora assai perplessi di fronte alle difficoltà sopravvenute nell??Unione, ma disposti più di altri a compiere sacrifici e rinunce, indicando chiaramente gli obiettivi che si intendono perseguire per superare gli scogli che hanno impedito un iter positivo complessivo  senza scosse e senza intoppi al progetto costituzionale dell??Unione europea.
 Per parte nostra, intendiamo ribadire che permangono valide tutte le ragioni positive contenute nella Dichiarazione N. 30, allegata alla Costituzione europea, compresa quella della decisione finale da parte del Consiglio europeo in relazione al numero delle ratifiche compiute e di quelle mancanti, ma dobbiamo aggiungere che uno o più referendum in alcuni Paesi non possono decidere anche per tutti gli altri Stati e che ai milioni di cittadini che hanno votato contro la Costituzione si contrappongono in maggior misura i milioni di cittadini che si sono espressi positivamente o attraverso il referendum, come in Spagna, o attraverso le ratifiche parlamentari, non accettando ovviamente la tesi di chi contrappone le scelte referendarie a quelle parlamentari, ignorando che la democrazia europea è una democrazia rappresentativa e non un regime plebiscitario di democrazia diretta.
 Convinti come siamo che la Costituzione europea non è affatto morta e che alla conclusione della pausa di riflessione si dovranno privilegiare le scelte istituzionali e politiche che sono state nel tempo compiute, occorre considerare tutte le possibilità atte a superare la crisi, ad evitare nuovi guasti in altri Paesi e a recuperare il consenso in quelli che si sono espressi negativamente.
 E?? peraltro assai difficile bloccare la costruzione comunitaria, le leggi europee più significative che impegnano i governi nazionali si realizzano attraverso i meccanismi istituzionali dell??Unione ?? che sicuramente devono essere snelliti e abbreviati -, non è in discussione l??esistenza di un ordinamento, e non soltanto di un??organizzazione, mentre è ormai unanimemente riconosciuto il primato del diritto comunitario su quelli degli Stati membri. 
I rimedi sono previsti e le prospettive, nonostante tutto, non sono oscure se, come ha sostenuto il primo ministro lussemburghese  Juncker, nella sua  veste di presidente  di turno del Consiglio europeo,   gli europei rimarranno fedeli a se stessi ed al loro progetto unitario.
Noi della vecchia guardia federalista non rinunciamo di certo agli ideali che hanno caratterizzato tutta la nostra vita, non intendiamo ripiegare, non ascoltiamo evidentemente le sirene di oltre Manica e di oltre Atlantico, ma ribadiamo il nostro impegno tornando alle radici della nostra ispirazione e della nostra azione, alla stella polare di Spinelli ??per un??Europa libera e unita?.

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